𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝟣8

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Dopo la mia festa di compleanno, avevo deciso di prendere del tempo per me stessa. Ciò che era successo, il sentimento che provavo per Niall e il probabile sentimento che Louis provasse per me, mi avevano distratto dal vero motivo per il quale fossi a Boston.

Erano passate due settimane dall'ultima volta in cui avevo visto i ragazzi, eccetto Eleanor, senza la quale non potevo praticamente vivere. Durante quel lasso di tempo avevo smesso di pensare ai problemi che riguardassero Niall e avevo concentrato tutte le mie forze per dedicarmi allo studio.

Sin da bambina, una delle mie più grandi qualità, era stata la determinazione. Sono sempre stata una ragazza determinata, non mi lascio abbattere da nulla. Spesso accade che io mi rattristi, o che a volte pensi di non essere in grado di farcela, un po' come l'abbandono di mio padre. Poi però mi impegno fino a raggiungere il mio obiettivo, dando il massimo di me stessa.

Avevo superato due esami e a breve avrei affrontato anche l'ultimo, terminando la mia prima sessione invernale. Il primo esame l'avrei ricordato per tutta la vita: linguistica generale. La materia era del tutto nuova per me ma terribilmente affascinante. Il mio docente era molto preparato e riuscire a passare l'esame con un ottimo voto, mi aveva dato quella fiducia in me stessa che mi serviva. Il secondo era stato più complesso, ma grazie al mio impegno costante ero decisamente soddisfatta del mio risultato.

Dopo una buona mezz'ora di studio, qualcuno bussò alla porta della mia camera.

«Mel» mi chiamò qualcuno dall'esterno. Capii immediatamente che si trattasse di Niall. In base a ciò che che mi aveva detto​ El, Zayn era tornato da due giorni. Mi chiesi quando il rettore ci avrebbe degnato della sua presenza, visto che dopo un semestre ero ancora in camera con un ragazzo.

Mi alzai e aprii leggermente la porta. Tornai a sedermi dinnanzi alla scrivania, non guardando nemmeno il biondino. Lo sentii entrare e chiudere dietro di sè la porta. Mi focalizzai sui miei riassunti e controllai cosa mi mancasse da ripassare per terminare il programma in vista del prossimo esame.

Niall non si mosse. Probabilmente mi stava fissando. Feci come se non esistesse, come se non gli avessi mai aperto. Controllai un paio di mail dal mio cellulare, visionando la data e l'ora precisa nella quale mi era stato fissato l'appello.

«Mel» mi chiamò nuovamente. Alzai gli occhi al cielo, decidendo di non rispondere. Mi aveva stancata. Non ero arrabbiata per il fatto che mi avesse rifiutato perché, chiariamoci, era libero di amare chiunque avesse voluto. Ero arrabbiata per i suoi atteggiamenti da altezzoso, egoista e arrogante. Veramente arrabbiata. Per non contare il modo in cui si rivolse a me il giorno del mio compleanno, tanto per non dimenticare.

«Dobbiamo parlare» disse. Mi alzai di scatto. Notai che era visibilmente più magro. Mi sembrò strano, considerando il fatto che non facesse altro che mangiare. Indossava una tuta grigia ed una felpa con cappuccio nera. Preferii concentrarmi sul suo look per poter evitare quegli occhioni blu.

«No, Niall» dissi passando accanto a lui e dandogli un colpo di spalla. Ovviamente quella che provò dolore fui io, considerando il fatto che pesasse almeno il doppio di me dato il suo fisico mascolino.

La sua mano afferrò il mio polso, stringendolo. Mi voltai di scatto quando mi attirò a sè. Di nuovo? Quando avrebbe capito che non poteva sparire e poi tornare da me dopo avermi spezzato il cuore come se non fosse successo nulla?

La sua mano sinistra sfiorò il mio volto, alzandomi con leggerezza il mento per potermi guardare negli occhi. I suoi, come al solito, erano spettacolari. Il suo sguardo magnetico mi attirò in una morsa dalla quale sapevo di non poter sfuggire.

Si leccò le labbra, accennando un sorriso. Così vicina notai la sua bionda e leggera barba, corta e curata. Il suo profumo, un misto irresistibile di tabacco e qualcosa che ancora non ero riuscita a riconoscere. La sua stretta al mio polso si fece più salda.

«Mi fai male» sibilai tentando di non guardarlo in faccia. Abbassai lo sguardo verso le mie adidas bianche ormai consumate.

«Guardami» disse, tirandomi ancora una volta più vicina a lui. Il suo profumo fu ancora più vivo, le vene del suo collo furono ancora più evidenti. Le pupille dei suoi grandi occhi dilatate, il mio respiro più veloce e smorzato del solito.

Con un dito accarezzò la mia guancia destra. Il cuore cessò di battere per qualche istante. Capii di essere stregata da quel ragazzo: mi aveva in pugno. Non volevo staccarmi da lui. Lo desideravo, con tutto il cuore. Ogni fibra del mio corpo richiedeva di avere nuovamente le sue labbra sulle mie, la sua lingua dentro la mia bocca.

Il mio cervello invece mi intimava di allontanarmi, ero consapevole di quanto stesse diventando tossico per me quel rapporto. Mordicchiai il mio labbro inferiore leggermente secco. Lo desideravo così tanto da far avere reazioni esagerate al mio corpo.

Niall accarezzò le mie labbra ed io le leccai automaticamente. Arrossii immediatamente per quel riflesso forse troppo azzardato, probabilmente fuori luogo e troppo intimo per due persone come noi. Un risolino uscì dalle sue labbra, facendomi ricordare quanto mi facesse innervosire con i suoi atteggiamenti.

«Guarda cosa ti faccio, Mel» continuò, toccando il mio braccio. La pelle nuda era ricoperta da puntini, non mi ero nemmeno accorta del fatto che avessi la pelle d'oca.

«Non dopo quello che mi hai detto» balbettai riferendomi al giorno del mio compleanno.

«Ero ubriaco» rispose con voce seducente.

Sentii un buco nel petto, nello stomaco.. non ero in grado di controllarmi.

Fu allora che capii di dovermi fermare. Allontanai bruscamente il mio braccio dalla presa del biondo e lasciai in fretta la mia camera. Non potevo fare in modo che il mio cuore venisse spezzato, non di nuovo.

Room 69Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora