CAPITOLO 37

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«Ah, eccoli qui!», esclamò Roxior con voce così tonante da sovrastare il chiacchiericcio generale e le note del gruppetto di musicisti al centro.

Tutte le teste si volsero verso di noi, i volti si illuminarono e un applauso collettivo risuonò nel salone.

Roxior si fece largo tra i numerosi invitati e saltimbanchi – i cui corpi seminudi erano rivestiti di pittura dorata – e ci raggiunse vicino all'alta soglia. Le sue guance erano già arrossate per il vino, che traboccò dal calice che aveva in mano quando si fermò barcollando dinanzi a noi e gli macchiò l'orlo della toga bianca e blu.

«Altezza», mi salutò con una riverenza che rischiò di fargli rovesciare del tutto il liquido nel bicchiere. «Siete di una bellezza indescrivibile». Fece un cenno del capo ad Amlach, arricciando le labbra alla vista della lesione ricucita. «C'è mancato poco, Comandante».

Amlach fece un mezzo sorriso. «Vivrò».

Ma Roxior aveva ragione. Se la lama avesse inciso un po' più in profondità, avrebbe trovato l'arteria principale. Il solo pensiero mi fece gelare il sangue e attorcigliare lo stomaco. Nel prossimo combattimento, mi ripromisi, avrei prestato più attenzione e non avrei permesso che si facesse nemmeno un graffio.

«Me lo auguro per voi». Roxior mandò giù un sorso di vino. «Siete pronti per la serata?»

«Non vedo l'ora di mostrare all'elfa quanto sappiamo divertirci noi umani», ribatté Amlach con un ghigno.

L'anziano scoppiò in una breve risata, dandogli una complice pacca sul braccio. «Ben detto, ragazzo!»

Amlach mi ammiccò, beccandosi un'occhiataccia che dissimulai subito con un falso sorriso rivolto al Signore.

Reso più amichevole dal vino, egli ebbe l'audacia di prendermi la mano libera e depositare un bacio appiccicoso sulle nocche. Tuttavia, quando nei suoi occhi lessi un tacito avvertimento a non creare problemi, compresi che il suo atteggiamento spensierato non era nient'altro che una recita.

Era più che vigile.

E aveva in mente qualcosa.

Stesi il mignolo per sfiorare quello di Amlach e attirare la sua attenzione, ma prima che potessi anche solo incrociare il suo sguardo, Roxior picchiettò l'anello all'indice sul calice per indurre la gente al silenzio.

Quando i musicisti sollevarono archetti e dita dagli strumenti, Roxior iniziò con il suo vocione: «Miei gentili ospiti, amici cari! Permettetevi di presentarvi ufficialmente la Principessa Nauriel, figlia ed erede di Re Erech degli Elfi di Aegel, e Amlach Pýrós, comandante dell'esercito di Re Amlach III del Regno degli Uomini nelle Terre dell'Est».

Decine di bicchieri si levarono in nostro onore, gli occhi dei presenti che ci scivolavano addosso con tanta cupidigia da farmi inconsciamente accostare un po' di più ad Amlach.

«Che il divertimento abbia inizio!», annunciò Roxior, facendo traboccare un altro po' di vino per la troppa enfasi con cui alzò il calice. Tracannò quel che restava con poca eleganza, sporcandosi i baffi bianchi, e un servitore fu celere nell'avvicinarsi con un vassoio su cui era già pronto un nuovo bicchiere.

Da quel momento i Signori e le Signore si fecero avanti con i propri gladiatori al seguito per porgerci i loro omaggi.

Dispensai sorrisi che non raggiungevano gli occhi, cercando di capire quali fossero coloro che avevano complottato contro Roxior e il suo amante. Nondimeno sembravano tutti così a loro agio e cortesi, perfino i gladiatori, che si godevano le pile di cibo, le bevande e la compagnia come se non si considerassero schiavi, ma al pari dei loro padroni.

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