CAPITOLO 35

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In una frazione di secondo, cogliendolo di sorpresa per non consentirgli di contrastarmi, gli assestai una gomitata nel costato e poi utilizzai tutte le mie energie per spintonarlo via. Prima che potesse riacciuffarmi, mi issai sul bordo della vasca e saltai fuori, rischiando di cadere sul pavimento che stavo bagnando.

«Per la puttana!», tuonò Amlach, menando uno schiaffo sull'acqua.

Senza preoccuparmi della mia nudità, marciai con rabbia verso la panca su cui erano i teli.

«Nauriel».

Mi bloccai di soprassalto, sconquassata dalla voce di Amlach. Troppo profonda. Troppo torva. Satura di un fosco desiderio che avvertivo serpeggiare non solo anche nel mio corpo, ma nella mia mente.

Percepii il suo sguardo percorrermi tutta quanta, scottante come una fiamma e furioso e possessivo e fatale.

«Torna qui», mi ordinò.

Ogni singola parte di me voleva farlo. Eppure, non riuscii a girarmi. Ero come congelata, il cuore che batteva come un forsennato, forse sul punto di sfondarmi il petto o implodere.

Sul punto di gridare il nome di Amlach insieme alla mia anima.

Terrorizzata e stravolta da quella consapevolezza, agguantai uno dei teli e me lo avvolsi intorno al busto, lasciando le terme senza guardarmi indietro.

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