D'inverno non ci sono rose o margherite o altri fiori. È come se fossero nascosti nelle persone. La bellezza delle rose in ragazze che pensano a come rendersi ancora più belle. Una bellezza futile che un giorno, prima o poi, svanirà. La semplicità della margherita o del girasole nascosta sotto gli strati dei libri e delle felpe grandi. Spencer si sentiva esattamente come un fiore d'inverno. Inesistente.
E questo succedeva ormai da anni. Voleva essere quel fiore che spiccava accanto ad un albero morto o ad un prato abbandonato al suo destino in quella stagione.
Quel fiore che combatteva contro il vento gelido.
Tutti i suoi tentativi erano stati spazzati via da quel vento nel corso della sua vita, quindi decise di non provarci più.
Si sentiva esattamente come un robot: faceva ciò che doveva fare durante la giornata non riuscendo a provare un minimo di sentimento in ogni cosa che faceva o diceva.
Non metteva più nemmeno la passione negli strumenti, li suonava e basta.
Il problema era che le persone l'avevano fatta diventare un robot. Sua madre nella sua vita ha sempre pensato alla sua scalata sociale sposando e fidanzandosi con persone di grande calibro. Dimenticava sempre il giorno del suo compleanno e le faceva gli auguri quando le veniva in mente che aveva una figlia e che era passato ormai un anno dal suo ultimo compleanno. Ha sempre commentato il suo modo di essere e di vestirsi.
Suo padre viveva felicemente in Spagna, vivendo la sua love story, non preoccupandosi che la figlia intanto vivesse la sua vita con una cameriera mentre la madre andava in giro per il mondo.
Mentre l'unica persona che l'aveva fatta sentire viva se n'era andata, abbandonandola.
Quindi perché sprecarsi tanto a provare emozioni?
Ma la prima volta che vide quegli occhi così tanto simili al cielo d'inverno, si era sentita debole. Ecco perché chiuse così velocemente la porta. E adesso ritrovarselo in casa, che gironzolava ridendo e scherzando con i suoi amici, le dava fastidio.
Odiava fottutamente tanto la sua calma ed il suo modo di essere gentile con tutti, il suo modo di essere un secchione cronico, odiava tutto di lui. Ecco perché si era limitata a pochi contatti e ad osservarlo quando lui non se ne accorgeva.
Ma il modo in cui l'aveva portata di sopra come se fosse una principessa sperduta e come le aveva accarezzato delicatamente la guancia, le fecero venire dei brividi in tutto il corpo.
Il suo modo di stare in silenzio e di non fare domande, di aiutarla con la scuola quando avrebbe potuto fregarsene e farsi i fatti suoi, l'avevano fatta ricredere. In quel momento avrebbe voluto, la più piccola parte di sé avrebbe voluto, farsi conoscere ed essere compresa da lui.
Ma non voleva e non poteva rischiare.
E se si fosse rivelato come Matthew? Conosciuta a fondo, capita, amata e poi gettata via? No, questo mai.
Avrebbe studiato, passato l'esame e continuato la sua vita in santa pace. Aveva tempo solo sei/sette mesi.
Ce l'avrebbe fatta ad impegnarsi e studiare tutto? Non solo il programma vecchio ma anche il programma nuovo e stare al passo con tutto?
Malediceva Matthew, l'essersi distratta per lui e l'essersi fatta mettere incinta.
Ma infondo, il bambino è stata la sua unica forza in quei momenti bui. Scese le scale seguita dal ragazzo ed andò a sedersi sul divano a guardare la televisione accanto a Jacob che le chiese se volesse un po' d'acqua dato che doveva prenderla per sé.
William invece si diresse direttamente in cucina dove, quattro paia d'occhi, lo guardavano studiandolo.
"Cosa c'è?" domandò il ragazzo.
"Ti piace, vero?" rispose con un'altra domanda Holland.
"Non mi piace proprio nessuno, semplicemente è scomodo dormire su quel divano ed ho pensato di portarla sul suo letto" il ragazzo sbuffò.
"Va bene, è come dici tu" rispose Jonathan.
"Lei non mi piace" disse il ragazzo a bassa voce per convincere se stesso. La bionda entrò come un uragano in cucina.
"Beh, cosa ti ha detto la preside?" domandò Michael.
"Sono fottuta fino al collo. Per prima cosa devo trovare un adulto che venga a parlare con lei e sapete i rapporti con i miei genitori; devo studiare il programma dell'anno scorso e portarlo ad un esame orale che farò a fine anno scrivendo anche una tesina e naturalmente devo recuperare i voti di quest'anno sennò mi bocciano" spiegò brevemente la ragazza. "Come adulto, potresti chiedere aiuto a tua zia Marie" consigliò Holland all'amica. "Zia Marie si trova a Los Angeles, non ha buoni rapporti con mia madre e possiamo dire che sia la sua preferita.. penso che possa andare bene"
"Presentala come tua madre, i capelli biondi vanno bene e dici che i tuoi tratti li hai presi specialmente da tuo padre"
"Vedo cosa posso inventarmi, passami il telefono" la mora le passò il telefono e con un nodo in gola, la ragazza compose, sotto lo sguardo di tutti, il numero di sua zia e mise il vivavoce.
"Pronto, chi parla?"
La ragazza prima guard i suoi amici, poi rispose. "Ciao zia, sono Spencer"
"Tesoro, è da tanto che non ci sentiamo. Cosa succede? Qualcosa con tua madre?"
"No, solo che ho bisogno del tuo aiuto: potresti venire qui a Boston per parlare con la mia preside? C'è' stato un problema e vorrebbe parlare con un adulto e dato che i miei genitori sono fuori città.. -in realtà non sapeva se la madre fosse fuori città ma poco importava- mi chiedevo se potessi venire tu"
"Oh, credimi tesoro, vorrei venire solo che non mi posso allontanare dalla California"
"Grazie comunque, è stato bello risentirti" alzò gli occhi al cielo e dato che ormai il suo obiettivo non era stato raggiunto, voleva solo chiudere al più presto quella chiamata.
"Ci risentiamo tesoro, un giorno puoi anche venire qui"
"Contaci, sto avendo problemi di linea e non riesco a sentirti molto bene, ciao" e le chiuse il telefono in faccia.
"Pista inutile" replicò William.
"Già"
"Non c'è nessun altro che potresti contattare?" la bionda scosse la testa, poi le venne un'illuminazione. "Ma certo, perché non ci ho pensato prima" riprese il telefono e compose il numero.
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Come un fiore d'inverno [IN REVISIONE]
Romantik"Lei sa ciò che vuole, un po' come te" rispose guardandola "io invece so ciò che voglio, ma a volte ho paura a prendere quella determinata cosa" "Non devi avere paura. Quella cosa può prendersela qualcun altro" "Ho paura di sbagliare qualcosa" "Rico...