33. Luna Park

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La sveglia suonò intorno alle 6 e mezza del mattino, con grande riluttanza da parte mia perché non ce la facevo ad alzarmi dal letto così presto. Non ero mai stato un tipo troppo mattutino, dunque mi era difficile alzarmi presto ogni mattina, se non fosse stato per Minho nei mesi precedenti avrei fatto continuamente tardi per andare a scuola.

Soltanto che, per fortuna, quel giorno non avremmo varcato la soglia di quel posto infernale. Almeno, quel giorno, mi sarei divertito a stare con il mio ragazzo e i miei amici più cari.

«Amore,» mi sibilò all'orecchio Minho con voce molto profonda «dovremmo alzarci, sai? Quel Luna Park non verrà di certo da te, mhm?» mi lasciò baci umidi sulla fronte, sulle guance, poi sulle labbra. «Allora? Che ne dici di alzarci per fare colazione?»

Borbottai qualcosa a caso, sollevando il capo verso il viso di Minho. «B-Buongiorno.» mi stropicciai gli occhi con un mano, sbadigliando un poco.

«Buongiorno, Sungie. Dormito bene?»

Annuii, non volendo staccarmi da quel colore che emanava il corpo di Minho.

«Forza, dobbiamo alzarci.» mi scosse una spalla. Sbuffai appena, mettendomi a sedere.

Camminando molto lentamente, scendemmo per fare colazione, senza esagerare troppo o ci saremmo sentiti male durante il viaggio in macchina, soprattutto io che, quando mangiavo appena un poco in più, mi veniva la nausea dentro l'auto e, spesso e volentieri, mi era capitato in passato di vomitare, ogni volta che succedeva riversavo tutto sui pantaloni o sulle scarpe di Felix, il quale mi imprecava contro in inglese.

Fatto sta che, nel giro di mezz'ora, facemmo la nostra bella colazione nella più totale calma del mondo. Dopodiché, andai al bagno per farmi una doccia veloce e cambiarmi con una semplice felpa oversize, rubata da Minho, e un paio di jeans stretti in vita ma larghi dalla coscia in giù. Attesi sul materasso che Minho finisse di farla anche lui, ci avrebbe messo un po' di tempo in più a causa delle ferite, ma eravamo abbastanza in anticipo, dunque non c'era bisogno di andare di fretta.

Entrò Minho in stanza, appena una decina di minuti dopo.

Mi venne quasi un mezzo infarto, non appena i miei occhi si posarono sulla sua figura.

Ma lo faceva apposta a entrare come se nulla fosse a petto nudo e con soltanto un asciugamano in vita? Ero troppo giovane per morire e lui era consapevole dell'effetto che mi procurava ogni santissima volta che lo faceva.

Respira Han Jisung, respira.

«Scusa, Sungie, ho dimenticato di prendere i vestiti.» rise, dirigendosi verso l'armadio.

Ma sì certo i vestiti.

«Oh... v-va bene...» abbassai il capo, rosso in viso «V-Vado a-a prendere l-le bende!» corsi dritto verso il bagno, con la scusa di  poter respirare un momento perché dinanzi a cotanza bellezza svieni seduta stante. Presi tutto l'occorrente e rientrai in camera, ritrovandomi la divina bellezza del suo posteriore fasciato da dei jeans attillati neri.

Feci un respiro profondo, cercando di attingere a tutto l'autocontrollo di cui ero dotato per non andare nel panico più totale. Attesi che finisse di abbottonarsi la camicia, sollevando le maniche, così da potergli cambiare quelle bende.

Nell'arco di un quarto d'ora, avevamo finito, gli diedi audacemente un bacio a stampo prima di alzarmi in piedi per uscire. L'appuntamento davanti al Luna Park era alle 8, ci avremmo messo una mezz'oretta ad arrivare, traffico permettendo.

Gli altri, molto probabilmente, avrebbero fatto tardi, non erano il massimo della puntualità soprattutto se si trattava di alzarsi presto la mattina, in particolare per Hyunjin e Felix, sebbene loro fossero svegli, ma a fare tutt'altro piuttosto che prepararsi ad uscire.

"I'm yours" || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora