Capitolo Trentaquattro

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Harry sospirò gettando un libro di testo particolarmente pesante nel suo zaino. Era un lunedì mattina, il giorno del suo ritorno a scuola dopo quelli che sembravano essere stati anni.

Era stato oltremodo sconcertato quando sua madre, il pomeriggio prima, aveva fatto ritorno dall'incontro e gli aveva riferito che la scuola non avrebbe ammesso altri giorni di assenza. Avevano affermato che il riccio non avesse alcuna buona ragione per perdere ulteriori lezioni.

Era stato proprio quel punto a rendere Harry così arrabbiato.

Aveva probabilmente la ragione più valida al mondo per saltare la scuola. Aveva assistito a qualcosa di orribile, continuava a soffrire per ciò che era convinto fosse dello stress post-traumatico, e nonostante non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, era ancora tremendamente preoccupato per Louis.

L'unico fattore positivo era che Louis non era stato costretto a ricominciare. Era, dopotutto, ancora in stato di guarigione dal grosso ammontare di abusi a cui il suo corpo era stato sottoposto e dagli interventi subiti.

Harry era grato ed ansioso allo stesso tempo.

Era felice del fatto che fosse stato dato a Louis altro tempo per guarire non solo fisicamente, ma mentalmente.

Tuttavia il ragazzo non poteva non sentirsi ansioso nel lasciarlo solo.

Se Louis avesse avuto bisogno di lui? Se avesse avuto un attacco di panico ed Harry non fosse stato lì per calmarlo?

Se ne avessi uno io, e Louis non fosse lì per me?

Ciò spaventava tremendamente Harry.

Aveva bisogno di Louis.

Aveva bisogno dell'unica cosa in grado di tenere quei demoni lontani, l'unica persona capace di farlo sentire al sicuro, e l'unica in grado di calmarlo quando non riusciva ad impedire alla sua mente di immaginare cosa sarebbe potuto succedere.

"Andrà bene." Gli disse Louis, quasi come se fosse riuscito a leggere la mente del ragazzo.

Harry gli rivolse un debole sorriso. "Come puoi esserne così sicuro?"

"Perché sono qui, solo ad una chiamata di distanza." Lo confortò. "In più, Niall sarà con te, e sono sicurò non ti lascerà solo nemmeno un attimo."

Harry rise. "Si, mi ha già detto che mi terrà la mano o qualcosa del genere."

Louis ridacchiò e alzò gli occhi al cielo. "Gli sei mancato."

"Lo so. Mi sento malissimo, non lo vedo da tanto tempo. È solo, è difficile star lontano da te, ed è difficile lasciare che chiunque altro ti stia vicino."

"Per me è lo stesso."

"Davvero?" Chiese Harry. "Quindi non sto diventando pazzo?"

"Beh, un po' pazzo lo sei." Scherzò Louis. "Ma capisco perfettamente cosa intendi. È ancora difficile per me lasciare che determinate persone mi si avvicinino. Non so perché, ma è così."

Harry si accigliò. "Sembri andare d'accordo con mia madre."

"È diverso. Lei...mi ricorda la mia stessa madre."

Harry si avvicinò al più basso e lo avvolse in uno stretto abbraccio. "Ti manca, non è vero?"

Louis annuì contro la spalla dell'altro. "Tantissimo. Anne mi ha detto che sta migliorando. Mi ha anche proposto di andare a trovarla, ma sono spaventato."

Harry strofinò una mano sulla schiena di Louis.

"Sono spaventato di vederla così debole in un letto d'ospedale. Sono spaventarlo di vederla dipendente da quelle macchine. Non penso di essere abbastanza coraggioso per affrontare questa cosa."

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