𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 30

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Le dita di Niall accarezzavano i miei lunghi capelli biondi. La mia testa era appoggiata al suo petto, il suo respiro era lento e regolare. Il suo odore invase le mie narici. Ancora, dopo mesi, non ero in grado di capire quale fosse. Sapevo solo che era irresistibile, come lui del resto. Alzai il capo per poterlo guardare meglio e i suoi occhi blu scintillarono. Erano passati due giorni dal nostro rientro al campus.

Avevo passato la prima notte nel cottage piangendo sul suo petto, dopo averlo baciato. Lui non mi aveva chiesto spiegazioni. Aveva semplicemente ascoltato i miei singhiozzi, il dolore di anni interi che usciva in una sola notte. Mi aveva accarezzato la schiena, dolcemente. Lo aveva fatto come qualcuno che conosce in prima persona in dolore, in modo silenzioso e confortante. Il mio era stato un gesto disperato, una voglia e un desiderio di averlo innate. Non mi ero mai lasciata sopraffare dal mio istinto. Forse, non lo avevo mai avuto. Dal nostro rientro, avevamo passato le giornate in stanza. Non eravamo usciti nemmeno per andare a mensa, neppure per andare a lezione. Non che ci importasse più di tanto al momento.

Questi due giorni erano stati pieni di baci e carezze. Nessuno dei due aveva parlato con i ragazzi di quello che era successo, durante l'ultimo giorno in montagna avevamo fatto finta di nulla, mentre la notte avevamo dormito uno abbracciato all'altra. La sua mano continuava ad accarezzare i miei capelli, dandomi un senso di pace e sicurezza che non provavo ormai da troppo tempo. Ero incredula per quello che era successo.

Probabilmente avremmo dovuto parlarne, era necessario capire bene cosa fossimo io e lui. Nonostante il mio profondo desiderio di normalizzare ogni rapporto, mi lasciai cullare dalla speranza di poter essere serena senza etichettare qualsiasi tipo di relazione mi coinvolgesse attivamente. Ero stanca di mirare alla perfezione pur essendo un completo disastro.

«Cosa dovremmo fare?» chiese Niall, all'improvviso, dopo ore di silenzio. Come se avesse letto nei miei pensieri, mi fece quella domanda che tanto mi spaventava. Avevo paura che avesse provato tristezza per me e che, spinto da ciò, mi avesse coccolata. Non volevo ricevere una delusione.

«Tu cosa vuoi?» domandai, alzando lo sguardo verso di lui. Accarezzai il suo biondo e lieve accenno di barba, che solleticò i miei polpastrelli. Mi guardò per qualche minuto negli occhi, come se li potesse trovare la risposta alla mia domanda.

«Essere felice» sussurrò, scostando il suo sguardo dai miei occhi. Morsi l'interno della mia guancia. Non potevo essere io la fonte della sua felicità? Mi spostò dal suo petto e mi si raggelò il sangue. Che sciocca.

«Io non sono fatto per te» disse poi, alzandosi dal mio letto e andando verso il suo. Il mondo crollò sotto i miei piedi. Pensavo davvero che potesse provare qualcosa per me. Eppure, aveva passato gli ultimi due giorni tra le mie braccia. Sentii la rabbia aumentare dentro di me.

«Sei uno stronzo, Niall» cominciai, puntando il mio dito contro il suo petto, «se sto qualcuno sei geloso ma non mi vuoi mai per te» lo accusai, arrabbiata. Ero davvero frustrata, ero stanca delle sue azioni. Dei suoi baci, delle sue carezze, dei suoi cambi repentini d'umore. Ero più che stanca.

«Fino a cinque minuti fa andava tutto bene, cosa è cambiato?» urlai. Ero certa di avere il viso paonazzo, il mio nervosismo e la mia rabbia stavano crescendo a dismisura. Ero stanca di trattenere tutto dentro, ero stanca di passare per quella che in realtà non ero.

«Ho capito che tra noi non c'è futuro» rispose lui, «tu hai bisogno di qualcuno che attacchi i tuoi pezzi. Mel., guardami» disse poi, avvicinandosi e mettendo due dita sotto il mio mento. Fece alzare il mio sguardo, costringendomi a guardarlo.

Tra noi non c'era futuro? Lui non voleva nemmeno un presente! Ero così arrabbiata. Mi attraeva a se e poi mi spezzava il cuore. Faceva così da mesi ormai.

Room 69Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora