Capitolo 17

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La accompagnò in un parcheggio e lì le mostrò la sua auto. Auto grigia, molto carina secondo Spencer, ma per quanto lei non avesse gli stessi gusti delle ragazze, non se ne intendeva di auto.

La invitò ad entrare in auto e lei lo guardava con sguardo accigliato. Mise in moto e, mentre guidava, dava qualche occhiata alla ragazza che non aveva ancora fatto nessuna domanda.

"Dove stiamo andando?" sguardo fermo e aggrottato, sicuramente mentre faceva quella domanda stava pensando ad altro.

"Cosa c'era scritto in quel biglietto?" le domandò a sua volta. Era rimasto sorpreso dal fatto che lei non avesse letto il contenuto a nessuno, di come aveva reagito, come quando ti fanno esattamente il regalo che tu aspettavi di ricevere.

"Ehi, non si risponde ad una domanda con un'altra domanda" disse lei sorridendo guardando il sorriso che si era formato sul viso del ragazzo. Ed in quel momento si era dimenticata, senza accorgersene, di tutta la sua vita incasinata: Matthew, i suoi genitori, la scuola, il suo bambino. Più lo guardava e più si rendeva conto che lui era quel ragazzo dall'animo buono e gentile con la sua bellezza misteriosa e lei non meritava un amico come lui. Lui che l'aveva aiutata non solo nella scuola, ma anche quando voleva scappare per poche ore dal mondo.

Non ascoltò la risposta del ragazzo che si era accorto che lei, in realtà, si era incantata a guardarlo pensando ad altro. Scosse un po' la testa e gli chiese di riformulare la domanda.

"Ho detto che quando arriveremo lo scoprirai. Sbaglio, o ti sei incantata a guardarmi?" le chiese con un sorriso vedendo la ragazza che cercava una risposta decente e che si arrabbiava con se stessa per non sapere come rispondere.

"Stavo attendendo la tua risposta, quando mi sono incantata a pensare" spostò lo sguardo verso il finestrino sentendosi messa in soggezione. Quegli occhi grigi non la facevano a sentire a suo agio quando scherzava in quel modo, oppure quando la fissava. Perché lei sapeva che alcune volte lui la guardava e quando si girava verso di lui, il biondo non accennava ad abbassare lo sguardo. E sapeva che lui si sentiva fissato quando poi si girava verso di lei, ma la bionda già guardava altrove.

Lui non aveva lo stesso sguardo di Matthew. Non aveva lo stesso modo di guardarla di Jonathan, Michael o Jacob. Aveva uno sguardo che non sapeva decifrare, diverso.

"Sì, però adesso tu dovresti rispondere alla mia domanda che ti ho fatto prima" all'inizio non si ricordò della domanda, però poi ci pensò a fondo e le venne in mente.

"Oh beh, perché dovrei dirtelo?" gli chiese con sguardo e tono da saputella e lui sorrise ancora di più. "Un giorno forse te lo dirò" gli rispose continuando la sua risposta precedente.

Arrivarono a destinazione e lei vide che era una spiaggia. Era bellissimo come il mare riflettesse il cielo che in quel momento stava assumendo delle tonalità sul grigio, rendendo l'acqua ancora più scura. Scese subito dall'auto e, dopo essersi tolta le scarpe, posò i suoi piedi sulla sabbia fredda e compatta. Si girò verso di lui con un grande sorriso, che lui fu felice di osservare. Più guardava quella ragazza, più le piaceva. Gli piaceva il suo sorriso, i suoi capelli metà biondi e metà neri che erano sempre lisci, o quando si faceva una crocchia o una treccia, i suoi occhi così simili al nero ma anche alla cioccolata, gli piacevano le sue fossette che la rendevano ancora più tenera, come sembrava piccola all'interno di quei vestiti così grandi su di lei. Inconsapevolmente o forse troppo consapevolmente, si stava innamorando di quella ragazza burrascosa che in quel momento era felice grazie a lui.

Si sedettero a riva, guardando come il mare s'infrangeva e ritirava, scontrandosi ripetutamente contro gli scogli.

"Mi dispiace che ogni volta che sei con me, bisogna sopportare una litigata con qualcuno, prima Sasha, poi Matthew, mi chiedo se a volte la sfortuna é dalla mia parte" si mette le mani in faccia e lui rise piano per quella reazione.

"Non ti preoccupare, vorrei essere tuo amico e se per esserlo bisogna affrontare questo, sono più che disposto a farlo" lei lo guardò e lui fece la stessa cosa.

"Grazie, ma ehi, sicuramente una persona che mi da ripetizioni é mia amica, quindi sei ufficialmente mio amico" gli mostrò la sua mano e si diedero un cinque.

"Giochiamo a palla?" le domandò mostrando la palla arancione che aveva all'interno dello zaino.

"Praticamente avevi già organizzato tutto?"

"Certo, cosa credi che fossi venuto qui senza nulla?" la ragazza scosse la testa pensando che lui era lo stesso ragazzo che si organizzava durante il week end di anticiparsi i compiti. Era diverso da tutti gli altri, lui era lui.

E fu così che passò la giornata: tra palleggi, rincorse, risate, giochi e scherzi.

Lui la faceva stare bene e per un attimo pensò, anche se era difficile da ammettere, la dottoressa aveva ragione.

La sera scartò i suoi regali, mangiò il solito cibo spazzatura che amava tanto insieme ai suoi amici e guardò con loro un film. E lei si rese conto, anche se lo sapeva già, non solo William era un buon amico, ma anche tuttigli altri. Le stesse persone che non l'avevano abbandonata.

Come un fiore d'inverno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora