𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝟥7

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Le dita di Niall stringevano le mie mentre ci godevamo una passeggiata sotto il sole. Albany era bellissima. Indicai a Niall un ponte e andammo verso esso, per poterlo osservare meglio. Niall mi aveva chiesto di portarlo nel posto preferito della mia città, e così avevo fatto. Lo avevo condotto a Washington Park, l'unico posto in cui mi sentivo in pace. 

Respirai a pieni polmoni l'aria, come se quella che c'era lì fosse diversa rispetto a quella che avevo respirato finora. Niall lasciò la mia mano per affacciarsi leggermente dal ponte, guardando meravigliato l'acqua che scorreva verso di noi.

Indossava un paio di occhiali da sole che non mi permisero di guardare i suoi occhi, ma fui certa che stessero brillando. Quando era felice reagiva come un bambino ed io non potevo biasimarlo, questo parco era a dir poco stupendo. 

Era pieno di grandi distese di prato verdi, dove la maggior parte delle persone faceva dei picnic o passava il pomeriggio a studiare; nelle aiuole protette, che erano curatissime, erano cresciuti fiori di ogni genere e tipo, dando un tocco di colore più vivace a tutto. 

Tornare in quel parco mi aveva fatto ricordare la persona che ero l'ultima volta in cui ero stata lì, una persona certamente diversa da quella che ero ora. Mio padre mi aveva fatto scoprire questo posto e per la prima volta dopo anni, non ero venuta qui per farmi del male, per ricordare della sua assenza.

«Melody» mi chiamò Niall con tono serio, mi voltai e scoppiai a ridere quando indicò un piccolo stagno, «ci sono le papere!» urlò entusiasta. Afferrò la mia mano, costringendomi a corrergli dietro. Strattonò il mio braccio per la fretta di raggiungerle. Una volta arrivati davanti lo stagno Niall acquistò delle briciole di pane da un venditore che aveva un piccolo camioncino. 

Era lo stesso uomo che c'era anni prima, faceva questo per vivere da tutta la vita. Il suo volto era magro, aveva delle occhiaie scavate sotto gli occhi, evidenti e pronunciate. Il suo furgoncino era decisamente più vecchio e malconcio, la pittura era opaca e quasi del tutto sparita. 

Niall si avvicinò allo stagno e cominciò a dare delle briciole alle papere che starnazzavano in modo rumoroso. Mi avvicinai al biondo che si era seduto sul prato, poco distante dall'acqua. Lo seguii sedendomi per terra. L'erba fresca entrò a contatto con le mie cosce che avevo scoperte, visto che indossavo un abito in stile midi. 

Tirai le braccia un po' indietro, stiracchiandomi e alzando il volto verso il sole. Respirai profondamente, godendomi la pace che quel posto riusciva a darmi.

«Mi piacerebbe essere una papera» disse Niall deconcentrandomi e facendomi ridere. Si voltò verso di me, togliendo i suoi occhiali da sole, probabilmente per guardarmi meglio. Mi guardò intensamente, facendomi arrossire un po'.

«Che c'è?» domandai sorridendo e spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Lui si avvicinò a me, lasciandomi un bacio sulle labbra. Le sue labbra erano morbide, come sempre, ma ad ogni bacio mi piaceva pensare che fosse la prima volta. La prima volta in cui le nostre labbra si toccavano. 

«Perché vorresti essere una papera?» chiesi, riprendendo l'affermazione che aveva fatto pochi minuti prima. Lui alzò le spalle e lanciò altro pane nello stagno, gli animali fecero a gara tra loro per prenderlo prima.

«Per sentirmi libero» rispose lui, «le papere non hanno pregiudizi, non hanno obblighi. Stanno solo nel loro stagno, aspettando che qualcuno gli dia un tozzo di pane» continuò, guardando di fronte a sé.

«Così non mi avresti conosciuta» lo punzecchiai, avvicinandomi a lui e appoggiando la mia testa sulla sua spalla. Con un braccio cinse la mia vita, lasciandomi un bacio sulla testa.

«Che c'entra» ridacchiò, «guarda quello sono io, e quella sei tu» rispose indicando due papere vicine. Ridacchiai, immaginando di essere una papera. 

«Solo tu al mondo puoi dire queste cose» risi per quello che aveva detto. Era la verità, Niall aveva una fervida immaginazione. Passammo il resto del pomeriggio ad osservare lo stagno, pensando a cosa potessero dirsi tra loro le papere mentre starnazzavano. 

«Starà sicuramente dicendo che Niall è un cretino» disse lui, riferendosi alla papera che avrei dovuto essere io. Risi dandogli un colpetto sulla spalla, che esagerato!

«Perché lui ha lasciato casino in camera» ribattei facendolo ridere. Ci guardammo negli occhi scoppiando a ridere. Niall mi tirò verso di sé, finendo per essere uno sopra all'altra sul prato. Sistemai il mio vestitino, assicurandomi che non si intravedesse nulla.

La mia fronte era appoggiata alla sua, il suo petto si alzava e si abbassava per le risate che stava ancora emettendo. Niall aveva una risata facile e terribilmente contagiosa, infatti risi con lui.

«Ti amo, Mel» disse, «anche se passiamo i pomeriggi a pensare cosa si dicano delle papere. Anzi, soprattutto per questo» continuò facendomi ridere. 

«E' la dichiarazione d'amore più bella che qualcuno mi abbia mai fatto» risi lasciando un bacio sulla punta del suo naso, «ti amo anch'io» continuai. 

Qualche ora dopo, ero in cucina intenta a preparare la cena con mia madre

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Qualche ora dopo, ero in cucina intenta a preparare la cena con mia madre. Indossavamo entrambe un grembiule colorato e cercavamo di seguire una ricetta che avevo visto sui social. Niall aveva insistito per cucinare lui ma, nonostante ciò, lo avevamo cacciato dalla cucina mandandolo a guardare partite di football con Bobby, nonostante a lui non piacesse. 

«Quindi domani andate già via?» mi chiese mia madre, setacciando della farina. 

«Sì, abbiamo una specie di ballo di fine anno accademico» risposi passandole mano a mano gli ingredienti. La osservai, il suo sorriso si era spento. Appoggiai una mano sulla sua spalla per rassicurarla.

«Mamma, ho finito lezioni ed esami» iniziai, «presto tornerò qui e ci resterò fino al prossimo anno accademico» dissi tentando si sollevarle il morale. Lei alzò le spalle, non ancora soddisfatta della mia risposta.

«Non sono ancora abituata ad averti lontana» ammise girando l'impasto con una frusta. 

«Ma sono solo a due ore da qui» ridacchiai. Tra Albany e Boston la distanza era davvero minima. Mia madre era stata lontana da me per mesi e, adesso che avevo finito l'anno, si preoccupava di non vedermi più. 

«Aggiungo delle olive?» chiese, una volta che ebbe terminato di impastare. Preparai gli ingredienti che avevamo scelto, sperando che quella pizza venisse squisita. Avevamo cacciato Niall che, dai suoi racconti, sapeva cucinarla alla perfezione.   

«Nella mia porzione no» le risposi. 

Dopo due ore l'impasto della pizza lievitò e presto condimmo e infornammo la nostra cena. Passammo la serata a mangiare e guardare un film sul divano dove, tutti e quattro, ci addormentammo. 

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