𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝟣

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Indossai il giubbotto di jeans e mi voltai per guardare la mia casa. Era identica alle foto scattate tanti anni fa, quando mamma e papà l'avevano acquistata in attesa che io nascessi. In quella casa erano nati dei sogni e delle speranze che si erano frantumati dopo una manciata di anni. Non era sfarzosa come tutte le villette del mio quartiere, era semplice: giallo ocra con un tetto beige.

Vivevo da sempre ad Albany, una città in America, poco distante da Boston. Le sue villette a schiera ricordavano un po' quelle delle case in Germania, avevano tetti alti e grandi vetrate, a differenza di casa mia.

Controllai di aver preso tutte le mie valigie e aspettai che mamma prendesse i documenti e le chiavi. Mi sentivo strana. Ero entusiasta di iniziare la mia nuova vita ma ero anche terribilmente spaventata.

Non ero mai stata fuori dalla mia città se non per fare qualche vacanza assieme ai miei genitori, ma non avevo mai avuto la fortuna di poter viaggiare da sola. Avevo molto sognato di frequentare l'università e ne avevo parlato tanto da stonare le orecchie a mamma e al mio psicologo.

«Melody, hai preso tutto?» chiese lei, prima di chiudere la porta di casa.

Nonostante avessi raggiunto la maggiore età, mia madre non faceva altro che preoccuparsi per me. Ero la sua unica figlia e questo la spingeva ad essere, a volte, troppo protettiva. Dopo l'assenza di una figura paterna, si era sforzata il più possibile, in modo tale da non farmi mancare quella che pensavo fosse una delle colonne più importanti della mia vita.

«Aspetta!» dissi, entrando in casa e salendo in camera mia. Feci le scale di corsa, arrivando al secondo piano con un po' di fiatone.

Mi osservai attorno. Il letto a baldacchino era posto al centro della camera, mamma lo aveva rifatto nonostante avessimo tirato via le lenzuola poche ore prima. C'era odore di pulito. Non ero ancora andata via, eppure mi sembrava di non stare lì da anni.

La scrivania bianca era posta sotto la grande finestra di vetro, facendo risaltare il panorama della bellissima Albany. La mia città, quella in cui avevo vissuto per diciotto anni. L'idea di partire per Boston, nonostante non fosse lontana da casa mia, mi elettrizzava. Dopo anni avrei finalmente vissuto da sola e intrapreso gli studi che sognavo da quando ero bambina.

Mi avvinai al comodino di legno e osservai la cornice con la foto che ritraeva me, mamma e papà. Eravamo in spiaggia, nei nostri volti vi erano enormi sorrisi e occhi pieni d'amore. Erano passati sette anni da quella foto. Abbozzai un sorriso sbilenco sul mio volto, ricordando quel giorno.

Era la prima volta in cui usavamo la mia nuova macchina fotografica. L'avevo desiderata a tal punto che, per il mio undicesimo compleanno, l'avevo ricevuta in regalo dai miei genitori. Chiusi gli occhi e tentai di tornare a quel giorno. Mi immedesimai talmente tanto da riuscire a sentire l'odore di salsedine, i granelli di sabbia scivolare tra le mie dita.

Le urla di mia madre dal piano di sotto mi fecero tornare alla realtà. Osservai la mia stanza che, di certo, non era la spiaggia in cui pensavo di trovarmi. Osservai ancora una volta la foto, la portai verso il mio petto.

Mio papà ci aveva lasciate quando io avevo quindici anni e, nonostante fosse passato del tempo, quel dolore ancora si insinuava dentro di me. Cresceva, sempre di più, come cresceva l'idea che tutti prima o poi mi avrebbero abbandonata.

Ricordavo perfettamente ogni singolo dettaglio di quel giorno. Ogni notte, quando chiudevo gli occhi, mi sembrava di riviverlo. Mio padre era andato via un freddo e piovoso pomeriggio di cinque anni prima, non facendo mai più ritorno a casa.

Room 69Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora