𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝟥5

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Dopo aver sostenuto l'esame mi sentii immediatamente più leggera. Sostenere un'esame era una delle cose più soddisfacenti che si possa provare nella propria vita o, almeno, una di quelle che avevo provato io fino ad oggi. Mi congedai con il professore e uscii dall'edificio della mia facoltà. Boston in primavera era ancora più bella. Lungo il campus, nelle grandi aiuole erano cresciuti fiori di qualsiasi tipo: rose, tulipani, margherite.. tutto riportava alla bellezza della stagione in cui ci trovavamo. 

Continuai a percorrere il viale, tornando verso il mio dormitorio. Avevo passato giorni e giorni sui libri, per riuscire a superare gli ultimi tre esami di questa sessione. Averli affrontati - e superati - mi faceva sentire bene, ero soddisfatta di me stessa ma il lavoro e il tempo impiegato mi avevano tolto una quantità immane di sonno. 

Non avevo avuto nemmeno tempo per Niall, nonostante fosse il mio coinquilino. Anche lui era stato impegnato sui libri, e quella era stata la prima settimana in cui lo avevo visto studiare da quando ne avevo memoria. Pensai alle valigie che mi aspettavano per tornare a casa e quasi mi venne da piangere. Non avevo voglia di preparare tutto. 

Arrivata al dormitorio mostrai la mia card al custode che mi fece entrare. Avevo aspettato per due lunghe ore per poter fare l'esame e questo mi aveva distrutta. Dopo una settimana sentivo tutto il peso e la pesantezza che non avevo percepito a causa della scarica di adrenalina che mi aveva accompagnata. Quando entrai in camera Niall non c'era, così ne approfittai per dormire un po'. In poco tempo mi addormentai, lasciando i miei pensieri lontani da me. 

Aprii i miei occhi un paio di ore dopo, notando Niall sdraiato di fianco a me. Sorrisi nel vederlo così vicino. Aveva gli occhi chiusi, il suo petto si alzava e si abbassava lentamente. Era così sereno. Pensarlo così mi faceva un certo effetto, soprattutto quando ripensavo a cosa aveva affrontato nella sua vita. Accarezzai il suo volto e sbadigliai, ancora mezza addormentata. Lui afferrò la mia mano, stringendola. Aprì gli occhi e il loro inconfondibile blu mi guardarono, come nessuno aveva mai fatto prima d'ora.

«Com'è andato l'esame?» chiese.

«Molto bene, grazie. Il tuo?» domandai riferendomi al suo esame di matematica. Era una materia che si portava dietro dall'anno precedente, di certo io non lo invidiavo. Lasciare il liceo e terminare con le materie scientifiche per sempre era stata una delle scelte migliori della mia vita. 

«Sarà per la prossima sessione» rispose, alludendo al fatto che non lo avesse passato. Mi corrucciai. 

«Mi dispiace Nì» dissi tentando di consolarlo, sapevo che fosse importante per lui. Aveva studiato praticamente solo per quello. 

Niall mi accarezzò il volto, poi lasciò un bacio sulla punta del mio naso. Gli passai una mano tra i capelli, e qualche ciuffo si incastrò tra le mie dita. Di punto in bianco cominciammo a baciarci, sempre più intensamente. Le sue labbra morbide sulle mie mi mandavano in estasi. Lo baciavo e mi confondevo con il profumo della sua pelle, il calore del suo respiro. Presto finii per essere a cavalcioni su di lui, prigionieri di un profondo e tenero impeto d'amore. 

Quando i nostri corpi diventarono una cosa sola, capii quanto io lo amassi. Non avevo mai provato quello che provavo per lui. Il sentimento che avevo cominciato a nutrire dal giorno del mio compleanno, quando gli avevo confessato di provare qualcosa per lui, non era minimamente paragonabile a quello che stavo provando in quel momento. A quello che sentivo mentre facevo l'amore con lui, mentre diventavamo un'unica cosa. Il suo corpo diventava mio, il mio corpo diventava suo. Non provavo più dolore. Non mi sentivo più abbandonata da un uomo, anzi, mi sentivo protetta da quello che cominciai a definire come l'uomo della mia vita. 

«Ti amo, Melody» disse quando, dopo aver finito, appoggiai la mia testa sul suo petto.

 Aveva il respiro accelerato, come il mio d'altronde. Le sue parole mi scaldarono il cuore, rendendo tutto ciò che avevo provato e che provavo per lui reale. Anche lui provava ciò che provavo io.

«Ti amo anch'io» sussurrai lasciandomi accarezzare dalle sue dita. Non conoscevo il paradiso, ma se avessi dovuto spiegarlo a qualcuno, lo avrei descritto esattamente come questo momento: senza vestiti, con il cuor leggero, tra le braccia dell'uomo che amo.

 Non conoscevo il paradiso, ma se avessi dovuto spiegarlo a qualcuno, lo avrei descritto esattamente come questo momento: senza vestiti, con il cuor leggero, tra le braccia dell'uomo che amo

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«Mel, siediti su questa dannata valigia!» urlò Niall ed io obbedii in fretta al suo ordine. Aveva deciso di preparare lui i bagagli ma si era pentito della sua scelta dopo circa cinque minuti d'orologio. Andai a sedermi su quella maledetta valigia e Niall tentò di chiuderla. Dopo vari tentativi esultò.

«Dio! Finalmente ce l'ho fatta» disse contento. Presi la valigia e la riposi davanti alla porta d'ingresso assieme alle altre. Eravamo pronti per partire. Mi sentivo agitata, l'idea di presentare Niall a mia madre mi metteva i brividi. 

«Vado a salutare El» dissi al biondino, lasciandogli un bacio sulle labbra. Lasciai la stanza e andai al piano di sotto, bussando a quella di Eleonor. Lei mi aprì stropicciando gli occhi e dicendomi di fare silenzio, la sua coinquilina stava ancora dormendo. E anche lei, a giudicare il suo aspetto.

«Noi stiamo partendo» dissi informandola della nostra partenza. El cinse con le braccia il mio collo e io la lasciai abbracciarmi. Poco dopo esserci staccate, mi fece promettere di stare attenta e di dirle quando saremmo arrivati. 

Niall mi mandò un messaggio, scrivendomi che aveva preso tutti i nostri bagagli e che si trovava in hall, dove mi aspettava. Salutai di nuovo Eleonor e presi l'ascensore per andare da Niall. Inviai un messaggio nel gruppo con tutti gli altri ragazzi e li salutai, informandoli del nostro viaggio.

«Sono qui» dissi a Niall, una volta arrivata in hall. Niall prese le valigie e io presi qualche borsa, per potergli alleggerire il carico. Il taxi che avevamo chiamato ci aspettava fuori, Niall caricò tutto sull'auto mentre io mi limitai a passargli delle borse. Per me erano troppo pesanti.

Una volta saliti sul taxi, cercammo un modo per poter passare il tempo. 

«Cosa sai di Albany?» chiesi a Niall, cercando di trovare un oggetto per la nostra conversazione. Pensai che parlare del luogo che avremmo visitato di lì a poco fosse un ottimo modo per parlare di qualcosa. 

«Credo niente» rispose, cingendo il mio corpo con un braccio. Mi strinsi a lui, appoggiando la mia testa sulla sua spalla.

Lui mi sorrise e afferrò la mia mano, stringendola. Aprì gli occhi e il loro inconfondibile blu mi guardarono, come nessuno aveva mai fatto prima d'ora. 

Lui mi sorrise e afferrò la mia mano, stringendola. Aprì gli occhi e il loro inconfondibile blu mi guardarono, come nessuno aveva mai fatto prima d'ora.

«Meglio così» risposi, «questo significa che visiteremo molti posti» risposi. Nonostante la mia città non fosse bella come Boston, o come l'Irlanda dai racconti di Niall, aveva anche lei delle qualità.

«Sono un po' agitato» disse voltandosi verso di me, «di conoscere tua madre» rispose poi. Come biasimarlo. Anch'io avevo timore di quest'incontro. 

«Andrà tutto bene» risposi accarezzandogli il volto e lasciandogli un bacio sulla guancia destra. Il viaggio durò tre ore, durante le quali io e Niall cantammo e parlammo dell'imminente incontro. Sperai con tutto il cuore che a mia madre sarebbe piaciuto, esattamente come piaceva a me. 

Room 69Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora