❥Capitolo dodici

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Durante la discussione che sembra quasi infinita tra Nicolò e Ginevra, sono gli occhi di Kenan ed Isabel a fare rumore.

Si guardano senza pronunciare nessuna parola, nella speranza di trovare comunque una soluzione che in realtà non arriva, ed è forse proprio quel loro silenzio a far precipitare definitivamente la situazione.

"Isabel" esclama Ginevra, guardandola mentre si gira con il trucco ormai colato sulle guance, "dimmi che non è vero, dimmi che Nicolò non è il tuo ex e potrei quasi pensare di metterci una pietra sopra. Non puoi aver nascosto un segreto simile da quando ti ho detto che mi ci stavo frequentando con lui".

"È tutto vero" risponde invece la più grande, sospirando quando sente un singhiozzo che sfugge dalla gola di Kenan, "è stata una relazione a distanza all'inizio, i miei genitori mi hanno cacciata di casa perché non accettavano la nostra storia. E soprattutto ho perso Nicolò perché l'ho tradito. Ora sai tutto".

Si volta verso Kenan e si avvicina a lui timidamente.
Vederlo così fragile le fa male, soprattutto quando la colpa è solamente sua, perciò gli sfiora lentamente la camicia bianca e si morde il labbro inferiore, provando a trovare le parole giuste senza riuscirci in realtà.

"Sai cosa sta peggiorando la situazione?" comincia il turco, scuotendo poi la testa, "aver mantenuto questo segreto credendo di fare la cosa giusta. Non dico sputarlo ai quattro venti, ma almeno io e Ginevra eravamo tenuti a saperlo".

"Non abbiamo detto nulla perché voi avreste trovato dei pretesti per farci allontanare, mentre noi siamo stati abbastanza bravi da lasciarci alle spalle la storia per concentrarci sull'amicizia" spiega Nicolò, ricevendo un altro schiaffo dalla sua ragazza e rimanendo immobile a subire (cosa assolutamente non giusta, ma agire di conseguenza non è il modo che gli farà risolvere il tutto).

"Isabel" comincia Kenan, mettendole le mani sulle spalle e allontanandola appena, "chiama un taxi e torna a Torino, la corsa te la pago io, però non farti mai più vedere in tutta la tua vita".

"Kenny" accenna lei sorpresa, guardandolo negli occhi, "sta parlando la rabbia al posto tuo, non vuoi realmente questo".

"Forse, magari me ne pentirò in futuro, ma è quello che voglio attualmente e devi rispettare la mia volontà".

Isabel lo fissa sconcertata, ed è stata una frase così dura da far cessare anche il litigio di Nicolò e Ginevra che si sono voltati verso Kenan quasi scioccati da quanto hanno sentito.

"Me la pago io la corsa" taglia corto la ragazza perugina, guardandolo quasi delusa e indietreggiando fino a raggiungere la strada, voltandosi a fissare le auto.

Un taxi riesce a fermarlo per davvero, e quando ci salta dentro prova ad asciugarsi le lacrime inutilmente, però ci prova comunque.

"Dove la porto?" chiede educatamente il tassista, comprendendo un po' la situazione e provando tenerezza nel vederla in quelle condizioni.

"Al Jhotel".

"Signorina il Jhotel è a Torino".

"Lo so lo so, ma ho necessità di raggiungere quel posto".

Il tassista annuisce e prende a percorrere la corsa, mentre Isabel guarda Kenan dal finestrino con questo che si accomoda sul marciapiede e si prende la testa tra le mani.

**

La notte al Jhotel per Isabel è stata un tormento, ma quella di Kenan chiuso da solo in quella stanza a Milano è stata anche peggio.

Si è rigirato nel letto all'infinito, alla ricerca di un po' di pace che non è chiaramente arrivata e che ha contribuito solamente ad aumentare la sua rabbia. Così all'improvviso ha pagato il pernottamento, ha preso la sua jeep e si è fatto strada fino a Torino con l'alba e la musica dei Coldplay a fargli da compagnia.

Ha rischiato qualche colpo di sonno improvviso, questo non lo nega, ma aveva necessità d'arrivare nella città dove vive e parlare con la ragazza che gli sta molto probabilmente rovinando la vita.

L'ha trovata grazie a Milik (devono farlo santo quel ragazzo, ma per davvero).
E sta dormendo nella sua stanza.
Quella dove hanno condiviso i pomeriggi cantando a squarciagola le loro canzoni preferite.

Preme il piede sull'acceleratore quando arriva a pochi metri dall'hotel e si ritrova a fare un parcheggio che non ha assolutamente nulla di legale.
Scende dall'auto come una furia, e si fa immediatamente strada nella reception senza salutare niente o nessuno.

Percorre le scale in fretta, e poi bussa a quella porta così forte da sentire dolore alle nocche.

"Si può sapere cosa vi passa per la testa?" urla Isabel, aprendo quel misero pezzo di legno e rimanendo immobile quando si ritrova il ragazzo davanti, "non dovresti essere a Milano?".

"No, devo parlarti, adesso" dice lui, intrufolandosi nella stanza e mettendosi con le braccia conserte, "per quanto volevi tenermi nascosta la relazione con Nicolò? Fino al nostro primo bacio? E rispondimi sinceramente".

"Modera i toni Kenan" lo avverte lei, mettendo le mani avanti, "mi hai quasi persa cacciandomi dalla città perché non volevi vedermi, non esagerare ora alzando la voce".

"Ti ho persa? Tu non sei mai stata mia Isabel" le ricorda lui, facendo un passo e mettendosi faccia a faccia, "non mi hai mai permesso di dirti che stavo cominciando a provare qualcosa perché sei sempre stata impegnata a fare i cazzi tuoi. Eri lì con i tuoi giochetti mentre noi deficienti cascavamo nella tua trappola senza accorgercene. Non hai idea di quello che provo quando sei al mio fianco, ma io non posso stare con una persona falsa".

Isabel spalanca gli occhi quando sente quelle parole, e poi si sporge ad abbracciarlo, stringendolo forte quando lo sente ricambiare.

"Non ti ho detto nulla perché comincio anch'io a provare qualcosa per te, e sapevo già le conseguenze" ammette lei, deglutendo quando la porta ad avvolgere le gambe attorno al suo bacino e si accomoda sul letto, "non posso pensare a delle giornate dove tu non ci sei Kenan, e nasconderti la storia con Nicolò era l'unico modo per farti fidare di me. Non mi avresti mai guardata con un tuo amico come mio ex di mezzo".

L'onestà di Isabel fa sospirare Kenan che le afferra il viso tra le mani e la guarda negli occhi, "promettimi che non ci saranno più segreti".

Lei annuisce, e restano lì a fissarsi con il sole ad illuminare il loro viso.

Senza spegnersi mai||Kenan YıldızDove le storie prendono vita. Scoprilo ora