32. Nuovi cambiamenti

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Minho era solo, in camera.

Jisung era passato a casa, nel pomeriggio, per farsi una doccia, visto che era rimasto da lui tutta la notte e ne aveva decisamente bisogno dopo tutto quello che gli aveva fatto passare.

Stare da solo, però, lo portava a chiudersi dentro i suoi pensieri, occhi vuoti e persi nel vuoto, soprattutto in quel momento che si sentiva più fragile del solito, le braccia così pesanti da non riuscire nemmeno a sollevarle dal materasso.

Si strinse nelle spalle, mordendosi il labbro così forte da farlo sanguinare, il sapore metallico gli riempì la bocca, sprazzi di ricordi della sera precedente, quando si era scontrato contro il pavimento del bagno, battendo forte la testa contro di esso.

Restò fermo a fissare il muro per più di qualche ora, anche quando Jisung rientrò nella sua stanza, non si mosse di un millimetro.

«Ehi, Minho... Tutto bene?» chiese Jisung, vedendolo un po' distaccato, rispetto a quando l'aveva visto qualche ora prima.

«Sono una delusione.» mormorò Minho, la voce tremante, senza esprimere emozioni sul suo volto. Iniziò a scuotere il capo, ripetendo come un mantra la stessa identica cosa. «Sono una delusione sono una delusione sono una delusione sono una delusione sono una delusione sono una delusione sono-»

Uno schiaffo, di nuovo.

Così forte che gli fece voltare la testa di lato, il segno rosso della mano che si andava a formare pian piano.

«Minho. Non ti azzardare a dire più una cosa del genere, chiaro?!» disse ad alta voce Jisung, gli occhi pieni di rabbia, lucidi. «Tu non sei una delusione, okay? Sei il mio ragazzo, il figlio dei tuoi genitori, il migliore amico di Hyunjin. Sei tante cose, Lee Minho, ma non sarai mai una delusione. Chiaro?» tremava per la rabbia, l'ansia, la paura di ciò che la mente di Minho aveva prodotto.

Un singhiozzo. Un altro singhiozzo. E tanti altri ne vennero successivamente.

Minho scoppiò a piangere, scosso dai tremori. Jisung, vedendolo così, lo abbracciò, stringendolo tra le sue braccia, lasciando che il suo ragazzo si sfogasse per tutto il tempo che voleva.

~♪~

Dopo altri tre giorni trascorsi in ospedale, i medici hanno deciso di dimetterlo e farlo tornare a casa, con grande gioia da parte mia, sebbene io avessi passato quei giorni appiccicato a lui, rientravo a casa solo per cambiarmi e poi tornavo da lui mangiavo con lui, studiavo con lui, dormivo con lui.

Ogni volta che venivo a trovarlo, lo beccavo a guardare il vuoto davanti a sé, come il primo giorno che l'avevo visto in ospedale, come se non fosse fisicamente lì e, la cosa, mi ricordava di quando l'avevo visto il giorno del suo compleanno, che coincideva con l'anniversario della morte di suo fratello minore, era così spento che non sembrava nemmeno più lui.

Vederlo così mi faceva stare male.

In uno di quei giorni, ho anche fatto un salto da Namjoon, il quale aveva lasciato una decina di chiamate e di messaggi a Minho senza ricevere risposta. Gli ho spiegato ciò che era successo, quello che mi aveva raccontato Minho sul suo viaggetto allo studio di danza, dell'attacco di panico e di quello che... beh, è venuto dopo, ho pianto tantissimo nel mentre, ripensando a ciò che avevo visto con i miei stessi occhi quella notte.

Namjoon mi aveva detto di non preoccuparmi, che ne avrebbe parlato meglio con Minho quando si sarebbe sentito meglio, una volta che fosse uscito dall'ospedale.

Quel giorno, pioveva a dirotto. Per fortuna, avevo con me un ombrello per coprire entrambi, soltanto che per tutto il viaggio mi faceva male il braccio, siccome dovevo tenerlo molto più in alto sopra la mia testa, Minho era un gigante rispetto a me che ero alto un metro e un tappo.

"I'm yours" || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora