28.

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Ispiro l'aria più volte una volta che metto piede a Londra.
Le piccole e grandi strade, i palazzi e le case messe a schiera su entrambe le vie. I bambini corrono sui prati ormai secchi per via dell'inverno, ma saltano e ridono lo stesso. Il fatto che tra qualche settimana sia Natale, mi fa sentire male. Mancano esattamente 14 giorni, e io so che non potrò mai fare quello che facevo prima. L'ultimo Natale che abbiamo festeggiato è stato due anni dopo la morte della mamma. Papà era troppo triste per fare l'albero o anche solo decorare la casa..tutto pian piano diventava monotono, la casa sempre buia e spoglia. Con la mamma era diverso: lei voleva sempre l'albero decorato, le lucine colorate dentro ogni stanza e anche fuori la casa. Quando ero piccola mi faceva preparare sempre i biscotti e un bicchiere di latte da lasciare vicino al camino per babbo natale. Erano cose che adoravo fare...erano, purtroppo.

Distolgo i miei pensieri quando sento una mano poggiarsi sulla mia coscia.

"Tutto bene?" Chiede Harry con la sua voce roca.

"Sì, tutto bene." Sorrido leggermente.

Suona il telefono ed Harry lo prende, leggendo quello che c'è scritto sul -presunto- messaggio. Sbuffa, continuando a guidare. Prende una via deserta, continuando a camminare per qualche altro km.

"Dove stiamo andando?" Chiedo guardando fuori.

"Adesso vedrai."

Sorride fermandosi davanti un cancello. Spegne la macchina, scendendo subito dopo e scendo anche io correndogli dietro per evitare di perdermi. Una volta al suo fianco, inserisce un codice sul comando del cancello, e subito si apre. Appena siamo dentro, percorre un paio di corridoi e subito ci ritroviamo davanti una grande porta.
Sospira, girandosi verso di me.

"Pronta?"

"Ehm.. per cosa?" Chiedo guardandolo.

"Vieni."

Sorride, prendendomi la mano, mentre con l'altra apre la grande porta. Una volta dentro, mi salgono le lacrime agli occhi. Mio papà è seduto nel suo completo nero preferito, la barba rasata e i capelli più corti dell'ultima volta. Alza lo sguardo su di noi e gli cade la penna dalle mani. Lo guardo fisso negli occhi e, appena si alza, gli corro incontro come fa anche lui. Quando le sue braccia si stringono intorno alle mie spalle, piango sulla sua camicia e lo stringo a me. Mi manca. Mi è mancato tantissimo. Il suo profumo riempie le mie narici, alzo il viso sul suo, notando che già mi guarda.

"Mi sei mancata, sei la mia bambina Meredith." Sussurra.

"Anche tu mi sei mancato papà, tantissimo." Sussurro.

Alza lo sguardo su Harry, che fino ad adesso è rimasto in disparte a guardarci come tutti gli altri uomini in quella sala. Gli fa segno di avvicinarti e, una volta davanti a noi, gli stringe la mano e gli sorride calorosamente.

"Harry,-" annuncia. "Come è andata?"

"Beh, può essere pesante a volte ma è okay." Ride Harry guardandomi.

Sbuffo, alzando gli occhi al cielo.

"Lo so,-" dice mio padre. "Andiamo a pranzo?"

Annuisco ed Harry risponde con un "sì" abbastanza deciso.

"Meredith...torniamo a casa."

Sorrido felice a mio padre ed Harry annuendo vigorosamente mentre ci dirigiamo fuori dalla struttura.

***

"Mmh..le tue qualità culinarie non sono cambiate Ron, complimenti." Ride Harry.

Rido con lui. "E non hai assaggiato le sue torte, le so fare anche io."

the bodyguard. |h.s|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora