Epilogo

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La casa fuori città dei genitori le era sempre piaciuta. Si affacciava sul mare e, quando era piccola, le piaceva correre per tutta la spiaggia davanti la villetta.

Era rimasta lì in quei giorni. Si sentiva come se fosse tornata alle origini, a quando era una bambina, a quando correva spensierata e senza alcun problema per la testa. Una volta aveva pensato di portarci anche Daniel, quando avrebbe imparato a camminare ma quel desiderio era irrealizzabile.

Era rimasta lì,  a guardare il mare che tanto amava, a pensare alla sua vita, alle persone che a cui teneva, a William. Aveva diritto ad una spiegazione,  poi sarebbe andata via se lui lo avesse voluto. Non poteva e non voleva rovinare una persona così bella.

Si alzò di scatto e decise di andare verso la sua auto, decisa a parlargli.

**********

William era ancora scosso per ciò che aveva visto il giorno prima.  Spencer non lo amava. Questo era il punto. E lui si sentiva di morire dentro.

Aveva dedicato così tanto tempo a quella ragazza, a cercare di renderla felice, ad aiutarla, a stare con lei. Ma non ricambiava. Si sentiva usato, ferito.

Ma perché inviargli un messaggio per poi fargli vedere una cosa del genere?

Le strade erano trafficate e la gente passava velocemente accanto a lui, senza accorgersi di quel ragazzo. Si fermò al parco, lo stesso in cui aveva visto Spencer baciare Matthew e lo stesso in cui di solito passavano le giornate insieme.

La panchina era la stessa in cui  si sedevano la maggior parte delle volte ed osservò la gente intorno a sé. Mamme che guardavano con attenzione i propri figli per paura di perderli, bambini che giocavano a nascondino o facevano lo scivolo oppure l'altalena, ragazzi che correvano o che camminavano normalente.

Per un attimo immaginò Spencer insieme a quelle madri, magari sarebbe rimasta in piedi a giocare con il suo piccolo.

Tutto intorno a lui era movimento, caotico ed ovattato. Si sentiva come se fosse dietro ad un vetro e non riuscisse a romperlo.

Una figura si avvicinò incerta ma allo stesso tempo decisa. Prese posto accanto a lui senza però parlargli.

Dopo quei pochi minuti di silenzio, decise di prendere parola.

"Sapevo di trovarti qui, insomma.. ti piace venire ed osservare la gente. È ciò che.. ti rende diverso" non sapeva cosa stesse dicendo, neanche come iniziare il discorso.

William non rispose e la bionda sperò che non fosse troppo arrabbiato o altro.

"Sei sparita per diversi giorni" il suo tono di voce era distaccato e la ragazza si meravigliò per la prima volta di sentirlo "Dove sei stata?"

La bionda sospirò. Voleva essere consolata da quello stesso ragazzo che, in quel momento, forse la odiava.

"Se verrai con me, ti giuro che ti spiegherò tutto" affermò quasi supplicandolo,  volendo tornare alla sua vita normale e senza dover essere una specie di latitante.

Il ragazzo, per la prima volta in quei minuti insieme,  si girò a guardarla negli occhi scuri che aveva. Erano sinceri, quasi lucidi e molto stanchi.

Si alzò di scatto dalla panchina e lei lo osservò dal basso non sapendo le sue intenzioni. Lui le porse la mano che lei accettò volentieri, sollevata dal fatto che lui le desse una possibilità e volesse ascoltarla.

Si avviarono verso l'auto della ragazza, che il ragazzo non sapeva avesse, e videro un altro ragazzo accanto la macchina che andava via.

Entrarono e Spencer mise subito in moto. Cercò di arrivare a casa sua ad una velocità abbastanza alta ma ancora nella media. Non riusciva a tenersi tutto dentro, doveva parlargli.

"Hai perdonato Matt?" Domandò d'un tratto William interrompendo il silenzio. La ragazza si accigliò improvvisamente.  Tutto si aspettava meno che quella domanda.

"Stai scherzando?  Sai che lo odio" quasi rise dopo quell'affermazione. Cosa c'entrava con tutto?

"Mi sembrava il contrario ieri" mormorò il ragazzo, continuando a mantenere il suo tono freddo.

"Seriamente, stai scherzando? Non vedo Matthew da non so quando e mi fai questa domanda assurda" stringeva con forza il volante per evitare di urlare. Era semplicemente stanca.

"Mi hai mandato un messaggio l'altro giorno con su scritto che ci dovevamo incontrare al parco, lo stesso dove stavamo fino a cinque minuti fa. Sono arrivato ed ho notato lui e quando sei venuta, ti sei buttata tra le braccia di Matt. A che gioco stai giocando, Spencer?"

La ragazza rise. Rise perché la situazione era la più assurda che avesse mai vissuto.

"Che troia. È stata tutta opera di Sasha, con l'aiuto di Ashley. È stata Ashley a farmi ricordare di mio figlio e a farmi tornare le allucinazioni. Lo sapeva bene, perché mi ha vista in ospedale quando faceva il tirocinio. Lo ha anche sbandierato a Natale. È stata Sasha quella che hai visto ieri. Ricordi la ragazza che avevamo visto con Michael quella volta? È una delle sguattere in incognito di Sasha.  E la biondina l'ha fatto perché ha una cotta per te. Originale come sempre"

"Come faccio a crederti? Insomma,  sei andata via, lasciando tutto, senza neanche un biglietto"

"L'ho fatto per proteggerti. Perché avevo capito cosa stava succedendo e non volevo che tu fossi troppo coinvolto" urlò continuando ad alternare lo sguardo da lui alla strada.

"Non me ne frega un cazzo se sono coinvolto o meno, okay Spencer? Io ti amo" prese una piccola pausa, sorpreso lui stesso di ciò che aveva detto, ma ormai era fatta "Ti amo dalla prima volta che ti ho vista, ti amo come non ho mai amato Katherine e possono sembrarti parole banali ma è così. Non riesco a descrivere in una sola parola ciò che provo per te" lui aveva il respiro leggermente affannato mentre lei lo aveva trattenuto.

Voleva dirgli qualcosa, parlargli, rispondergli ma non trovava cosa replicare.

Quando cercò di frenare per girare ad una curva, si accorse che i freni non funzionavano e la macchina andava ad una velocità abbastanza alta.

"William,  i freni non vanno" mormorò impaurita, voltandosi a guardarlo.

Riprovò a vedere se non si fosse sbagliata ma era così.

"William salta, non c'è tempo" stavano per andare a sbattere. Lui scosse la testa "Will cazzo fallo" le prese il viso tra le mani e le lasciò un ultimo bacio. "Al tre saltiamo"

"Tre" urlò Spencer. Il rumore dell'auto che andava a sbattere e si distruggeva riempiva le sue orecchie e quelle di William. Uno dei due ce l'aveva fatta a saltare mentre l'altro no. Entrambi si ritrovarono,  però, racchiusi in un vortice di oscurità.

SPAZIO AUTRICE

È così che finisce questa storia. Forse mi odierete, lo so, ma è così.

Nel prossimo capitolo metterò i ringraziamenti.

Per qualsiasi domanda sulla storia o sui personaggi, I'm here.

Ho cercato di descrivere al meglio le scene o le sensazioni.

Votate e commentate con il vostro odio verso di me.

Vi adoro

Come un fiore d'inverno [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora