❥Capitolo trentuno

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Sono incinta.

Quelle due paroline si rincorrono nella mente di Kenan, quasi ad indicargli quello che sta realmente succedendo.
Sapeva che qualcosa prima o poi avrebbe rotto il loro rapporto irrimediabilmente, di certo però non si aspettava un figlio.

Da quel divano si alza sconvolto, mentre comincia a camminare avanti e indietro nella speranza di trovare una soluzione che non esiste, perché è stata abbastanza chiara sul non voler fare nessun passo indietro.

I bambini gli piacciono, questo si, ma averne uno a 19 anni non è mai stato tra i suoi piani.

"Non posso Isabel" dice lui, notando i suoi occhi che si riempiono di lacrime a quelle parole, "se tu lo vuoi va bene, ma io non ho la mentalità o tantomeno la voglia di fare il padre. Ho solamente 19 anni e tutta una carriera davanti. Un bambino sarebbe solamente un intralcio".

"Mi stai dicendo che devo crescermelo da solo?" accenna lei, cominciando a piangere in silenzio e deglutendo, "è questo che stai cercando di dire per davvero? Che tutta questa storia tra di noi non può resistere ad una gravidanza?".

"Stiamo insieme da 3 mesi, secondo te voglio un errore nella mia vita?" le fa notare lui, capendo d'aver usato le parole sbagliate quando la sente singhiozzare, "se quel preservativo si è bucato io non ho colpe, non ho mai detto di volere un figlio con te, o direttamente un figlio in generale".

"D'accordo Kenan sei stato chiaro, basta così" lo interrompe lei, alzandosi e asciugandosi le lacrime, guardandosi poi attorno, "prendo i miei vestiti e vado a casa mia o da Nicolò, è stato bello".

"Posso mantenerlo se vuoi, ma non gli farò da padre" tenta lui, consapevole che lasciarla andare così senza un supporto sarebbe rischioso, "posso versare una cifra sul tuo conto ogni mese".

"Non è dei soldi che ho bisogno" spiega lei, avvicinandosi e mettendosi faccia a faccia per quanto possibile vista la differenza d'altezza, "è di vicinanza che necessito, di supporto. Ho bisogno di sapere che la mattina quando le nausee faranno la loro comparsa ci sarà qualcuno a tenermi i capelli, che quando andrò a fare le varie ecografie ci sarà qualcuno a prendermi per mano e ad emozionarsi ad ogni progresso, che durante gli esami ci sarà qualcuno a tranquillizzarmi vista la mia paura degli aghi. Ma soprattutto ho bisogno di sapere che ci sarà qualcuno a darmi forza durante il parto".

Kenan si sente improvvisamente piccolo a quelle parole.
Lui non ha nessuna intenzione di tenerlo mentre Isabel nonostante le mille paure si sta facendo forza.

La guarda mentre si allontana per entrare nella camera da letto a prendere gli ultimi vestiti.
Come ha fatto a perdere il controllo a tal punto da fare una cosa simile?

Com'è possibile che la sta guardando dirgli addio senza fare assolutamente nulla per fermarla?

Isabel sistema il tutto in uno zaino, guardandosi poi attorno.
Si sente quasi estranea nella casa dove ha amato in una maniera smisurata, e fa male.

Torna in salotto in silenzio, afferrando poi il test dal cassetto e avvicinandosi a Kenan, passandoglielo mentre un altro singhiozzo si rincorre nell'aria, "tieni, volevo farti una sorpresa ma a quanto pare il regalo non è stato gradito come mi sarei invece aspettata".

Kenan afferra il test e fissa lo schermo, sentendo il cuore cedere a quella vista.

"Hai bisogno di un passaggio? Non è sicuro camminare da sola a quest'ora" tenta lui, capendo che nonostante tutto ha davvero bisogno del suo aiuto, di non rimanere da sola.

"Farò due passi, mi aiuterà a calmarmi" taglia corto lei, avvicinandosi alla porta e posando la mano sulla maniglia, abbassandola e aprendo quel pezzo di legno che la separa dal suo futuro.

"Isabel" esclama Kenan, alzandosi e guardandola con gli occhi lucidi mentre la vede fare di no con la testa.

"Non dire niente" conclude lei, uscendo dall'abitazione con un vero e proprio attacco di panico che la colpisce.
E l'idea di non poter chiedere aiuto a Kenan è anche peggio.

Comincia a camminare in silenzio verso casa di Nicolò nella speranza di calmarsi e porre fine a tutti i pensieri brutti che le attraversano la mente, ma quando si ritrova da sola per strada con solamente il cielo a farle da compagnia capisce che potrebbe precipitare tutto irrimediabilmente.

Un dolore al ventre la porta a fermarsi immediatamente, mentre con lentezza si siede sul marciapiede nella speranza di riprendere fiato.

Il suo cervello comincia ad elaborare quello che è successo, e ad ogni pensiero il suo malumore peggiora.

Diventerà mamma.
Da piccola l'ha sempre desiderato e sapere che accadrà per davvero un po' le scalda il cuore, poi però ricorda che per quel suo desiderio ha perso Kenan.

"Isabel" urla proprio il ragazzo quando la vede in quella posizione, inarcando le sopracciglia appena nota la mano che stringe il ventre, correndo verso la sua direzione, "cos'è successo?".

"Che ci fai qui?" chiede invece lei, alzandosi per provare ad allontanarsi e deglutendo quando le afferra il braccio e la blocca, "devo andare da Nicolò, mi sono solamente seduta un attimo".

"Ti stavo seguendo. Eri troppo scossa e ho avuto paura" ammette lui, afferrandole poi il viso tra le mani, "posso accompagnarti? Mi aiuterà a stare più tranquillo".

"Tanto dirti di no sarebbe inutile" cede lei, divincolandosi dalla sua presa e cominciando a camminare, avvertendo la presenza del ragazzo al suo fianco.

L'idea d'aver chiuso così quella relazione fa male, perché anche se non se lo sono detti la realtà è quella.
Si sono persi proprio quando Kenan ha lasciato intendere di non volere nessuna responsabilità.

Camminano in silenzio mentre un venticello leggero li colpisce, scompigliando appena i capelli di Isabel che prende un respiro profondo.

Come si è ritrovata a camminare con uno che adesso è solo classificabile come il padre di suo figlio quando fino al giorno prima dicevano di amarsi non lo sa.
Come non riesce invece a capire quella indifferenza da parte di Kenan.

Lei gli avrebbe donato la vita in caso di difficoltà, mentre lui appena ha saputo una notizia simile ha preferito abbandonarla al suo destino.

Comincia a pensare d'aver amato la persona sbagliata.
Ed è un pensiero che le riempie la mente.

Quando arrivano a casa di Nicolò è proprio Isabel quella che si affretta a suonare il campanello mentre Kenan resta in silenzio dietro di lei.

"Puoi andare" lo informa, aspettando il suo migliore amico con lo sguardo perso, "sono arrivata sana e salva, torna a casa adesso".

"Pensa bene a quello che vuoi e puoi fare con questa gravidanza" tenta lui, sospirando quando capisce d'averla fatta innervosire solamente con quelle parole.

"Non abortirò Kenan, scordatelo" taglia corto lei, percependo quando comincia ad allontanarsi semplicemente perché sente improvvisamente un vuoto.
Odia avere questo collegamento con lui.

Perché si, l'avrà anche perso, ma continua a sentirlo fin dentro le ossa nonostante tutto.

Senza spegnersi mai||Kenan YıldızDove le storie prendono vita. Scoprilo ora