𝖢𝖺𝗉𝗂𝗍𝗈𝗅𝗈 𝟥1

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La vibrazione del mio cellulare in tasca mi fece sobbalzare. Appoggiai la penna sul banco, afferrandolo. Sorrisi nel leggere che fosse Niall. Avevamo passato la notte uno abbracciato all'altra, come se la nostra discussione del pomeriggio non fosse mai successa.

Probabilmente ne avremmo parlato, ma dopo il suo attacco di panico non era decisamente il caso di farlo. Era stato difficile vederlo soffrire esattamente come soffrivo io da anni. Mi ero sentita come se una lancia mi avesse trafitta e, dopo anni, ero in grado di capire cosa aveva provato mia madre per me.

Era così difficile vedere qualcuno che ami provare quel tipo di dolore. La dottoressa Smith, giusto il giorno prima, mi aveva fatto presente che io non fossi l'unica persona sulla terra a soffrire, a sentirmi sbagliata. Dopo ieri avevo capito che Niall fosse esattamente come me, e probabilmente come tutti gli esseri umani.

Mi chiesi se stessi facendo l'ennesimo errore. Ieri pomeriggio ero convinta di avergli detto addio per sempre, che non avrebbe mai più avuto me stessa e la mia debolezza e adesso mi ritrovavo a sorridere come una deficiente davanti al cellulare. Alzai lo sguardo da quest'ultimo per guardarmi attorno.

L'aula in cui mi trovavo era enorme. Tantissimi studenti avevano preso posto e tanti altri continuavano a entrare. Risposi a Niall con dei cuoricini, avvisandolo che non sarei tornata in stanza prima di pranzo.

«Posso sedermi qui?» chiese qualcuno dietro di me. Mi voltai, notando una ragazza dai corti capelli rossi. Presi il mio zaino, che avevo messo in quello che era diventato il suo posto, e lo riposi sotto la mia sedia.

«Siediti pure» le risposi accennando un sorriso che ricambiò. La osservai meglio, mi sembrava di averla già vista da qualche parte. Era molto più bassa di me, indossava una camicia di lino color verde militare e dei pantaloni beige. Il suo volto era incorniciato da delle lentiggini e aveva profondi occhi verde smeraldo, che mi ricordarono quelli di Harry.

«Sei Melody, vero?» chiese lei pochi minuti dopo. Le annuii. Probabilmente ci conoscevamo e nessuna delle due aveva riconosciuto l'altra subito.

«Sono Miranda» disse lei. La guardai per qualche minuto, aggrottando la fronte. Miranda? Storsi un po' la bocca, come ero solita fare quando ero particolarmente concentrata. Finalmente ricordai chi fosse! Aveva seguito con me il corso di storia moderna.

«Perdonami» dissi, «sono una sbadata» le risposi ridacchiando. Mi disse di non preoccuparmi ed estrasse dal suo zaino quaderni e penne. Osservai la mia parte del banco, maniacalmente ordinata. Gli evidenziatori erano posti in ordine, per gradazione di colore così come le penne.

Avevo qualche ossessione, per l'ordine e per la cancelleria. Scrissi il titolo della materia, e continuai a guardarmi attorno. Il trambusto non si placò, l'aula strabordava di studenti. Dovetti riconoscere che il corso di filologia era molto richiesto, in quella stanza c'erano almeno cinquecento persone. Le aule della Boston University erano a dir poco gigantesche.

Mi distrassi dal professore che entrando, battè le dita sul microfono, tentando di ricevere un feedback da noi. Alzai nuovamente lo sguardo. Pensai che le lezioni erano ricominciate, anche se sembrava che non fossero mai finite.

«Volevo comunicare che sono state rilasciate le liste di chi ha superato l'esame per i filmati del vostro seminario a scelta» annunciò, mettendo a tacere il vociare il tutta l'aula, «sono appese in bacheca» terminò l'annuncio. Mi affrettai a scrivere un messaggio a Niall, mettendolo al corrente della notizia.

«Tu hai partecipato?» chiese Miranda, toccando il mio braccio per farmi la domanda. Mi voltai verso di lei, riponendo il cellulare sul banco.

«Sì» risposi, «aspettiamo questi risultati da un po' in verità» continuai elettrizzata. Sperai che il nostro filmato rispecchiasse le aspettative del nostro professore, non avrei faticato più di cosi per tre miseri crediti universitari.

Room 69Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora