6. Merito veramente di vivere?

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Mi sentivo uno straccio.

Non avevo chiuso occhio la notte precedente, un po' perché non riuscivo a togliermi quel ragazzo dalla testa, ma anche e soprattutto perché mi ero svegliato nel cuore della notte dopo aver avuto un incubo e sono rimasto sveglio tutto il tempo a fissare il vuoto.

Felix, come ogni mattina, mi aspettava sotto casa per andare a scuola insieme.

Quando mi vide arrivare con largo anticipo rispetto al solito, strabuzzò gli occhi prendendosi a pizzicotti da solo perché non credeva fosse vero.

«Han Jisung, cos'è successo oggi? Con quale forza della natura sei arrivato addirittura in anticipo?!»

«Non ho dormito molto, stanotte.» dissi schiettamente.

Nel giro di qualche istante il viso di Felix era a pochi centimetri dal mio. «Si, in effetti si nota.» si allontanò in seguito «Hai certe occhiaie che sembri un cadavere ambulante.» rise.

«Come sei divertente Felix.» replicai con tono sarcastico, dandogli un pugno sul braccio.

Iniziamo già ad incamminarci verso la scuola, prendendocela con molta calma visto che era abbastanza presto. Quando arrivammo all'ingresso, vidi la macchina di Minho passare davanti a noi. Sventolò la mano per salutarci, assieme a Hyunjin che era seduto di fianco a lui.

È così bello, dannazione!

Non prestai minimamente attenzione a nulla, a lezione. Ero così stanco che era già tanto se non mi addormentavo con la testa sul banco. Le risatine di sottofondo, i bisbigli sprezzanti nei miei confronti non aiutarono di certo a migliorare il mio umore che era letteralmente sottoterra. Non riuscivo a capire cosa ci trovassero di divertente nel farlo.

Avevo il cappuccio della felpa tirato sulla testa, chino a guardare verso il basso sperando che così l'insegnante non mi calcolasse.

«Han Jisung!» disse ad alta voce la professoressa di matematica.

Avrei dovuto solo starmi zitto.

Alzai timidamente la testa.

«Dato che mi sembra particolarmente attento, venga alla lavagna per risolvere un esercizio.» nemmeno alla docente andavo a genio, mi guardava costantemente dall'alto in basso.

Non volevo andare là davanti per fare l'ennesima figura di merda, ma non avevo altra scelta. Non potevo permettermi di beccarmi una nota per essermi rifiutato di andare alla lavagna un'altra volta. Mi alzai. Mi sudavano già le mani per l'ansia e non avevo ancora fatto un solo passo.

Ero davanti alla lavagna.
Mi tremolavano talmente tanto le mani che, non appena afferrai il gessetto, mi scivolò per sbaglio cadendo a terra. Dietro di me sentivo le loro voci che ridacchiavano sottovoce come se fosse divertente. La professoressa non se n'era minimamente accorta, affaccendata a trascrivere qualcosa sul suo taccuino.

Mi abbassai a recuperare il gessetto.
L'esercizio che mi avevo detto di fare era verosimile alla tipologia che avevo rivisto con Minho. Ero perfettamente in grado di farlo, eppure l'ansia non mi dava tregua e non riuscivo a ragionare su cosa dovevo fare. Abbassavo e alzavo il gessetto più volte senza concludere niente.

La professoressa dopo un po' se ne accorse. Mi guardò come se fossi un alieno. «Han, se ha seguito attentamente le mie lezioni dovrebbe saperlo fare ad occhi chiusi no? Si vada a sedere, si becca un bel 2 oggi. Lei è il fallimento di tutta la mia carriera Han Jisung, non avrei mai immaginato di trovarmi davanti uno studente così incapace

Le sue parole fecero un male cane, facendomi sentire ancora peggio di quanto non lo fossi già.

Per tornare indietro al mio posto incespicai da solo rovinando a terra sulle ginocchia. Neanche il tempo di tirarmi su che mi guardavano tutti prorompendo in una sonora risata che mi entrò dentro al cervello. Me ne stavano dicendo di tutti i colori e non potei evitare di ascoltarli.

"I'm yours" || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora