19.

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"Dio, Marcus, che schifo!!" Mi lamento.

Lo sento ridere, mentre finisce di mangiare il suo hot dog ricoperto di senape e altre creme schifose. Do un morso al mio, sorridendo.

"Allora, come ti sembra New York?" Chiede continuando a camminare.

"È una città che amo, anche se non potrà mai sostituire la mia amata Londra." Sorrido.

"Non sei mai andata via da Londra prima d'ora?" Chiede.

"Veramente no, ma mi piacerebbe davvero andare a Parigi." Mordo il mio hot dog. "Sai com'è, potrei trovare l'uomo della mia vita."

"Oh, colpo basso.. io pensavo l'avessi trovato già." Sorride buttando la carta dell'hot dog nel cestino.

Lo guardo, senza rispondere.
Forse sta sognando, o io sto facendo finta di niente. Insomma, Harry è bello ma non lo vedo come una persona che si sposa o che vuole dei figli. Lui è Harry Styles, è quella persona che riesce ad essere stronzo e dolce nello stesso momento.

Distolgo i miei pensieri quando Marcus si ferma. È una bancarella che vende delle cose da mangiare. Mi stringo nel mio cappottino e immergo il naso nel mio sciarpone di lana.

"Tieni, assaggia."

"Cosa è?"

"Mela ricoperta di caramello." Sorride mentre inizia a camminare di nuovo. "Forza, da' un morso!"

"Se mi fa male allo stomaco, ti picchio."

Do un morso fidandomi di Marcus.. si sente la mela fredda all'interno e il caramello che scricchiola sotto i miei denti da un sapore più dolce. (Spazio Autore: sono cose tipiche che si trovano in Sicilia. Si chiama "Mela caramellata" di solito si fa con le mele rosse, non so se c'è anche in altri posti).

"Mmh..è ottima." Sorrido leccandomi le labbra.

Nell'esatto momento in cui Marcus apre la bocca per dare un morso, un ragazzo lo spinge facendogli cadere la mela a terra.

"Ehi cretino,-" lo spinge Marcus. "Attento a dove metti i tuoi cazzo di piedi!"

Il ragazzo lo guarda terrorizzato, indietreggiando. Afferro un braccio di Marcus, tirandolo verso di me.

"Ti prego, Marcus, torniamo a casa. Non fare cazzate per una mela." Sussurro.

Respira profondamente, tirandosi indietro mentre prendiamo la strada opposta per tornare a casa. Il tragitto è silenzioso, siamo usciti a piedi per il bel pomeriggio che c'era, ma adesso il tempo sembra nero e le nuvole sembrano arrabbiate. Marcus non spiccica una parola, apre la porta di casa silenziosamente e si dirige in camera sua.
Sospiro, togliendo il cappotto e la sciarpa e appendendoli dietro la porta.
I miei pensieri vanno ad Harry, dove sarà? È uscito stamattina alle otto mentre ancora dormivo. Ho avuto una punta di delusione quando non ho trovato la mia fonte di calore ad abbracciarmi. Arrosisco al solo pensiero delle sue labbra sulle mie. Erano calde, morbide e sapevano di caffè. Sorrido dirigendomi in cucina, forse potrei preparare la cena per tutti e tre.
Apro il frigorifero, guardando cosa c'è dentro: prendo il formaggio, la panna, due uova e una busta di pancetta a cubetti. Prendo una ciotola aggiungendo queste cose e le mescolo insieme, mentre la pancetta la metto in una padella con un po' di burro a farla cuocere. Prendo una pentola, mettendo l'acqua e aspettando che bolla. Non so quando tornerà Harry, potrei preparargli una fettina di pollo.
Prendo una padella, facendola riscaldare e metto la fettina a cucinare. Butto la pasta nella pentola, e aspetto.

10 minuti dopo.

"Mmh, dio è buonissima!" Dice Marcus gustandosi la pasta. "È una pasta italiana?"

"Sì, mia nonna paterna lo era. Sono ricette di generazione." Sorrido senza voglia.

Sono appena le nove e trenta, il cielo è nero e di Harry ancora non c'è nemmeno l'ombra; la carne è nel piatto, coperta da un altro piatto ma ormai sarà fredda. Non ho toccato la mia pasta, non ho nemmeno fame. Le ore passano velocemente con Marcus davanti la tv con film d'azione, fino a quando verso le undici si va a coricare.
Resto sveglia fino a mezzanotte, dopodiché mi metto il pigiama, attacco i capelli in una coda e mi lavo i denti. Vado in cucina, gli lascio un bigliettino accanto al tavolo e vado a letto.
Il sonno prende il sopravvento, i miei pensieri invasi da occhi verdi.

*

Mi sveglio per alcuni rumori improvvisi, mi guardo intorno: Harry.
Guardo l'orario: le 4:37.

"Cosa stai facendo?" Sussurro.

"Alzati, preparati velocemente. Dobbiamo andarcene da qui subito."

"Cosa? Che diavolo stai dicendo?"

"Cazzo Meredith, fa come ti ho detto!"

Le sue urla mi spaventano, vorrei tanto farmi piccola contro un angolo, ma la paura mi fa scattare. Sento gli occhi umidi, apro le ante dell'armadio nascondendomi lì dietro mentre indosso un jeans largo, le mie vans e un maglione nero pesantissimo. Harry prepara velocemente il mio borsone, tirando lì dentro le cose che trova. Nel giro di nemmeno un minuto mi ritrovo Harry che mi trascina per il corridoio fino al salotto mentre mi lamento per Marcus e per il fatto che stiamo scappando senza dire nulla.

"Dio Meredith! Muovi quel cazzo di culo e cammina! Non abbiamo tempo per avvisare." Urla guardandomi.

Non lo ascolto dirigendomi in camera di Marcus. Il suo corpo è coperto da una tuta nera pesante, entro accendendo la luce e sento lamentarlo. Prendo il borsone sotto il letto e inizio a prepararlo. Harry è davanti la porta.

"Meredith cazzo, ci stanno cercando!" Sussurra Harry arrabbiato.

"Che cazzo succede?" Marcus ci guarda.

"Alzati, preparati forza, andiamo via." gli dico.

Marcus si alza, bloccandomi tenendomi dai polsi. La sua stretta è potente, ma non mi lamento.

"Meredith, va via e salvati. Harry è qui per questo! Hai una vita davanti, vivila al meglio. Io li ritarderò ad arrivare da voi, scappate in fretta." dice abbracciandomi.

Piango sulla sua spalla mentre Harry mi tira via da lui, usciamo dalla porta e una volta fuori dal palazzo, ci nascondiamo dietro un angolo. Dei ragazzi entrano dal portone in cui stiamo andando. Respiro velocemente, il petto mi fa male e la paura mi divora. Harry afferra di nuovo la mia mano, portandomi più in fondo al vicolo dove si trova il suo SUV. Saliamo velocemente ed Harry sfreccia tra le strade della città che di notte fa paura.

"Cosa gli succederà?" Sussurro asciugando le guance.

Sospira, stringendo le mani sul volante tanto da far diventare le nocche bianca.

"Vuoi saperlo?"

Al mio cenno, prende un sospiro, guardando la strada.

"Lo tortureranno fino a quando non dirà loro dove siamo e, anche se non lo sa, loro continueranno fino ad ucciderlo."

"Come lo sai?" Sussurro con gli occhi spalacanti.

"Lo so perché ci sono passato."

***
Ecco a voi il capitolo 19! Cosa ne pensate?
Aspetto i commenti stavolta!
Buona lettura.

Al prossimo capitolo,
G xx

the bodyguard. |h.s|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora