Raggiungere la cima della scogliera fu più dura del previsto. Delle scalette di roccia conducevano fino ai cancelli del collegio, ma erano talmente ripide e sporgenti che Berenice dovette tenersi forte alla balaustra per non rischiare di cadere. Erano stati costretti da Gaston a prendere una via secondaria per raggiungere il castello, inutilizzata probabilmente da anni visto le condizioni malconce del sentiero. Ma più Berenice passava inosservata e più sarebbe stata al sicuro, questo era quello che dovevano ricordare.
Otto invece, non riusciva proprio a rispettarli gli ordini. Sembrava quasi non ricordarseli. Balbettava tutto quello che gli passava per la testa, in un disordine di argomenti, senza pensare minimamente che le persone accanto a lui non avevano la prontezza per poter anche solo provare a seguire il filo del suo discorso. Per questo Berenice non tentò nemmeno di stargli dietro, ormai aveva capito che con Otto era una battaglia persa in partenza.
Arrivati in cima, con il fiato corto per la salita, Berenice provò un'ondata di vertigini nel constate quanto si trovasse in alto. Da lì però poteva vedere ogni cosa. Si sporse in avanti, tenendosi ben salda ad un albero, con l'aria fresca della notte a solleticarle le guance. Da quella parte si stendevano l'oceano e la spiaggia di sabbia bianca, in lontananza Berenice vide la barriera rosata riflettersi nel mare mentre le onde battevano furiose contro gli scogli. Dalla parte opposta si ergeva un'enorme distesa di fitto bosco, oltre la quale si scorgeva solo l'oscurità della notte che rendeva indistinguibile l'orizzonte.
Giunti ai cancelli del castello, Berenice vide davanti a sé un enorme stemma bluastro incastonato tra le sbarre; grande quanto il suo busto raffigurava una creatura con una folta criniera e delle ali, sotto una scritta riportante il nome del collegio: Chentburry.
Otto imboccò all'improvviso una via tra i boschi lungo un sentiero di ciottoli. Berenice, non volendo rimanere sola in quel luogo di notte, si affrettò a seguirlo fino a fermarsi davanti ad un cancello secondario con su scritto: "destinato alla servitù".
Otto iniziò a tirare ripetutamente il campanello del cancello, quasi come fosse un gioco divertente. «Vedrai che ti troverai bene qui» le disse saltellando «I Regales sono un popolo davvero accogliente. Puoi fidarti se sono io a dirtelo, ormai sono un loro grande amico da un centinaio di anni.»
Otto continuò a suonare il campanello ripetutamente, saltellando su sé stesso come un bambino. Berenice, sempre più innervosita dal suo atteggiamento, non riuscì più a formulare un pensiero lucido. C'era qualcosa in Otto che la innervosiva, ma forse in quel momento qualsiasi cosa l'avrebbe messa di mal umore. Era talmente in ansia e tesa che improvvisamente tutto quello che Gaston le aveva detto per interpretare al meglio la povera sguattera Nice le era completamente sfuggito di mente, come una saponetta scivolosa tra le mani. Non ricordava una sola parola, e non era nemmeno entrata nel collegio. Di solito non si sarebbe preoccupata tanto, ma in quell'occasione c'era in gioco la sua stessa vita e la consapevolezza di ciò iniziò a farle sudare le mani come non mai.
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La sguattera
Fantasy1º libro della saga dei Regales La sedicenne Berenice è sempre stata una ragazza normale, con una vita monotona e terribilmente noiosa. O almeno se così si può definire essere orfana, vivere in un convento di suore, con un gatto parlante come unico...