Capitolo 32

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"Quando si hanno le allucinazioni, non è solo preoccupante lo staccarsi dalla realtà, ma anche come la persona reagirà quando inizierà a riprendersi. Spencer, devo ammetterlo anche andando contro il segreto professionale, non è riuscita a controllare la verità iniziando a trasformare la sua rabbia in depressione. Sono riuscita a riprenderla in tempo e non me ne prendo il merito, perché ha fatto tutto da sola. Non è facile per una ragazzina l'abbandono e la perdita di un figlio. Quel bambino aveva dato a Spencer la voglia di continuare la sua vita, di non lasciarsi andare, aveva iniziato a maturare il suo istinto e il suo senso di protezione. Una volta, mi aveva detto, che quando toccava la sua pancia era come se sentisse qualcosa battere dentro di sé. Aveva iniziato a sentire quella protezione che nessuno le era riuscito a dare. Una volta le dissi che credeva di essersi innamorata di Matthew, ma la verità è che non ha mai avuto una figura paterna costante e si è aggrappata a lui, se così possiamo dire"

Le parole della psicologa continuavano a ripetersi nella mente di William. Non sapeva da dove iniziare. Come avrebbe dovuto comportarsi?

Quando lui, Holland e Jonathan tornarono a casa, sentirono le melodie di un pianoforte suonare.

"Ci penso io, non preoccupatevi" rassicur i due, mentre notò Holland guardarsi attorno.

Si avvicinò cauto alla stanza ed appoggi la mano sulla maniglia. La strinse forte, non sapendo cosa avrebbe potuto trovare all'interno. Abbassò lentamente ed aprì la porta.

Vide subito i capelli biondi di Spencer ricadere lunghi mentre le incorniciavano il viso, quando di solito, mentre suonava, li portava legati. Notò come fosse concentrata a guardare i tasti del pianoforte, nessuna fronte corrucciata, nessuna linea stretta sulle labbra che avrebbe voluto baciare. Avrebbe voluto osservarla, poi lei avrebbe alzato lo sguardo e gli avrebbe sorriso, come faceva solitamente. Non accadde niente di ciò. Adesso lui era diventato uno sconosciuto.

Le si avvicinò, cercando di farsi sentire. La melodia si affievolì, fino a quando l'ultima nota non fu suonata.

"Tu sei Will, giusto? Quello che stanotte mi ha aiutata" cercò di ripetersi nella mente che era solo un'alterazione della realtà, che la vera Spencer era viva e consapevole dentro di lei. La sua bionda non lo avrebbe mai chiamato Will, le piaceva troppo stuzzicarlo perché non amava molto il suo nome intero.

"Ehm.. si, sono io. Cosa stavi suonando?"

"Oh nulla, uno spartito di Chopin" si ricordò come lei amasse Chopin, come le piacesse suonare i suoi spartiti e come lui adorasse ascoltarla.

"Anche ad una mia amica piace Chopin" la vide sorridere ma non era lo stesso che gli faceva di solito. Era un sorriso che non si rendeva conto della realtà. Fino a quel momento, William non aveva mai pensato ad una persona con problemi mentali, con un passato difficile o con delle allucinazioni. Non ne aveva mai vista una ed in quel momento si trovava spaesato, non sapendo cosa fare. Non avrebbe mai pensato che le allucinazioni portassero a quello.
Lei non lo riconosceva più. Non erano pi quegli amici che parlavano di tutto, che si sorridevano a vicenda e che si fissavano quando l'altro era distratto. Adesso erano come il niente. "Sai, credo che andrò a fare una passeggiata.. vuoi venire con me?" Le domandò girandosi a guardare la porta ed indicandola con il pollice.

"No, vai tranquillo. Io devo pensare a Daniel" una pugnalata nel cuore, ecco cosa sentiva. Gli faceva male come lei sorridesse in modo anomalo, come lei credesse in cose che non esistevano. Non le credeva soltanto, lei ne era convinta.

Si voltò con l'unica intenzione di uscire da lì e di prendere un po' d'aria. Era da sempre il più sensibile, quel tipo di ragazzo dolce, gentile e generoso, il preferito della mamma. Decise di andare proprio a casa sua, dove lì non avrebbe visto una realtà alterata.

Prese la metro per farsi portare là, mentre ascoltava tutte le canzoni che aveva sentito con Spencer fino a quel momento. Dopo essere sceso alla fermata giusta, camminò per un po' fino a trovarsi davanti al cancello di casa sua. Suonò, attendendo che qualcuno lo andasse ad aprire e trovandosi la sorella già correre verso di lui.

"Wiiiiilll!! Sei qui" lo abbracciò forte, una volta che fu entrato. Gli diede un bacio sulla guancia mentre lui continuava a tenerla stretta.

"Mi sei mancata, piccolina" la prese in braccio e la portò con sé dentro casa.

"Dov'è la mamma?" le domandò dolcemente, sapendo che suo padre era a lavoro.

"Mamma è uscita con Dora, Danielle  in camera sua con Ashley e Brandy è a calcio" spiegò Katie giocando con i capelli di suo fratello " Spencer dov'è?" Chiese curiosa guardandosi attorno.

"Non c'è principessa. Facciamo così: vado a salutare un attimo Danielle mentre tu, invece, perché non inizi a prendere i giocattoli per giocare insieme?" La bambina annuì più volte e scese dalle sue braccia.

Il ragazzo salì le scale sentendo le due ragazze ridere. Bussò alla porta della stanza ed aprì dopo aver udito  un 'avanti' soffocato dalla risata di Danielle.

"Oh mio Dio, Will. Da quanto tempo. Non sei mai qui, fratello" la sorella lo abbracciò e fu felice di sentire un calore familiare. Salutò Ashley con due baci sulle guance come la madre gli aveva sempre insegnato.

Si sedette sul suo letto e si guardò intorno e notò come avesse arricchito ancora di più la sua stanza e come i muri fossero pieni di foto.

"Allora cosa ti porta qui?" gli domandò sorridendo e notando che non ci fosse Spencer "Aspetta, dov'è la biondina?"

"Sono qui per visita, volevo venire a salutarvi" mormorò  spaesato dopo l'ultima domanda. "La biondina? Intendi Spencer?"

"Sì, lei. A quanto so ed ho visto, state sempre insieme. Cos'è adesso, avete deciso di lasciare il guinzaglio che tenevate a vicenda?"

"Ha avuto dei problemi ed è rimasta a casa. Perché parli di lei in questo modo? Non ti ha fatto nulla di male, non la conosci neanche" rispose turbato. Come mai tutta questa antipatia verso di lei?

"Secondo me, è solo una troia. Insomma, fa prima gli occhi dolci a te, poi agli altri ragazzi ed anche ai tuoi fratelli. Sai che lo dico per il tuo bene. Non è persona di cui potersi fidare"

"Lei non è Katherine, Danielle. Sei tu che la vedi in un modo che non è. Sono innamorato di lei e né tu, né nessun altro mi metterà mai contro di lei" si alzò di scatto dal letto ed uscì da quella camera per poi raggiungere la sorella.

"Ehi principessa, devo andare perché devo fare una cosa importante. Ti prometto che quando verrò, porterò anche Spencer con me, okay?" salutò sua sorella e si diresse verso l'uscita.

Mentre si dirigeva verso il cancello, sentì una voce chiamarlo.

"Will!" si girò sentendo il suo nome ed aspettò la ragazza bionda che correva verso di lui. I suoi capelli erano così diversi da quelli a cui era abituato che gli sembrò strano vedere delle ciocche non tinte.

"Ehi, mi dispiace per ciò che ha detto tua sorella. Insomma, accusare così pensantemente Spencer.. le ho detto che ha sbagliato.. perché non andiamo a berci qualcosa insieme?" gli chiese sorridendo ed attendendo una risposta positiva.

"Okay" le sorrise, ma non quello che faceva di solito alla ragazza di cui era innamorato.

SPAZIO AUTRICE

SCUSATEMIIIII

Mi scuso per il ritardo ma il mio telefono si è rotto e non ho potuto aggiornare. 

Mi odierete anche per Ashley, ma vbb.

Dovrei anche aggiornare Only for game ma devo trovare il tempo.

Scusatemi ancora e votate e commentate.

Kisses♥♥

Come un fiore d'inverno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora