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«Sai cosa ti dico?» confidò Anna all'amica mentre erano sedute al tavolo di un bar e stavano sfogliando il menù dei cocktail proposti dalla casa. La terrazza esterna offriva una meravigliosa veduta su uno scorcio panoramico del fiume, arrossato dalla calda luce del tramonto, proprio là, dove un'ansa sembrava far scomparire l'acqua dietro le fronde di alcuni salici piangenti che riversavano i loro rami cadenti sul corso d'acqua.

Scosse la sua folta chioma di capelli ondulati color rame intenso ed incrociò lo sguardo di Monica, che la guardava aspettando che continuasse a parlare.

«Ho voglia di innamorarmi.» Anna pronunciò le parole con un'aria trasognata, quasi persa nei suoi pensieri, come una ragazzina alla sua prima cotta d'amore.

«Di innamorarti?» Monica la fissò con sguardo incredulo.

«Sì, ma non solo di vivere quella sensazione romantica ed eterea descritta dai poeti. Ho proprio voglia di avere una relazione stabile, un uomo che mi capisca, che mi consoli quando ne ho bisogno, che mi coccoli quando sono un po' giù...»

«E magari che venga con te a fare shopping, che ti dia buoni consigli, che ti tratti sempre con dolcezza, magari che ti sommerga di regali...»

«Perché no?»

«Cara, tu stai sognando l'impossibile. Un uomo così sarebbe perfetto, lo so, ma purtroppo non esiste.»

«Non dire così, non togliermi ogni speranza. Forse ne è rimasto ancora qualche raro esemplare nascosto da qualche parte...»

«Magari fosse vero, ma credimi, non esistono più uomini così. E sembra che lo stampino per crearli sia andato distrutto!» aggiunse Monica con tono serio e solenne quasi stesse pronunciando una grandissima verità.

«Non è detto che non ne esista qualcuno nel mondo solo perché finora non l'ho mai incontrato.»

«Fidati della tua amica! I tipi così esistono solo nelle fiabe, nei bei film romantici o...»

«O...» aggiunse Anna speranzosa, cercando di incoraggiare l'amica a completare la risposta e pur sempre fiduciosa che ci fosse qualche eccezione e che magari potesse toccare proprio a loro, a lei magari.

«... oppure sono gay!» concluse Monica con evidente senso pratico.

«Non mi interessa ciò che pensi. Io ho voglia di innamorarmi» ribadì l'amica, con un'aria imbronciata come quella di una bimba capricciosa. «Tu non avresti voglia di lasciarti andare ad una bella storia d'amore?»

Anna era una ragazza che per il suo aspetto avvenente, con quella massa di capelli fulvi e gli occhi di un colore smeraldo intenso non passava inosservata. Il suo portamento fiero poteva farla apparire per ciò che non era, per una donna volitiva, sicura di sé, quasi sprezzante degli uomini che comunque cadevano ai suoi piedi spesso sbagliando giudizio su di lei supponendo che lei fosse un tipo in cerca di facili avventure.

Invece, lei era una ragazza timida, che mascherava la sua profonda insicurezza sotto il suo aspetto esteriore che prorompeva con forza nonostante lei si sforzasse di morti­ficarlo. Aveva un carattere romantico e voleva credere nel principe azzurro, nella bella favola dell'amore immenso e per sempre.

Monica invece era decisamente più smaliziata e dotata di un forte senso pratico.

Di una bellezza completamente diversa da quella dell'amica, molto più aggressiva, aveva capito subito che il suo aspetto provocante attirava gli uomini e non era dovuto soltanto alla sua fluente capigliatura nera liscia e lunga fino a metà schiena, né ai suoi occhi azzurri come il mare. Le sue movenze erano sensuali, il suo corpo era formoso nei punti giusti e aveva presto capito che gli uomini perdevano facilmente la testa per lei.

Ma loro non erano il suo vero obiettivo, non ancora almeno.

Per il momento, al primo posto nei suoi pensieri c'era la carriera su cui impegnarsi per arrivare al traguardo che si era data, per giungere al suo obiettivo. Gli uomini, una ristretta selezione di esemplari giovani, carini e fisicamente prestanti, erano solo un piacevole diversivo, quasi un prolungamento fuori orario del suo lavoro, dove ne vedeva tanti, di ogni età, dalle svariate professioni, mediamente decisamente benestanti.

Da anni Monica lavorava come responsabile commerciale presso la boutique "Maison des Hommes" e si occupava praticamente di tutto. Era il braccio destro, e a volte anche di più, del suo titolare, Jean Luis Dumont, un francese dal fascino carismatico, ormai verso la sessantina, che tanti anni prima aveva aperto in città un negozio di abbigliamento di lusso per soli uomini.

Monica lavorava per lo più dietro le quinte. Il rapporto con i clienti era svolto dallo stuolo di commesse, dall'aspetto impeccabile e professionale, che però lei gestiva e control­­­­lava, garantendo sempre ai clienti la massima attenzione e tutta l'assistenza chiesta. A volte il suo ruolo consisteva proprio nel dare un parere finale, un incoraggiamento, un sug­ge­rimento su un accessorio piuttosto che un altro.

Ciò le conferiva un certo carisma ed un appeal particolare.

Monica sapeva che l'obiettivo del suo titolare era quello di vendere e di evitare che il cliente potesse uscire a mani vuote, ma a lei premeva anche che le persone uscissero soddisfatte dalla boutique, con la sensazione di aver preso qualcosa di unico, in grado di valorizzarli e non con la spiacevole consapevolezza di essere stati forzati a fare un acquisto non sentito.

In questo, il suo modo di agire divergeva da quello del suo titolare e qualche volta Dumont la rimproverava al riguardo facendo rollare fra la lingua quella sua "erre" moscia tipica dei francesi.

«Se la boutique fosse tua, la faresti fallire! Oppure forse cambieresti modo di comportarti.»

«Non se la prenda, dai!» Monica cercava di smorzare le sue lamentele. «Ha visto com'è stato contento il cavalier Grimaldi della cravatta a righe bordeaux che gli ho proposto? Sa che ha preso anche la versione grigia? E la camicia bianca con i microricami?»

«Ah sì?» Pensando alla vendita, Dumont finiva sempre con il calmarsi e lasciar cadere nel vuoto i suoi rimproveri.

E Monica era contenta di essere riuscita nel suo intento. I clienti, infatti tornavano e, quando non si sentivano sicuri sulle scelte da fare, chiedevano espressamente di lei per avere un consiglio.

Era una soddisfazione che la faceva sentire orgogliosa del proprio ruolo e sempre più pronta a lanciarsi verso il suo obiettivo: quello di aprire un negozio tutto suo. Ancora non aveva deciso se restare nel campo del lusso o rivolgersi ad una clientela più giovane e meno pretenziosa. L'attirava parecchio l'idea di aprire uno store di grandi marche a prezzi più abbordabili per un pubblico decisamente meno sta­gionato.

Alla boutique infatti i giovani manager, gli avvocati, i professionisti erano solo una parte della clientela che spesso era formata da persone di una certa età.

La voce dell'amica riportò Monica alla realtà, distogliendola dal flusso dei suoi pensieri alla boutique.

«Allora, come mi suggerisci di procedere?» la incalzò Anna.

«Fa come vuoi, ma ti avviso. Mentre tu aspetti il tuo principe azzurro che arriva orgoglioso su un bel cavallo bianco e ti offre la favola meravigliosa servita su un piatto d'argento, io mi dedico a qualche storia dall'esito più immediato» la informò Monica.

«Ma lo sai che a me piace sognare... Ed ora voglio brindare a queste mie nuove speranze, quasi a suggellare il mio nuovo proposito.»

Anna sorrise all'amica e con un cenno della mano chiamò il cameriere per ordinare qualcosa da bere.

Irresistibile (wattys 2019) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora