4.IL PURGATORIO DEI PENTITI

317 55 45
                                    

❦ 𝓡𝓮𝓰𝓪𝓵𝓮𝓼 ❦

A Londra, non lontano dalla torre dell'orologio, nel quartiere di Westminster, vicino al Tamigi, c'era una casa abbandonata da anni di cui nessuno conosceva la storia

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.





A Londra, non lontano dalla torre dell'orologio, nel quartiere di Westminster, vicino al Tamigi, c'era una casa abbandonata da anni di cui nessuno conosceva la storia. Si diceva che la casa fosse stata vittima di un terribile maleficio e che tutte le notti, al calar del buio e passata la mezzanotte, cose terribili e inimmaginabili avevano luogo lì dentro.

Berenice, non essendo né di Londra né tanto meno inglese, non aveva la minima idea delle storie che circolavano su quella casa. Così, quando vide la vecchia rannicchiarsi sui talloni e fare un salto di tre metri per superare il cancello, non rimase in alcun modo intimorita dal fatto che stesse entrando proprio dentro quella casa, proprio dentro Villa Tramortine.

Rimase più spaventata e ansiosa per altro. Perché il suo interesse era tutto rivolto verso il suo gatto. Gaston era ancora mezzo tramortito tra le braccia della vecchia, con il muso a penzoloni, le gambe rivolte verso il cielo e il busto che si alzava e abbassava a scatti, come se faticasse a respirare.

«Ti prego, fermati!» Rantolò, non riconoscendo più la sua stessa voce. Saltò in avanti, scossa da una scarica di adrenalina rabbiosa «Ridammi il mio gatto!»

Attraversò di corsa la strada con i piedi nudi che scalpitavano sull'asfalto ed entrò all'interno del giardino della casa.

La vecchia si voltò un secondo con occhi neri e divertiti. Le lanciò uno sguardo furtivo per poi saltellare allegramente e richiudersi la porta della casa alle spalle.

Berenice si accostò alla finestra cercando di guardarvi dentro. Il suo respiro irregolare sporcò il vetro, e oltre quello non vide nulla se non la luce del sole che si affievoliva sempre più. Appoggiò una mano sulla maniglia e le dita si gelarono a quel tocco.

Il cuore le pulsò violentemente nelle orecchie, ostacolandole l'udito.

Quando aprì la porta d'ingresso un'ondata gelida la investì in pieno, l'odore soffocante di chiuso le tappò le vie nasali a tal punto da non riuscire più a sentire altro odore che quello.

«Gas...» sussurrò sull'uscio della porta, lasciando che la voce rimbombasse al suo interno. «Gas, dove sei?» non lo chiamava così da quando aveva sette anni e la paura del buio non la lasciava più dormire. «Gas...»

Berenice entrò dentro la casa senza chiudere la porta. Vide delle ombre riflesse sulle pareti. Sembravano muoversi, fissarla. Ebbe un brivido.

Dentro era tutto buio. Le finestre lasciavano filtrare alcuni spiragli di luce che illuminavano parzialmente alcuni tratti della stanza. Delle scale portavano ai piani superiori mentre al centro c'era un enorme orologio a pendolo in legno rotto.

Vide di nuovo una scia verde sul pavimento che continuava lungo le scale. Berenice fece dei passi avanti guardando in alto, verso l'ultimo piano. Il soffitto sembrava infinito. Deglutì sentendo le mani appiccicose e la fronte bagnata.

La sguatteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora