3. Resta a dormire qui

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Quando riaprii gli occhi, Minho aveva appena parcheggiato la macchina di fronte la villa più grande che avessi mai visto.

Quel ragazzo mi stupiva sempre di più. Mi diede una mano a scendere dall'auto e, fortunatamente, la sensazione di vertigini si era attenuata un poco anche se avvertito ad ogni passo il dolore delle batoste che avevo subito. Entrammo dentro casa, accolti da un maggiordomo con i capelli tirati all'indietro, messi a lucido e una divisa blu notte, perfettamente stirata con un bel papillon.

«Buon pomeriggio, signorino Minho. Avete invitato un amico a casa?» domandò il vecchio, facendo un cenno a me, che ero dietro Minho.

«Si, è un mio amico.» replicò quest'ultimo, stringendomi a sé con un braccio. «Per il momento, non abbiamo bisogno di nulla. Ti chiamerò io, se dovesse esserci la necessità.»

«Come vuole lei, signorino.» detto ciò, il maggiordomo ci salutò con un inchino e si dileguò nella sala accanto all'ingresso. Chissà quante stanze ci stavamo in quella villa gigantesca. Se dall'esterno la villa mi aveva colpito per le strutture marmoree, le colonne corinzie e le decorazioni antiche, all'interno era un vero spettacolo per gli occhi.

E avevo visto solo l'ingresso.

Un enorme stanza circolare con un lampadario dalle rifiniture d'oro sovrastava sulle nostre teste; sotto i nostri piedi, invece, vi era un quadro a forma ovale che narrava vicende epiche dell'antica Grecia. Non potei soffermarmici molto, poiché Minho iniziò a incamminarsi verso la rampa di scale che conduceva al piano superiore.

«Prima di andare in camera mia, vorrei farti vedere i miei gattini nella stanza accanto.» disse Minho aprendo una porta bianca. L'interno era un vero e proprio parco giochi per gatti con una decina di tira-graffi sparsi per la stanza, percorsi con salite e discese, delle cuccette con i cuscini dentro, delle palline attaccate e a dei fili sottili sospese nel vuoto per farli giocare e, da una parte, c'erano tre ciotole per il cibo e altre tre per l'acqua. Da dentro delle piccole casette, sbucarono delle piccole palle di pelo.

«Ecco, ti presento i miei gatti. Lui è Soonie, il più vecchio,» indicò un gatto rosso con delle striature più scure «lui invece è Doongie, una vera peste» puntò il gatto rosso al centro con delle parti bianche in più rispetto all'altro gatto «ed infine lui è Dori, il più piccolo tra tutti e tre.» indicò il gatto dal pelo più scuro che si stava strusciando sulla mia gamba.

Minho lo guardava con gli occhi a cuoricino. «Visto? Se fa così, vuol dire che gli stai simpatico.» mi chinai all'altezza del gattino e, timidamente, allungai la mano per accarezzarlo. Il gattino miagolò, facendo le fusa e cercando più contatto con me. Non avevo mai avuto un animale in casa, quindi mi faceva un po' strano averne uno davanti agli occhi e poterlo toccare come se nulla fosse.

Vidi Minho riempire le ciotole con altri croccantini e ricambiare l'acqua con altra più fresca. Dopodiché, una volta che Minho ebbe dato un bacetto sulla testa di tutte e tre quelle graziose creature, uscimmo da lì per entrare poi nella camera da letto del castano.

A dispetto del resto della casa, non era altrettanto sfarzosa, il che, però, mi piacque ugualmente. Era tipo il triplo rispetto alla grandezza della mia camera e vi erano così tante cose che non avevo idea di dove posare lo sguardo: le pareti, innanzitutto, erano di un colore grigio scuro tendente al nero e vidi qualche poster dei Chase Atlantic sparsi qua e là; sul pavimento c'era la moquette grigio chiaro e ne rimasti estasiato, siccome era la prima volta in vita mia che la vedevo con i miei occhi; sulla destra c'era una libreria che toccava fino al soffitto, straripante di libri e suddivisi per genere, mentre sulla parete opposta c'era un armadio gigantesco; di fronte a me c'era un pianoforte a coda, degli spartiti ancora sparsi sul sediolino; sulla sinistra, invece, vi era da un lato la scrivania perfettamente in ordine e dall'altro lato un letto a due piazze e meno, con delle lenzuola nere e cuscini grigio chiaro. Sembrava così morbido solo a guardarlo. Ed infine, sulla parete destra, vi era un'altra porta che ipotizzai portasse al bagno interno alla camera.

"I'm yours" || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora