Capitolo 2

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Dopo aver fatto una dormita, sotto consiglio di Michael, scese giù con indosso solo una culotte e una maglietta, rubata dall'armadio di Jonathan perché le piaceva molto, com'era solita andare in giro per casa o a volte dormire. Si diresse in cucina per bere un po' qualcosa e intanto si specchiò al forno. Aveva un po' di trucco sbavato sotto gli occhi e i capelli in disordine, ma ormai tutti erano abituati a vederla così. Comunque non aveva un bell'aspetto ma ormai non le importava più.
Suonarono alla porta. Sicuramente non erano gli altri perché era ancora mezzogiorno e, quel giorno, si usciva alle 13.15 da scuola.
"Mike vai tu" urlò per farsi sentire dall'amico.
"Sono impegnato, vai tu" le gridò di rimando.
Andò ad aprire fregandosene di come fosse vestita. All'uscio di casa vide un ragazzo con una valigia, una chitarra sulla spalla e un borsone in mano, ma non era concentrata a vedere gli oggetti, bensì i suoi occhi. Erano grigi, un grigio intenso che se lo guardavi da lontano, poteva sembrarti un altro colore. I capelli biondo scuro, leggermente scompigliati e un look accettabile. Si riprese dalla sua osservazione ed attirò l'attenzione del ragazzo che la stava guardando.
"Mi dispiace, non siamo testimoni di Geova e non vogliamo esserlo" fece un sorriso falso e chiuse la porta sbattendola.
"Chi era?" chiese l'amico comparendo nel salotto mentre Spencer era sdraiata a fare zapping col telecomando.
"Nessuno, avevano sbagliato porta, molto probabilmente" rispose lei alzando le spalle.
"Ho dimenticato di dirti che in questa casa ci sarà un nuovo coinquilino, sei l'unica che dovevo avvisare" le disse Michael sedendosi sull'altro divano mentre la guardava.
"Maschio?" il ragazzo annuì. "Non so se la cosa dovrebbe essere positiva o negativa, diciamo 50 e 50. Positiva perché almeno non rischierei di avere una cristiana che potrebbe anche essere una maniaca dei vestiti e una rompipalle, negativa perché bastate già voi come maschi rompiscatole" la risposta fece nascere un piccolo sorriso sulle labbra di Michael.
"Lo so che ci adori, è inutile che con me, non attacca" le scompigliò un po' i capelli e tornò in camera sua. Risuonarono alla porta.
"Stavolta vado io" rispuntò il moro ed andò alla porta.
"Tu devi essere William, giusto? Abbiamo parlato due giorni fa a telefono" sentiva la conversazione dal divano.
"Sì, sono io. Tu sei Michael quindi. Ho suonato prima alla porta ma una ragazza ha pensato fossi un testimone di Geova e mi ha richiuso la porta in faccia. Pensavo fosse l'indirizzo sbagliato" Michael lo fece entrare dentro casa.
"Nono, è l'indirizzo giusto. Speeeenceeer" la chiamò come rimprovero.
"Che diavolo ti urli se sono qui? E poi scusa, che ne sapevo io chi fosse lui se tu mi hai parlato della sua esistenza appena 5 minuti fa?" lo rimproverò la ragazza.
"Io sono William" il ragazzo nuovo le porse la mano con un piccolo sorriso e lei la guardò, poi guardò lui.
"E io me ne torno in camera" si rigirò e tornò in camera.
La casa era abbastanza grande ed apparteneva ai genitori di Michael, quindi i ragazzi contribuivano solo nel pagare le bollette e fare la spesa. Un giardino, un garage, la cucina, il salotto, la stanza degli strumenti, dove ognuno si allenava per conto suo, due bagni, uno per ogni piano ed infine, quattro camere da letto. Lei ed Holly dormivano in camere separate, dato che ognuna aveva bisogno del proprio spazio, soprattutto Spencer. Jacob e Michael nella stessa camera e Jonathan da solo, ma da quel giorno avrebbe dormito con William. La stanza di questi ultimi si trovava al piano di sopra, accanto al bagno e alla stanza di Holly. Quella di Michael e Jacob al piano di sotto accanto al bagno e alla stanza degli strumenti. La cucina era abbastanza grande per contenere tutti e soprattutto per contenere i disastri che ogni giorno causavano. Le pareti della casa erano piene di ricordi, qualsiasi cosa che potesse ricollegarsi a loro. C'erano le vecchie medaglie di pallavolo di Holly, alcuni dei libri di Spencer, un quadro carino di Jacob, l'idolo del baseball di Jonathan e un vinile di Michael.
"Non far caso a Spencer, ha un carattere particolare e le piace essere lasciata in pace. Non ci far caso se di solito fa cose strane" lo avvisò il moro mostrandogli la casa.

Una volta che tutti furono tornati a casa, Michael presentò William agli altri.
"Spencer? Non c'era alla lezione di arte" rifletté Holly.
"Camera accanto alla tua" spiegò brevemente Michael.
"Che scuola e che anno frequenterai, Will?" domandò Jonathan.
"Terzo anno e mi sono iscritto alla Boston Music School" spiegò il ragazzo.
"Oh bene, anch'io, Spencer ed Holly, frequentiamo il penultimo e tutti quanti nella stessa scuola" disse Jacob.
"Scusate, ma io vado nella mia stanza e semmai vado a salutare la mia amica" parlò la castana.
Salì le scale ed andò a bussare alla stanza dell'amica.
Ehi Spence, hai visto il nuovo coinquilino? È veramente bello. Perché sei andata via oggi?"
"Perché mi andava. E sinceramente non trovo niente di speciale in lui" rispose acida lei. Sperava solo che non l'avrebbe importunata.

Come un fiore d'inverno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora