Capitolo Ventidue

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Dicono che gli occhi siano lo specchio dell'anima, e che scrutando in profondità si riesca a scorgere la sincerità e la verità nelle persone. Dicono che per riuscire ad arrivare al cuore di qualcuno, si debba iniziare dagli occhi. Dicono che oltre queste insormontabili finestre giaccia la verità sulle persone, non importa cosa trasmettano le apparenze.

L'uomo fermo sulla porta della camera di Louis non sembrava altro che un normale giovane uomo. Guardando, però, nelle due pozze grigio ghiaccio, si riusciva a scorgere tutt'altro. Quegli occhi rivelavano la sua vera essenza; fredda, detestabile, e malvagia.

Harry percepì gli occhi dell'uomo su di sé come lame; trasmettevano una tagliente sensazione di pericolo al suo intero corpo. Iniziò a sentirsi tremendamente nervoso, i respiri erano tremolanti mentre ricambiava lo sguardo; mostrando all'uomo tutta la sua sicurezza nel proteggere Louis senza alcuna paura.

"Ho per caso interrotto qualcosa?" L'uomo chiese, la voce intrisa d'odio e gli occhi ancora puntati su Harry.

Il riccio percepì i tremori che attraversavano il corpo di Louis. Era terrorizzato da quell'uomo.

Non preoccuparti, Lou. Non lascerò che ti procuri altro dolore.

Si accigliò riportando gli occhi sull'uomo. "In realtà si."

Le sopracciglia dell'individuo si arcuarono, e si avvicinò di un passo. "Oh, davvero?"

"S-si." Borbottò, imprecando mentalmente contro sé stesso per l'insicurezza ed il leggero tremore nella sua voce.

L'individuo fece un altro passo verso il letto.

"Cosa ho interrotto, allora? Perché sono dannatamente sicuro voi non steste lavorando su quell'importantissimo progetto scolastico."

Harry deglutì nervosamente. Quello era esattamente ciò che aveva temuto pochi momenti prima che l'uomo facesse irruzione nella stanza.

"Noi... noi stavamo solo parlando." Cercò di spiegare. "Inizieremo i compiti adesso."

L'uomo chiaramente non gradì la risposta datagli da Harry. Prese un paio di passi verso il letto, ed Harry poté osservare i pugni stretti lungo i fianchi. Stava per aprire bocca e dire qualcosa in modo da allontanare l'individuo, ma prima che avesse il tempo di farlo una voce sottile irruppe.

"Jason, ti prego, stavamo solo parlando."

L'uomo, Jason, scostò lo sguardo da Harry per portarlo su Louis; gli occhi diventati improvvisamente più gelidi.

"Penso di sapere esattamente ciò che stava succedendo; e non credo fossero coinvolte molte parole."

Harry era sconcertato.

Cosa pensava stessimo facendo esattamente?

"N-no." Borbottò Louis, la voce pregna di paura. "Lo giuro, stavamo solo parlando; nient'altro."

Jason fissò Louis per un lungo istante. La stanza era avvolta in un silenzio di tomba ed Harry temeva che gli altri potessero sentire il battito accelerato del suo cuore che rimbombava come una batteria nelle sue stesse orecchie. Non sapeva se avesse dovuto dire qualcosa; non sapeva nemmeno chi o dove guardare-

Finalmente, dopo quella che sembrò un'eternità, l'uomo rivolse a Louis uno strano sguardo che portò l'altro ad annuire, e poi lasciò la stanza, sbattendo la porta dietro di lui.

Harry rilasciò il respiro che aveva trattenuto fino ad allora ed il sollievo pervase il suo intero corpo prima di girarsi ad osservare Louis.

"Lou," Disse calmo. "Cos'è appena successo?"

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