Uscì velocemente da casa e si incamminò sulla strada che ormai conosceva fin troppo bene. Ci vollero una decina di minuti per arrivare e, una volta lì, guardò l'edificio dove la costrinsero a stare una volta uscita dall'ospedale. Quando gli incubi ancora le inondavano la mente, quando ormai pensava che tutto fosse perduto. Entrò nell'ascensore diretta al terzo piano. Suonò per farsi aprire e attese il suo turno.
Passò mezz'ora quando la porta si aprì ed un paziente uscì ringraziando la dottoressa. Quando la donna posizionò lo sguardo su di lei, si meravigliò della sua presenza.
"Spencer, non mi aspettavo che tu venissi qui" disse meravigliata la donna. La bionda si ricordò la prima volta che la portarono lì. Non avevano parlato per circa un'ora perché secondo lei, non c'era nulla da dire.
Continuava ad osservare la stanza dalle pareti grigi, guardando ogni singolo libro, attestato, fotografia e la dottoressa parlò solo quando Spencer si fermò a fissare la foto di sua figlia. E fu in quel momento che iniziarono a parlare.
La dottoressa Barton sapeva che non sarebbe stato facile far parlare Spencer e che ci voleva del tempo, la cosa più importante era non farla arrabbiare. Ad ogni incontro sperimentava un modo diverso di farla esprimere. Con la musica, una scritta, un disegno, qualsiasi cosa. Le dispiaceva di quella ragazza dall'aria triste e voleva veramente aiutarla. Così le propose di andare da lei solo quando avrebbe voluto, quando avrebbe ritenuto necessario sfogarsi che non la guardasse con troppa compassione e pena. Perché infondo era abituata a qualsiasi casoormai.
La dottoressa fece accomodare Spencer e vide che lei guardava un punto indefinito nella stanza con sopracciglia aggrottate.
"È da un po' che non ci vediamo, più di un mese, se non ricordo male. Stai, per caso, seguendo il mio consiglio di fare qualcosa per farti svagare un po'?" iniziò mettendosi i suoi occhiali.
"Ho avuto da fare con la scuola e con i miei problemi in generale e no, non sto facendo niente di ciò che tu mi hai consigliato" rispose con il solito distacco la ragazza.
"Spencer, sei turbata da qualcosa e cerchi di nasconderlo. Tipi come te, che tendono ad essere inespressivi con tutti, a tenersi tutto dentro, prima o poi sai benissimo che possono scoppiare" la guardò sconsolata lapsicologa.
"È tornato" le disse mordendosi il labbro per evitare di piangere. Sapeva che avrebbe potuto farlo liberamente, ma si sarebbe sentita una fallita. Quella donna era la figura che più si avvicinava ad una madre e sapeva anche che non l'avrebbe giudicata. Era una delle poche persone che conosceva la sua vita. Dall'inizio alla fine.
"Chi é tornato?" le chiese la donna sporgendosi e appoggiando i suoi gomiti sulle ginocchia.
"Io, sul serio, stavo trovando un giusto equilibrio nella mia vita. Sai, con noi c'é un nuovo coinquilino e lui all'inizio mi faceva venire i nervi con la sua calma e la sua gentilezza. Però mi ha aiutata e continua ad aiutarmi senza fare domande, nonostante abbia sentito fin troppe volte degli accenni di quello che é successo un anno fa. Però lui, una settimana fa é tornato, Matthew"
"Spencer, partiamo daMatthew. Tu sai cosa penso, vero?" la ragazza annuì alla domanda "Forse il tuo era amore, ma ti sei attaccata alla prima figura maschile che ti facesse sentire al sicuro da ciò che hai passato e ti facesse sentire apprezzata, nonostante tutto ciò che lui ti aveva fatto passare. Ti sei attaccata a lui, non solo perché dici che lo amavi, ma perché avevi bisogno di una figura maschile che per te non é stata molto presente, tuo padre" Spencer ricordò come si sentì la prima volta che udì quelle parole. Come una pazza. Chi mai si attaccherebbe ad un ragazzo solo perché non aveva avuto una figura maschile nella sua vita?
"Tornando a questo ragazzo che mi hai nominato, come ti senti con lui?"
"Con lui mi sento come se da un momento all'altro mi potesse lasciare da sola. Mi guarda sempre con quegli occhi che mi fanno sentire in soggezione ed é sempre disposto ad aiutare tutti ed é una cosa che non sopporto perché non sono una grande fan della gentilezza. Però mi sento anche al sicuro, perché con lui dimentico tutto, cerca di farmi divertire in tutti i modi" disse queste ultime parole facendo unpiccolo sorriso che la dottoressa notò.
"Diglielo allora. Non potrebbe mai abbandonarti, come hai detto tu, rimane senza fare domande e aspetta che sia tu a dirgli tutto" si tolse definitivamente gli occhiali e la guardò pronunciando quelle parole "probabilmente, essendo un ragazzo Matthew, ti avrà detto che ti riconquisterà e tu hai paura di questa cosa, perché pensi di essere ancora innamorata di lui, ma valuta le situazioni ed ascolta il tuo cuore" e con quelle parole si concluse la seduta.
SPAZIO AUTRICE
AUGURI DI BUON NATALEEEEEE
Come avete passato la serata? Spero bene.
Mi viene l'angoscia a pensare che, passato Natale, devo iniziare a fare i compiti che mi hanno dato :(
Passando al capitolo penoso, doppio aggiornamento, yuppyyy
Questi che sto scrivendo sono capitoli penosi, lo so, ma anche di passaggio, che cercano di rendere l'idea della storia in generale. E come già sapete, vorrei sposare William ma è un personaggio della mia mente malata.
Commentate e votate, vorrei tanto sapere la vostra opinione e spargete la voce sulla storia, come regalo di Natale.
Adesso vi abbandono e torno a dormire (stranezza time)
Un bacio a tutte, alla prossima
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Come un fiore d'inverno [IN REVISIONE]
Romantik"Lei sa ciò che vuole, un po' come te" rispose guardandola "io invece so ciò che voglio, ma a volte ho paura a prendere quella determinata cosa" "Non devi avere paura. Quella cosa può prendersela qualcun altro" "Ho paura di sbagliare qualcosa" "Rico...