27.Pancake and videochat.

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Ho imparato a dire "non fa niente" anche quando ci tenevo moltissimo.
Ho imparato a dire "me lo aspettavo" anche quando sono rimasta spiazzata.
Ho imparato a dire "va tutto bene" anche se mi era crollato il mondo addosso.
Ho imparato a chiudere gli occhi e a fingere un sorriso anche se dentro mi sentivo morire.
Ho imparato a mandar giù bocconi amori per poter godere di quelli dolci quando capiteranno .
Ho imparato a stringere i denti e andare avanzate, nonostante tutto.

Il continuo suonare del mio telefono costrinse le mie palpebre a staccarsi dai miei occhi. Lentamente spostai la mano verso il comodino a fianco al letto per prendere quell'aggeggio che ora era diventato infernale. Non lessi neanche il nome del mittente della chiamata che strisciai il dito sul telefono per rispondere.

"Pronto?" biascicai con la bocca ancora impastata di sonno.

"Principessina Sherazade, sono Kabul, mi duole tantissimo averla svegliata dal suo riposo."

"Oh, salve Kabul, cosa si tratta di così urgente, da svegliarmi - guardai per un secondo l'orologio che si trovava a fianco al letto- alle sei e mezza del mattino?" la mia voce anche se ancora molto assonnata era ovvio che era anche scocciata, ma cavolo non sanno che la mattina si dorme?

"Sua Maestà ha un urgente bisogno di parlarle, principessina."

E a quella dichiarazione mi svegliai completamente dal mio stato di trance delle sei e mezzo del mattino e strabuzzai gli occhi. Non era per niente una buona cosa che mio padre vuole parlarmi e addirittura urgentemente. Forse è successo qualcosa durante i preparativi del matrimonio e io devo tornare urgentemente al palazzo, cavolo non ci voglio neanche pensare a questa ipotesi, ma tutto può succedere stanno pur sempre organizzando un matrimonio reale, il mio matrimonio.

"Bene Kabul, ma mio padre ha il mio numero, non capisco il perchè abbia chiamato te invece che direttamente me." forse con questa mia ipotesi volevo sperare che tutto questo non è vero, che mio padre non mi vuole dire niente, che i preparativi stanno andando tutto bene, che io possa restare qui fino alle fine dei giorni che mi restano, aiutare Harry, anzi forse prima fare pace, trovare sua sorella, dirgli chi sono, sperando che un giorno mi perdoni e poi tornare alla mia noiosissima vita da principessa. Cavolo, quante cose devo fare in tutto questo poco tempo.

"Perchè le vuole parlare personalmente."

Oh per tutti i fiumi puzzolenti come il Gange! Mio padre è qui? No, non può essere, vi prego qualcuno mi dia un pizzico sulla pancia e mi dica che tutto questo è un incubo.

"C-come personalmente , non capisco. Mio padre è q-qui?" Balbettai incapace di parlare e anche di pensare.

Il mio peggior incubo era venuto qui, nei miei sogni ,a rendere anche questi incubi manipolati dalle sue mani.

"No principessina , lo sa sua maestà è sempre troppo impegnato per affrontare un così lungo viaggio . La vuole vedere in video chat . La aspetto qui, in albergo, alle otto."

Sinceramente la mia mente si fermò al no principessina tirai un grandissimo sospiro di sollievo, era come se un macigno di 100 kili fosse scomparso dal mio petto .

"Bene Kabul. Grazie." Lo ringraziai gentilmente come ho sempre fatto con tutti i miei servi .

Non mi sono mai sentita superiore a loro solo perché io sono nata in una famiglia reale e loro lavorano per me. I miei genitori mi hanno sempre rimproverata perché ero troppo dolce, dovevo essere più rigida, non dicevo mischiarmi con chi lavora per noi, non dovevo neanche ringraziarli.

Ma io sinceramente penso che tutti gli uomini sulla faccia della terra sono uguali, a prescindere dal tipo di famiglia in cui nasciamo, da quanti soldi possediamo, a prescindere dal nostro colore della pelle. Siamo tutti uguali e ognuno di noi , come tale, deve essere rispettato .

La principessa Sherazade||H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora