L'istinto di sorridere non per riflesso,
il battito del cuore che scoppiava dentro,
tutte le volte che ci si perdeva in uno sguardo.Chi ama non dimentica-Einar
La casa della povera Isabel sembra un manicomio, ma per davvero.
Essere da sola non aiuta, perché qualsiasi cosa sistemata al proprio posto la sposta subito dopo senza rendersene in realtà conto, semplicemente all'improvviso non le piace più la vista e il suo cervello agisce di conseguenza.
Si stende sul divano, con gli occhi puntati verso il soffitto mentre comincia a fare dei respiri profondi.
Forse anche troppo.Le mancano i suoi genitori in una maniera smisurata.
Vorrebbe incontrarli e dimostrare che ce l'ha fatta da sola nonostante tutto, ma che senza il loro aiuto la vita non è più la stessa.
Ad esempio per la sua ansia.All'inizio era solamente uno stato di tensione psicologica.
Nel tempo è diventata patologica.E mentre il suo cervello si concentra su quei pensieri sente il respiro farsi pesante.
Non adesso pensa.
E ad aumentare quella paura ci pensa il fattore della solitudine.Quella casa comincia a starle improvvisamente stretta. La soffoca, sente una presa all'altezza della gola ed il fiato che manca.
Si alza quasi barcollando, boccheggiando alla ricerca di un po' d'aria mentre raggiunge il mobiletto dove ha sistemato i medicinali.
L'intento è quello di mandare giù le gocce o (peggio ancora) le compresse anche se giusto non è, ma quando sono proprio queste due a mancare il suo stato d'animo precipita drasticamente.Ed è proprio in quel momento che un pensiero le attraversa la mente.
Non è stata lei a sistemare le medicine, ma Nicolò.Afferra il cellulare, componendo il numero del calciatore che fortunatamente conosce a memoria e deglutisce quando risponde dopo pochi secondi, "Dove hai messo le gocce? Non sono nel mobile".
"Sono a casa mia. Devi smetterla d'essere dipendente da quello schifo" risponde lui di getto, capendo che c'è qualcosa sotto solo in un secondo momento, anche perché ricevere una richiesta simile da Isabel significa in realtà solo una cosa, "...Isa hai un attacco d'ansia un'altra volta?".
"Nico mi sento morire, avevo bisogno delle gocce o delle compresse più di ogni altra cosa. Perché cazzo non mi hai avvisata? Dimmi che hai lasciato una scatola, devo prenderle" lo prega lei, non capendo nemmeno quando comincia a delirare, perché è quello che sta succedendo.
"Isa porca di quella puttana, non stai respirando più, vuoi calmarti? Mi stai preoccupando e sto per partire da casa senza dire nulla a Ginevra. Lo sai che odio vederti dipendente dai medicinali come ho odiato le quantità industriali d'alcol che ingerivi per non pensarci, rischiando sempre di creare un mix quasi mortale" prova a spiegare lui, ritrovandosi a respirare profondamente pur di non dare di matto a sua volta.
"Coco" accenna lei con gli occhi lucidi, sedendosi sul pavimento senza rendersi conto d'aver usato quel soprannome, "io non ce la faccio più, quest'ansia mi distrugge e voglio solamente scappare da questa vita, da questo dolore e dai miei pensieri".
"Bel..." comincia lui, lasciando anche i suoi occhi farsi lucidi nel sentire quelle parole, quel terrore, "le tue paure sono sempre vive nella tua mente per colpa del tuo passato, lo so io e lo sai bene anche tu. Forse non eri abbastanza lucida quando ti sei lasciata sopraffare in passato, ma quello che ti teneva i capelli quando vomitavi per colpa di tutto quello che bevevi pur di scappare dall'ansia ero io, e sempre io ti forzavo a mangiare quando rimanevi stesa in quel letto mentre ripetevi che il tuo cervello esaminava pensieri troppo brutti, troppo drastici. Ti ho tirata fuori da quella merda senza le medicine e non voglio vederti ricadere in quel loop, perché potrebbe diventare infinito e non potrei sopportarlo nemmeno io".
Nicolò la conosce quella sensazione, quella di non poter fare assolutamente nulla per tirarla fuori ma poter fare di tutto per migliorarla.
Lui è l'unico che con Isabel ha affrontato ogni attacco, ogni paura, ogni urlo e, addirittura, ogni singhiozzo soffocato nei numerosi cuscini successivamente cambiati per le troppe lacrime.Forse nemmeno Ginevra l'ha vissuta così tanto la sua ansia.
"Nico" accenna un'ultima volta lei, puntando lo sguardo poi sul muro, "si sta trasformando in attacco di panico".
Chiude la chiamata senza rendersene conto, mentre la sudorazione aumenta all'improvviso assieme alle mani che prendono a tremarle.
Scorre nella rubrica senza badare realmente al contatto su cui clicca, lo capisce solamente quando compare una stellina accanto al nome.
Kenan.
E così squilla.
Squilla una volta, due volte, e fortunatamente il ragazzo risponde."Güneş" comincia lui, sfrecciando per le strade di Torino con la sua Jeep diretto proprio verso casa di Fagioli, "tutto bene?".
"Ho un attacco di panico" accenna semplicemente lei.
Yıldız si raddrizza sul sedile a quelle parole e riesce a sterzare nel viale della ragazza, anche perché era proprio lì sulla strada.
"Resta lì dove sei, non muoverti, ho le chiavi ricordi? Posso entrare senza problemi" tenta di tranquillizzarla lui, stringendo il volante tra le mani fino a far diventare le nocche bianche mentre vede l'abitazione in lontananza, "pensa a qualcosa di bello Isa, devi liberare la mente da tutto quello che ti sta riducendo così. Ascolta un po' di musica, io sono quasi arrivato".
"Non posso, devo chiudere la chiamata altrimenti" dice lei con il fiato pesante, sentendo le lacrime scendere copiosamente sulle sue guance, "fai presto Kenan, ti prego".
"Sto parcheggiando Bel, non sei da sola" esclama lui, lasciando l'auto al lato del viale e scendendo da lì con una velocità che non presenta nemmeno in campo a momenti.
Estrae il mazzo di chiavi dell'abitazione che gli è stata assegnata dalla squadra e deglutisce.
Ha messo volontariamente le chiavi di Isabel con le sue.Fa scattare la serratura e apre la porta in maniera fulminea, cercando la ragazza con lo sguardo per tutto il salotto.
Non è quantificabile in quanti pezzi si rompe il cuore di Kenan nel vederla con lo sguardo perso nel vuoto, ma di sicuro sono tanti, o forse troppi addirittura.
Si avvicina con lentezza a lei per non spaventarla e poi si mette con le ginocchia per terra, facendole una carezza leggera e raccogliendo una lacrima con il pollice, "Isabel" tenta lui, ma si ritrova ad inarcare le sopracciglia quando la vede impassibile, "Isabel sono Kenan, guardami".
Reagisce.
Si volta con lo sguardo carico di terrore, e appena i suoi occhi incontrano quelli del turco sente ogni problema scivolare via.Ma la paura persiste.
E non è quella che le ha fatto partire l'attacco d'ansia seguito poi da quello di panico, è quella che la mette in guardia sulla reazione che ha avuto il suo corpo quando ha guardato un ragazzo che inizialmente le stava anche antipatico."Posso abbracciarti?" chiede semplicemente lei, fissandolo con gli occhi ancora lucidi mentre il respiro sembra tornare normale pian piano.
"...ma certo" cede lui, deglutendo preoccupato quando si lancia tra le sue braccia.
La stringe forte con l'intento di darle sicurezza, sentendo i muscoli rilassarsi sotto le sue mani.Non sa come ha fatto a calmarla visto che non ha fatto nulla.
Ma sa per certo d'aver provato paura a sua volta nel sentirla agitata in quella maniera.
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Senza spegnersi mai||Kenan Yıldız
RomanceTu brilli, Kenan. Sei convinto che il mondo ti veda solo come un calciatore ma la realtà è che sei la stella più bella che il cielo abbia mai visto. Porti serenità nella vita delle persone. La cambi in meglio, e mi auguro vivamente di ripetertelo...