Sono Inutile

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~ Episodio 2 ~

Sono Inutile













Appena le porte dell'ascensore si chiusero alle loro spalle, il silenzio sembrò gravare pesante tra TaeHyung e JungKook. Non passarono che pochi istanti prima che l'Alfa lo spezzasse con parole precise e inaspettate: «Chiama mia madre e disdici il pranzo».

JungKook alzò gli occhi verso di lui, sorpreso dalla richiesta improvvisa. «È quasi mezzogiorno, TaeHyung-ssi, tua madre non la prenderà bene» obiettò con voce ferma ma rispettosa. Era consapevole di quanto la signora Kim fosse attaccata a quella consuetudine. Modificare i suoi piani all'ultimo momento era quasi un affronto.

Ma TaeHyung si voltò di scatto, i suoi occhi bruciavano di un'intensità che gelò JungKook sul posto. In un gesto improvviso, gli puntò un dito contro il petto, con forza sufficiente a fargli percepire una pressione dolorosa attraverso la stoffa della camicia. Per un istante, JungKook trattenne il fiato, cercando di non indietreggiare.

«Tu pensa solo a fare il tuo lavoro» ringhiò TaeHyung, il tono basso e minaccioso, una promessa di conseguenze nel caso avesse osato contraddirlo.

Non c'era spazio per ulteriori repliche. Quando l'ascensore si aprì, i due uscirono senza dire altro, un'aria tesa che li accompagnava fino al corridoio dell'ufficio.

Una volta dentro, TaeHyung si diresse direttamente alla scrivania, ignorando tutto il resto. Si lasciò cadere sulla sedia con un movimento deciso, poi iniziò a lavorare freneticamente, come se il tempo fosse sul punto di scadere.

JungKook lo osservava in silenzio, l'Alfa sfogliava documenti con una velocità esasperata, il telefono che squillava continuamente e una concentrazione quasi sovrumana. Eppure, per quanto sembrasse immerso nel lavoro, c'era qualcosa di diverso. Ogni movimento dell'Alfa sembrava studiato per ignorarlo, per relegarlo a una mera presenza insignificante nella stanza. L'Omega cercò di mantenere la calma, ma il silenzio opprimente e il peso di quelle ultime parole lo rendevano inquieto. Dopo qualche minuto, TaeHyung alzò lo sguardo dai fogli e ruppe il silenzio con una domanda pungente: «Hai intenzione di restare lì in piedi per tutto il giorno?»

Era evidente che TaeHyung stava lottando contro qualcosa di invisibile, qualcosa che si rifiutava di ammettere persino a sé stesso. E, per quanto JungKook non fosse estraneo alla pressione, la distanza emotiva che l'Alfa stava costruendo lo feriva più di quanto volesse riconoscere.

JungKook restava in piedi, osservando quella scena, incerto su cosa fare o dire. Dopo qualche minuto, finalmente, TaeHyung parlò senza alzare lo sguardo dai fogli. «Hai intenzione di restare lì in piedi per tutto il giorno?»

La voce, gelida e priva di emozioni, colpì JungKook come una lama. Nonostante l'aria infastidita, cercò comunque di offrire il suo aiuto. «Dimmi cosa posso fare per te» propose, con una nota di speranza che neanche lui riuscì a nascondere del tutto.

TaeHyung si fermò un istante, fissandolo. Ma non era lo sguardo che JungKook avrebbe voluto vedere. Al contrario, c'era qualcosa di profondamente spiacevole: una palese insoddisfazione, disappunto e freddezza. «Se non sai cosa fare o non hai nulla da fare» disse lentamente, scandendo ogni parola con veleno, «Dovresti chiederti se tu non sia inutile in questo ufficio, Jeon».

Quelle parole colpirono JungKook come un pugno nello stomaco, togliendogli il fiato. Si sentiva perso, inutile, in un vortice di dubbi che lo assalivano da giorni. Restò lì, immobile, con la mente che vorticava in un turbine di pensieri. Sentiva le parole risuonare nella sua testa, più volte, conosceva le ragioni che spingevano l'altro a quel trattamento, ma anche lui aveva motivi per i quali lamentarsi. Già da giorni stava controllando i conti del settimo piano perché aveva annusato delle imprecisioni, aveva convinto la signora Kato a fare affari direttamente con TaeHyung – anche se questo non avrebbe potuto mai dirlo – e, per finire, rivelando a JiMin il segreto del suo secondo genere, JungKook aveva tutto il diritto di sentirsi contrariato e offeso tanto quanto TaeHyung, se non di più.

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