La mano di Harry toccò il mio viso per asciugare una lacrima, che nemmeno mi ero resa conto fosse scesa. La chiamata mi aveva stordita.
"Meredith, che succede?"
Nella sua voce traspariva la preoccupazione, i suoi occhi dicevano lo stesso. Il suo verde era molto chiaro ma nello stesso minuto, intenso. Forte.
"Io.. uhm.. nulla, vorrei tornare a casa.." dico sussurrando.
Lui annuisce e si alza per pagare.
Harry's Pov.
Addento il mio Big Mac quando il telefono di Meredith inizia a suonare. Lo prende e, senza guardare chi è, risponde. Il suo sorriso si trasforma, dischiude le labbra e diventa pallida. Dopo un minuto contato, posa il telefono.
"Meredith, che succede?"
Non risponde subito, il che fa salire la mia preoccupazione.
"Io.. uhm.. nulla, vorrei tornare a casa.." dice sussurrando.
Non penso sia il momento esatto di chiederle qualcosa, anche perché non si fiderebbe mai di me. Annuisco solamente e mi alzo. Mi avvicino alla cassa, mettendomi in coda dietro le persone che sono già qua. Mi giro verso di lei, noto come si guarda intorno, come se cercasse qualcuno. I suoi occhi sono persi nel locale, e io sono perso in lei che non mi accorgo nemmeno che tocca a me.
Dico alla commessa quello abbiamo preso e pago, ritornando indietro. Mi nota e subito si alza.
Apro la porta e arriviamo nella mia macchina. Sarà un tragitto lungo.[...]
Ho lasciato Meredith a casa, assicurandomi prima che ci fosse suo padre con lei.
Dopodiché, mi sono precipitato nel bar dietro l'angolo di casa mia. Appena mi siedo, Lola -la cameriera- mi mette una bottiglia di vodka liscia e un bicchiere davanti, sorridendomi.
È stata una giornata tremendamente dura. Lavoro ad un caso estremamente estenuante e pensare a come quella ragazzina mi sollevi l'umore, mi sento nauseato.
Il liquido mi scende giù nella gola tutto insieme e subito brucia. Non sono abituato a bere, ma a volte aiuta davvero. Ho portato con me un fascicolo da leggere, sullo stesso caso, per la milionesima volta.Nome: Richard
Cognome: Leyton
Data di nascita: 23/03/1963
Accusa: stupro, omicidio.
Condanna: un anno. 2013-2014.Stupido coglione.
Chi si crede di essere? Uccide per poi dire l'esatto contrario.
Oggi ho avuto l'ennesimo interrogatorio con lui. Brutto figlio di puttana. Mi viene dietro dall'età di vent'anni, e io vado dietro a lui solo per sbatterlo dentro. Lo stupro e l'omicidio di mia sorella non sono stati molto importanti per sbatterlo dentro a vita. Un anno e subito fuori.
Aveva solo 15 anni. E ricordo ancora il dolore negli occhi di mia mamma alle mie parole.* Flashback *
Erano ormai mesi che Lucy era scomparsa. Stamattina, il mio capo, mi ha dato la bruttissima notizia. È stato straziante davvero. Le ricerche del bastardo andavano avanti da molto, ma lui sembrava essere sempre un passo avanti a noi.
Sono seduto nel tavolo di casa mia, quando sento la porta aprirsi. Mia mamma.
Entra in cucina e mi guarda. Il suo sguardo cade nella bottiglia di Jack Daniel's nelle mie mani e subito sembra capire. Le borse della spesa cadono a terra e si avvicina."Harry?" Sussurra.
Non rispondo, inizia a respirare velocemente. Le sue mani tremano, diventa pallida e le mie parole che seguono dopo, la fanno piangere e urlare di dolore. Urla acute, disperate.
"È morta."
* Fine flashback *
Non mi accorgo di star lacrimando fin quando una di esse cade sul fascicolo di quel lurido bastardo. Lo chiudo di scatto, ripensando alle parole che mi disse durante l'interrogatorio.
"Ti toglierò anche la persona a te più cara e più amata."
Mi ha già tolto la mia bambina e mia mamma. Cos'altro deve togliermi?
[...]
Meredith's Pov.
Sono le sette e un quarto quando la mia sveglia suona. Perché di sabato ho anche la sveglia? Avrò dimenticato a toglierla ieri sera. Serata di merda, davvero. Ricordo la chiamata anonima al Mc, la preoccupazione di Harry, il ritorno a casa, il suo numero sulla mia mano, mio papà che tenta di chiamarmi mentre corro nella mia camer.... il numero di Harry sulla mia mano! Dio. Mi guardo la mano e noto dei numeri sbiaditi su di essa. Mi alzo di scatto prendendo foglio e penna, scrivendo prima che il numero scompaia. Dopo aver letto più volte i numero sparsi sul foglio, sono indecisa sul cosa fare.
Senza che me ne renda conto, sono già davanti il mio armadio. Prendo il sotto di una tuta grigio e una bel felpone dello stesso colore. Prendo una maglietta a maniche corte nera, l'intimo pulito e vado in bagno. Dopo 10 minuti sono pronta, prendo il mio telefono, le cuffie e scendo di sotto. Non c'è nessuno, mio papà ancora dormirà. Lascio un biglietto, metto le cuffie ed esco; iniziando a correre lentamente verso il parco.
"Correre aiuta a pensare", mi diceva mia mamma. "Quando qualcosa non va, esci e corri. Aiuta a schiarirsi le idee."
Ed è quello che sto facendo. Corro. Lentamente. Lo faccio sempre. Per scappare dai miei problemi più che altro, non per chiarire le idee.***
Ecco qua il capitolo 4!
Era da un po' di giorni che cercavo di buttare giù qualcosa, ma niente. Le idee mi sono venute stanotte e spero davvero che il capitolo sia di vostro gradimento. E spero davvero di trovare molti voti. Cliccate la stellina! Non ci vuole niente dai! conto su di voi.
Buona lettura!Al prossimo capitolo,
G xxREVISIONATO IL: 17 LUGLIO 2018
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the bodyguard. |h.s|
FanfictionIN REVISIONE "Ti prego, salvami tu.." dissi con le lacrime agli occhi. "Lo farò, non temere." mi strinse a sè in un abbraccio poggiando le sue labbra sulla mia fronte. - Lei. Una ragazzina di 17 anni che, per via del padre, si trova in una situazion...