Istinto

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Dopo l'incontro a sorpresa con il picchiatore, continuai a sgobbare, riposando un paio d'ore per la pausa pranzo. Non me la sentii di tornare a casa, così chiamai Tracy, e prendemmo un hot dog per strada, tanto per perseguire la sua dieta a basso contenuto calorico e soddisfare la mia fame di cibi salutari. Nel sentire il mio racconto sulla serata precedente, la sua faccia si abbandonò a così tante espressioni, che se avesse fatto il provino al posto di Alex, sarebbe stata presa di sicuro. Per quanto riguardava Brody, volle sapere tutti i dettagli, ed era elettrizzata forse persino più di me. Mentre pranzavamo sedute su una panchina, il mio pensiero corse ad Alex e ad il suo provino. Credevo che, in ogni caso, si sarebbe presentata durante il pomeriggio, magari con l'intenzione di festeggiare. Ma non lo fece. La cosa bella di chi non ha un telefono? Non hai un modo per rintracciarlo, senza dover per forza presentarti a casa sua. Ripresi a lavorare subito dopo la riapertura, cercando di scacciare il senso d'inquietudine nei recessi della mia mente. Ma lui era ancora lì, in tutta la sua sfrontatezza, che faceva capolino nei momenti più improbabili. Salutavo educatamente uno dei clienti, e quella faccia di bronzo spuntava fuori, con quell'aria da spaccone imprevedibile. Servivo un caffè, e mi faceva l'occhiolino. Chiaccheravo con Emily, e mi minacciava con le braccia conserte. Ero sconvolta, ma cercavo di non darne mostra. Chicago aveva un lato oscuro che, nella mia vecchia cittadina, era assolutamente impensabile. Affascinante, ma oscuro, ed io non ero mai stata un'amante delle tenebre. Eppure, una parte di me, sapeva che non c'era niente di cui temere. Quella parte di me, forse, era decisamente incosciente, perché tendeva a vedere tutto come fosse un gioco.

Poco prima di staccare, chiesi a Josh il permesso di uscire qualche decina di minuti prima. Il tempo necessario per truccarmi e darmi una sistemata generale. Mi recai in bagno, chiesi ad Emily i trucchi che teneva riposti in un armadietto, e mi misi una sfumatura di ombretto color tortora. Aggiunsi un tocco di mascara sulle mie ciglia folte, e misi un pizzico di lucidalabbra al lampone. Sciolsi i capelli, fino ad allora tenuti in una coda, e li lasciai ricadere mossi sulle spalle. Speravo davvero che per Brody non sarebbe stato un problema passare prima a casa, visto che necessitavo immediatamente di un cambio di vestiti. Indossavo un paio scarpe da ginnastica nere, semplici jeans larghi in vita, ed una canottiera bianca. Sì, dovevo cambiarmi assolutamente. Raggiunto il bancone, lo vidi. L'ansia affiorò dalle mie viscere ad ondate, e cominciarono a sudarmi le mani. Gli lanciai uno sguardo terrificato, poi mi ammorbidii nel vedergli addosso una camicia bianca a pois, e dei jeans neri. Il suo viso era ancora tempestato di lividi giallognoli sparsi a destra e a manca, ma a me non interessavano. Aveva un'aria pulita e curata, e quella camicia aderiva perfettamente su quel corpo scolpito con ore ed ore di sudore. Quando mi vide, sorrise, entusiasta. Aggirai il bancone e ci salutammo con un bacio su entrambe le guance. Sapeva di acqua di colonia, e sentii il cervello andare in tilt. Stavo per uscire con Brody Palmer. STAVO PER USCIRE CON BRODY PALMER. Oh mio dio.

«Com'è andata la giornata? Sei stanca?» mi chiese lui, mentre ci avviavamo alla macchina parcheggiata dall'altro lato della strada. Aveva un'elegante Alfa Romeo di un nero lucido.

Annuii «abbastanza, a dir la verità, ma è andato tutto bene» quella bugia per un attimo convinse anche me «e a te? Hai avuto altri problemi con quei tipi?»

Parve sorpreso ed in difficoltà davanti alla mia domanda «no, no...voglio dire, alla fine non è stato tutto questo granché. Non roviniamoci la serata parlando di brutte esperienze» disse, sforzandosi di addolcire il tutto con un sorriso.

«No, certo, non ne vale la pena».

Mi aprii addirittura lo sportello della macchina, e lo richiuse non appena mi sedetti. Prima che entrasse, sorrisi in preda ad un'esplosione di felicità. L'auto era pulita e addirittura profumata. Brody afferrò il volante saldamente, e mise in moto. Mi sentivo elettrizzata come non mai.

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