2. Un pomeriggio fuori dal comune

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«Non sono pronto non sono pronto non sono pronto...» mormoravo.

Stavo percorrendo avanti e indietro la mia stanza, nervoso e ansioso che arrivasse Minho. Il martedì uscivamo sempre un po' prima degli altri giorni, quindi potevo tranquillamente ospitarlo a casa mia nel primo pomeriggio.

Puntai un'occhiata all'orologio appeso al muro. Erano le 14:52. Pochi minuti e mi sarei trovato un Dio sceso in terra davanti la porta di casa.

Oltre Felix, non avevo mai fatto entrare nessun altro ragazzo, o qualsiasi altro essere vivente, in casa e ciò mi rendeva ancora più ansioso.

Cosa avrei dovuto fare?

Offrirgli qualcosa da mangiare? Non avevo quasi niente praticamente, in frigo. Nel dubbio potevo offrirgli qualcosa da bere... Era la mia unica scelta. Sperai solo che non si facesse domande a riguardo. Mi sembrava ancora più ansioso.

Drinn Drinn

Ebbi quasi un infarto, al suono del campanello.

È arrivato!

Corsi fino all'ingresso, inciampando nel scendere di fretta le scale e rischiando anche di precipitare con la faccia per terra, e gli aprii la porta.

Dovetti trattenermi per non sbavare davanti a lui. Mi schiaffeggiai mentalmente.

Abbi un po' di contegno, Han Jisung!

Seppur avesse un abbigliamento piuttosto semplice, addosso a lui stava divinamente.

Sarebbe stupendo anche se indossasse un sacchetto dell'immondizia addosso.

Indossava una camicia nera, un po' aderente perché si vedevano i muscoli delle braccia, con i risvoltini alle maniche e i primi bottoni slacciati, mettendo in bella vista le clavicole pronunciate del castano, e un paio di skinny jeans che gli fasciavano perfettamente le gambe.

Se questo è un sogno, vi prego non svegliatemi.

«Ciao Jisung.»

È anche così educato! Mio dio mi sento una fangirl di 15 anni in questo momento.

«C-Ciao Minho. Entra pure.»

Volevo prendermi a testate nel muro. Perché dovevo mettermi a incespicare mentre parlavo davanti a una divinità del genere?

Mi feci da parte e lo lasciai entrare, chiudendo a chiave la porta dietro di lui.

Lo condussi in camera mia al piano superiore, scusandomi per il disordine a cui non avevo badato per la troppa ansia del suo arrivo.

Per l'occasione, avevo spostato la scrivania al centro della stanza, così da avere più spazio e movimento per poterlo aiutare a studiare.

«Ehm, comincia a sederti. Intanto prendo i quaderni e iniziamo.» lo vidi annuire e si sedette. Recuperai il quaderno da sotto al letto e raggiunsi Minho che stava già dando un'occhiata ai suoi appunti con un'espressione corrucciata che, a parer mio, era troppo tenera.

Feci un respiro profondo.

Puoi farcela Han Jisung! Hai affrontato situazioni più complicate di questa.

«Iniziamo a rivedere questi esercizi che ha spiegato in classe.»

Minho annuì e si apprestò a prendere carta e penna, seguendo tutte le mie indicazioni e consigli su come scrivere/pronunciare certe parole e corressi diversi errori grammaticali che, man mano che andavamo avanti, notai segnati sul suo quaderno. Mi ero avvicinato a lui, per poter vedere meglio ciò che scriveva, siccome da dove ero seduto non riuscivo a vedere granché e avevo perciò spostato la sedia pure vicino a lui. Eravamo spalla contro spalla. Così vicini che sentivo il suo respiro solleticarmi i capelli.

"I'm yours" || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora