❦ 𝓡𝓮𝓰𝓪𝓵𝓮𝓼 ❦
La stanza di Berenice era distante rispetto al dormitorio delle suore, si trovava al secondo piano, in un corridoio poco utilizzato, che le permetteva così di avere un po' di privacy. In realtà quella che ora era la sua stanza, un tempo era stato un vecchio sgabuzzino di cose inutili, tipo lavatrici rotte e cianfrusaglie varie. Con il tempo Berenice si era sbarazzata di tutte quelle cose ed era riuscita a ricavarci una stanza piccola ma accogliente, con una vista sul paesino che di notte, con le luci dei lampioni tutte accese, era da mozzare il fiato.
In quel momento Berenice aprì la porta della sua stanza cercando di reprimere l'impulso di sfregarsi gli occhi.
«Prima di entrare rotolati nel tuo tappetino sennò perdi ancora tutto il pelo e devo ripassare la scopa» disse Berenice un po' scocciata. Quella mattina si era svegliata con tutti i peli attaccati alla lingua e palle di pelo sparse sul suo pigiama. Gaston oltre che voler dormire nel suo letto, aveva la brutta abitudine di voler stare proprio al centro del materasso già piccolo di per sé, riempiendola di calci durante la notte e facendola quasi cadere a terra.«Non hai molto da fare tanto» le rispose Gaston soffiando tra i denti.
Berenice fece finta di non aver sentito ed entrò dentro la camera, inciampando in un libro. Il pavimento era cosparso di fogli stracciati e palle di carta. La sera prima aveva cercato di ritrarre Gaston con dietro il cielo stellato, l'aveva costretto a rimanere per due ore fermo immobile minacciando che se non lo avesse fatto, non gli avrebbe dato da mangiare il giorno dopo. Il tutto però non era servito a niente perché Gaston aveva continuato a muoversi per tutto il tempo e Berenice, innervosita più che mai, aveva finito per bucare il foglio dalla rabbia, non una, non due... ma ben dodici volte.
Raccolse la carta da terra buttando tutto nel cestino e andò in bagno mentre dal basso giungevano attutite le voci delle suore. Stavano di nuovo cantando battendo le pentole una contro l'altra.
Si sciacquò la faccia, cercando di lavarsi via dagli occhi tutta la sporcizia accumulata con le tende e si legò i capelli lunghi in uno chignon disordinato guardandosi allo specchio.
Non aveva mai pensato molto al suo aspetto fisico, le suore non le avevano mai dato nulla delle cose che di solito tutte le ragazze della sua età utilizzano per rendersi più carine. Trucchi, reggiseni, creme per le mani... Berenice non sapeva nemmeno come fossero fatte queste cose. Aveva solo pochi vestiti, che indossava a rotazione così le suore avevano il tempo di lavarglieli e ridarglieli e due paia di scarpe, uno per il convento e uno per l'esterno, che utilizzava unicamente per andare al mercato il sabato mattina e per spalare la neve sul viale. Però Gaston le aveva sempre detto che era molto bella e che più diventava grande e più il suo viso si addolciva. Berenice però non aveva mai capito con esattezza cosa significasse esser bella o meno. Per lei una cosa era bella quando improvvisamente sentiva il bisogno di ritrarla. Quando si guardava allo specchio invece non provava nulla di paragonabile a quello che sentiva quando vedeva qualcosa che voleva poi disegnare. Per carità i suoi occhi blu erano intensi e in qualche modo le piacevano anche le lentiggini sulle guance. Il problema era quella fastidiosa macchiolina rossa nell'iride sinistra che risaltava come un punto nero in una stanza gialla.
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La sguattera
Fantasy1º libro della saga dei Regales La sedicenne Berenice è sempre stata una ragazza normale, con una vita monotona e terribilmente noiosa. O almeno se così si può definire essere orfana, vivere in un convento di suore, con un gatto parlante come unico...