4. Un passo alla volta

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Il risveglio, appena qualche ora dopo, fu la cosa più bella della mia vita. Mi ero svegliato per via degli sprazzi di luce che filtravano dalla finestra e mi arrivavano dritto in faccia, accecandomi.

Ero così rincoglionito che non mi ero accorto che, quello che fino a poco fa stavo usando come cuscino, non era proprio un cuscino.

Era Minho.

Non so con quale forza non iniziai ad urlare a squarciagola, dopo quella scoperta.

Quando diavolo era entrato, in camera? Non me ne ero minimamente accorto.

Però, cavolo... Era così bello anche mentre dormiva!

Aveva dei lineamenti stupendi, sembrava disegnato per quanto fosse perfetto. Avevo il capo sul suo petto, che si alzava e abbassava lentamente sotto di me e sentivo anche il suo battito cardiaco. Le sue braccia erano avvinghiate intorno ai miei fianchi e mi teneva stretto a sé come se fossi un peluche.

Ero praticamente bloccato tra le sue braccia. Mi era praticamente impossibile fare qualsiasi movimento.

Non potendo fare molto, chiusi nuovamente gli occhi, con l'intento di tornare a dormire e farmi cullare da quella stretta nella quale ero avvolto.

I miei piani però furono mandati a quel paese dal risuonare della sveglia di Minho sul comodino. Al che, quest'ultimo, si strofinò il dorso della mano sugli occhi, aprendoli. La prima cosa che fece fu posarli sulla mia figura.

«Buongiorno, Jisungie.» a prima mattina aveva una voce così roca che mi mandò a puttane il cervello.

È così sexy anche a prima mattina cazzo-

«B-Buongiorno anche a te.» replicai scostando lo sguardo e interessandomi tantissimo nel guardare un piccolo cactus riposto sulla sua scrivania pur di non guardarlo negli occhi.

«Credo che dobbiamo alzarci, adesso.» detto ciò, alzò le coperte, che fino a quel momento ci stavamo coprendo entrambi e avvertii un brivido per via del sottile freddo che si stava iniziando a far sentire negli ultimi giorni. «Puoi prendere i miei vestiti, per cambiarti. Non mi dà fastidio, se vuoi saperlo. Ti lascio il bagno che sta qui, io prendo quello nella stanza accanto.» mi passò un accappatoio e delle asciugamani, per poi prendersene altre per sé con il cambio. Mi aveva lasciato l'armadio aperto, cosicché potessi scegliere cosa indossare.

L'unico colore che c'era lì dentro era il nero.

Non era un tipo che amasse i colori sgargianti, a quanto pare.

Al contrario di Felix.

Non volevo osare troppo, quindi scelsi la prima felpa nera che mi saltò all'occhio e un paio di pantaloni, insieme a un paio di boxer. Afferrai il tutto sottobraccio ed entrai nel bagno accanto. Non era esageratamente grande, il giusto diciamo. La cosa che mi destabilizzò fu lo specchio di dimensioni anormali.

Cercai di non farci troppo caso. Avevo già pianto abbastanza la sera prima, poteva bastarmi per un po'.

Mi cambiai rapidamente dopo aver fatto la doccia e mi sistemai i capelli con una spazzola che avevo trovato riposta in un cassetto. Sentivo costantemente il profumo di Minho addosso, quella felpa ne era impregnata completamente e stavo impazzendo.

Sentii qualcuno bussare alla porta.
«Sungie, se hai finito, ti aspetto giù per la colazione. E non ti azzardare a non venire!» disse Minho, allontanandosi subito dopo.

Mi aveva appena minacciato?

Decisi di uscire, dopo qualche minuto, facendo dei respiri profondi. Entrai nel salone al piano terra. Mi sorprese vedere soltanto Minho, lì dentro.

"I'm yours" || MinsungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora