Capitolo 5

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Sarah

Arrivai a New Orleans al sorgere del sole, una strana è piacevole sensazione mi attanagliava lo stomaco con insistenza, probabilmente perché sapevo che ad aspettarmi in aeroporto c'era la persona che attendevo di rivedere da un secolo.

Scesi di corsa dall'aereo, precipitandomi sulle scale mobili, spostando la testa da un lato all'altro, cercando di vedere attraverso le moltitudini di teste davanti a me, fino a quando non vidi gli stessi occhi che mi avevano salvato da piccola.
Quando il breve viaggio sulle scale mobili fu concluso, mi fermai un secondo per rendermi conto se stavo sognando o veramente davanti a me c'era Klaus Mikaelson.
Quando un signore mi urtò per la fretta di perdere l'aereo, ebbi la certezza che era tutto vero, così gli corsi incontro e mi lanciai tra le sue braccia, finalmente a casa.

Restammo uniti per un tempo che a me sembrò infinito, ma che riuscì a colmare un secolo di distanza, cosi alzai lo sguardo, tentando di trattenere le lacrime che pizzicavano i miei occhi -" non piangere "- mi disse, ma purtroppo non riuscii a mantenere il controllo -" mi sei mancato Klaus, non sai quanto"- singhiozzai, mente lui mi stringeva ancora -"anche tu mi sei mancata tesoro"-.

Ci dirigemmo fino alla macchina, parlammo del mio viaggio, Klaus sembrava interessato a conoscere ogni minimo particolare, ma per certe cose era ancora troppo presto -"a casa ci raggiungerà anche Elijah?"- chiesi, senza nascondere tutta la tristezza che provavo a causa della sua lontananza e del suo silenzio -" si ci sarà anche lui, perché quel tono affranto?"- mi chiese ignaro -" non ha mai risposto alle lettere, non ha mai cercato di contattarmi"- dissi guardando dritta davanti a me.

Klaus guardava la strada in silenzio, quando mi accorsi di essere arrivati alle porte della nostra città -" ci siamo"- disse lui.
Sapere che avrei rivisto Elijah iniziò a fare viaggiare la mia mente, mi chiedevo di cosa avrei parlato con lui, che cosa mi avrebbe detto per giustificarsi.
Elijah era sempre stato meraviglioso con me, era stato lui a insegnarmi a scrivere, a leggere, mi raccontava le storie sui vampiri e sulle creature soprannaturali, anche se poteva sembrare strano, visto l'aspetto sempre serio e composto, Elijah era un uomo votato alla famiglia, con il quale avevo condiviso molti dei miei momenti più gioiosi della mia infanzia.

Non feci tempo a pensare ad altro, che notai un uomo in giacca e cravatta aspettare fermo davanti a un ristorante, e quando si voltò, mi mancò il respiro.
Rivedere Elijah, davanti a me dopo un secolo, fu l'ennesimo colpo al cuore della giornata.

Gli occhi mi iniziarono a pizzicare nuovamente, e mentre maledicevo me stessa, Klaus fermò l'auto, voltandosi verso di me -" non sapevo che non ti avesse risposto, ma ti posso giurare che non ti ha dimenticata, era solo a pezzi per averti perso"- disse con voce affranta, condividendo il dolore che entrambi portavamo con noi da anni.

Klaus scese, mentre io restai in auto, tirando un lungo sospiro, decidendomi in fine di scendere, ma quando sollevai lo sguardo da terra, Elijah era esattamente davanti a me.
L'ennesima lacrima mi rigò il viso, solitamente odiavo piangere davanti a loro, ma in quel momento non mi importava.
Rimasi un secondo ferma a guardarlo, teneva la mano sinistra nella tasca dei pantaloni, lo stesso viso di un secolo prima, l'abbigliamento elegante gli conferiva l'ennesimo tocco di classe che lo contraddistingueva dai suoi fratelli.
Quando lo vidi sorridermi, non esitai un secondo di più per raggiungerlo e gettarmi tra le sue braccia.

Alzai lo sguardo, notando una lacrima rigare anche il suo volto, facendomi così dimenticare di tutte le mie paure e supposizioni.
Klaus si diresse nel ristorante per prendere posto e lasciarci qualche momento , lasciandomi sola con Elijah.
Ci incamminammo per fare due passi -" perché non mi hai mai cercata?"- gli chiesi, lui non si voltò, guardando sempre dritto davanti a sé -"Elijah ti prego, perché non mi hai cercata, sono stata male e ..."- lui si girò davanti a me, guardandomi negli occhi, mentre con una mano mi accarezzava il viso.

-" Mi dispiace, ma ero distrutto, se solo avessi aperto una di quelle lettere, sarei crollato al pensiero che forse non ti avrei più rivista ..."- stavo ricominciando a piangere, così mi strinsi forte a Elijah per soffocare le lacrime, riabbracciarlo era come tornare indietro nel tempo.

Una volta che io e Elijah entrammo nel locale, vidi Klaus seduto a un tavolo con lo sguardo rabbioso e calcolatore, qualcosa non andava.

Raggiungemmo il tavolo -" cos'è successo fratello?"- chiese Elijah, spostando la sedia per farmi sedere, mentre Klaus squadrava due ragazzi seduti al bancone del bar non troppo distanti da noi -"due vampiri"- dissi sottovoce, notando gli anelli solari che permettevano loro di camminare alla luce del sole.

Non era strano vedere dei vampiri aggirarsi per le strade, da quando gli Originali avevano costruito la città secoli prima, New Orleans era diventata un faro per le creature soprannaturali di ogni genere.
-" Si stavano lamentando di un certo vampiro che governa questa città..."- disse -" e come si chiama questo vampiro che ha preso la nostra casa?"- chiese Elijah sbottonandosi la giacca -"Marcel..."-.

ciaoo a tutti,

ringrazio le persone che hanno letto la mia storia e spero di ricevere commenti dove mi fate sapere cosa ne pensate e consigli per la storia.

graziee e al prossimo capitolooo!

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