19. Il parco

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Mi guardai allo specchio, per la millesima volta, nervoso. Stavo cercando di acconciare quell'ammasso di capelli che mi ritrovavo da circa venti minuti, perché volevo fare una buona impressione e non sembrare un barbuto vecchio e scarmigliato.

Minho non mi aveva ancora detto dove intendesse portarmi, aveva detto che doveva essere una sorpresa, perciò, stavo morendo internamente dall'ansia di scoprire dove saremmo andati stavolta.

Sentii qualcuno bussare. Sussultai, facendo cadere il pettine nel lavandino.

«Sei pronto, scoiattolino?»

«S-Si, sono pronto!» diedi un'ultima rapida sistemata ai capelli, riponendo la spazzola nell'apposito cassetto, per poi uscire dal bagno.

Stava quasi per cascarmi la mascella, guardando il ragazzo davanti a me.

Come faceva ad essere così bello con qualsiasi cosa indossasse?

L'outfit, ovviamente, era nero al 100%, partendo da una camicia nera e i risvoltini alle maniche fino ai gomiti, un paio di pantaloni neri eleganti assieme ad una cintura del medesimo colore.

L'outfit, ovviamente, era nero al 100%, partendo da una camicia nera e i risvoltini alle maniche fino ai gomiti, un paio di pantaloni neri eleganti assieme ad una cintura del medesimo colore

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Era spettacolare. Un dio greco.

Mi vergognavo a uscire di casa assieme a lui, nella mia felpa oversize nera e pantaloni di tuta larghi, con delle banalissime converse stravecchie ai piedi.

«Pronto ad andare?» chiese Minho.

Annuii, facendomi trasportare dal moro fino alla sua macchina parcheggiata sul retro per portarmi chissà dove. Ero proprio curioso di saperlo.

Ormai era divenuta una consuetudine, entrare nella sua auto, sentire l'odore di vaniglia sospeso nell'aria, udire la voce melodica di Minho canticchiare le sue canzoni preferite e lasciarmi cullare da essa, beandomi del venticello che entrava dal finestrino.

Facemmo un giro più lungo del solito, non capendo assolutamente dove avesse intenzione di portarmi quella sera.

«Ecco, siamo arrivati Sungie.» guardai alla mia sinistra, vedendo un cancello nero enorme che dava accesso a un parco. Mi era quasi... familiare. Probabilmente ci sarò andato quando ero piccolo con i miei genitori.

Minho mi venne ad aprire la portiera dell'auto, prendendomi per mano e portandomi all'interno del parco, dove vi era una tranquillità pazzesca.

Era tutto così... silenzioso.

L'unico rumore che si percepiva era il fruscio prodotto dalle foglie che volavano via al vento e il canto degli uccellini posati sui rami più alti.

Non c'era praticamente anima viva, a parte me e Minho, rendendo l'atmosfera quasi... romantica.

Mi si arrossò il viso a quel pensiero.

Più avanti, vi era un chiosco che vendeva qualcosa da mangiare, probabilmente avremmo preso qualcosa lì e ci saremmo seduti da qualche parte.

"I'm yours" || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora