Capitolo 5

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La pioggia stava arrivando. Lo si poteva notare dai nuvoloni grigi che non vedevano l'ora di liberarsi e dal forte fruscio del vento.
Spencer, con gli auricolari nelle orecchie, stava leggendo un libro. Il ritratto di Dorian Gray. Era concentrata a leggere quel libro, come faceva con tutti gli altri. Le bastavano i suoi due migliori amici astratti ma al tempo stesso concreti. Non si era accorta che ormai stesse piovendo. Holland le offrì una tazza di cioccolata calda picchiettandole la spalla per farsi vedere. Dopo un piccolo sorriso come ringraziamento, ritornò a leggere.
Nella stanza ognuno di loro stava facendo qualcosa. William aveva sulle gambe il computer e la sua polaroid ed un'altra macchina fotografica.Quando alzò lo sguardo per prendere la cioccolata da Holland, vide Spencer mentre leggeva. E pensò che fosse la ragazza più bella del mondo. A partire dalla sua treccia larga, dalla sua concentrazione mentre sorseggiava la cioccolata senza mai staccare lo sguardo dal libro, lei era lì, nella sua felpa grande, messa all'improvviso per il freddo che si era fatto sentire, che aveva come sfondo la strada desolata e la pioggia. Senza pensarci due volte, prese la sua polaroid e le scattò una foto.
Jonathan era impegnato a guardare la tv, Jacob era in camera sua, Holland stava preparando qualcosa in cucina ed infine Michael era fuori casa.
Ad un certo punto Spencer si alzò e chiuse il libro mettendo un segnalibro, andò a posare la tazza in cucina e sparì per le scale, tutto sotto lo sguardo di William.
Cinque minuti dopo, scese le scale ed entrò nella stanza degli strumenti.Doveva scaricare la tensione. Uno strumento dove scaricare sempre tutto ciò che provava. Prese le bacchette e si sistemò sullo sgabello, iniziando a suonare la batteria. Non le importava se avrebbe fatto chiasso, se avrebbe dato fastidio a qualcuno. Lei aveva bisogno di sfogarsi.
Le persone si limitavano a suonare strumenti come il pianoforte o la tastiera e la chitarra. La batteria era tutt'altra cosa. Con la batteria muovevi forte le bacchette, con forza, sentivi il suono che superava il rumore dei tuoi pensieri che era peggio del traffico. Scaricava lo stress e il nervosismo lì, perché non poteva sempre scaricarlo sulla gente.
Era passato un anno. A quest'ora lei avrebbe dovuto dargli il latte,oppure farlo addormentare o cambiargli il pannolino. Lui avrebbe avuto due o tre mesi e lei avrebbe dovuto essere nervosa cercando di ricordare la sua vita prima della gravidanza. Avrebbe chiesto un aiuto a sua madre e lei glielo avrebbe dato. Sarebbe uscita con Matt per avere un po' di quell'intimità persa dopo il parto. Suo padre e il suo fidanzato il giorno dopo le avrebbe fatto una chiamata su Skype per via del fuso orario e avrebbe cercato di parlare con lei nonostante i pianti del bambino. Però ci sarebbe stato Matt che le avrebbe dato una mano.
In realtà niente di tutto questo si era avverato. Non esisteva nessun bambino, nessun Matt come padre, nessuna madre amorevole, nessuna chiamata da parte del padre. Non avrebbe visto o sentito niente. E mentre la ragazza era lì a cercare di sigillare i suoi ricordi dolorosi, allo stipite della porta c'era William che le aveva scattato un'altra foto. 

Come un fiore d'inverno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora