Capitolo Trentacinque

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Harry sussultò, gli occhi penetranti di Liam a trafiggerlo.

Niall si parò protettivamente davanti al riccio. "Devi andartene, Liam."

Liam arcuò un sopracciglio. "Oh, davvero?"

Niall prese un ulteriore passo verso il castano, questa volta minacciandolo. "Non lo ripeterò ancora, Liam. Vattene."

Liam roteò gli occhi e puntò lo sguardo oltre Niall per osservare gli occhi spalancati di Harry. "Aww, andiamo. Voglio solo avere una chiacchierata con un vecchio amico. Gli sono mancato tanto."

Il biondo sollevò entrambe le mani e spinse duramente Liam. "Non parlerai con lui mai più."

Le labbra di Liam si curvarono in un sorriso di scherno. "Cos'è, sei la sua guardia del corpo e la sua voce, ora? La piccola fatina ha perso la lingua?"

Niall prese un respiro profondo, cercando di calmare la rabbia crescente. I suoi pugni erano serrati e tremanti, pronti a sferrare un colpo al bullo sogghignante.

Una risatina fuoriuscì dalle labbra di Liam mentre faceva un passo indietro dai due. "È sempre un piacere parlare con voi, ragazzi. Dovremmo rifarlo, qualche volta."

Rise ancora. "Devi invitare anche il tuo toy boy Tomlinson, Harry. Ci divertiremmo un mondo."

Gli rivolse un ultimo sogghigno prima di camminare via, non dando opportunità al ragazzo di replicare.

Niall scosse la testa con sdegno. "Mi sconcerta sapere che una volta eravamo suoi amici."

Si voltò a guardare l'amico, e fu invaso da un'improvvisa preoccupazione. Il riccio stava visibilmente tremando, aveva gli occhi fuori dalle orbite, ed una leggera patina di sudore ad imperlargli la fronte.

"Harry?"

Harry non rispose, girò semplicemente i tacchi ed iniziò a camminare tanto velocemente che Niall dovette quasi correre per raggiungerlo.

"Harry." Annaspò Niall. "Amico, rallenta e parlami."

"Casa." Esalò piattamente il riccio, non smettendo di camminare.

"Harry, ti prego..." Niall provò a bloccarlo, entrando nella sua visuale, ma lo sguardo di Harry rimase fisso davanti a se finché non raggiunse il portone della scuola e spinse la maniglia spalancandolo.

Mano a mano che si allontanavano dalla scuola, era come se la corda invisibile che aveva spinto Harry ad accelerare si stesse allentando. Inciampò quasi, ed iniziò ad oscillare leggermente, come se non fosse certo di quale direzione prendere, i suoi occhi, però, rimasero fissi davanti a se. Finalmente, rotta l'andatura costante del riccio, Niall riuscì fiondarsi di fronte a lui. Lo afferrò per i gomiti, impedendogli di muoversi e di cadere. Harry batté le palpebre molte volte; sembrava perso.

"Harry, hey, guardami." Niall provò a fare in modo che gli occhi dell'amico incontrassero i suoi. "Voglio aiutarti. Di cos'hai bisogno?"

Il biondo riusciva a scorgere il pallore sul volto dell'amico crescere sempre di più. "Devo vomitare."

"Cos-" Prima di riuscire a finire la frase, Harry si tirò via dalla sua presa.

Arrancò di alcuni passi verso il giardino di una villetta. Si piegò in avanti lasciandosi andare a molteplici conati di vomito accompagnati da svariati ansiti.

"Gesù." Mormorò Niall, affrettandosi a raggiungere il fianco dell'amico. Quando posò una mano sulla sua spalla, Harry sobbalzò.

Niall tolse velocemente la mano. "Harry, sono io. Sono soltanto io."

More Than Meets The EyeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora