Luke colpì sulla porta un paio di volte, e quando gli aprii, nonostante mi ritrovassi in delle condizioni pietose e mi vergognassi di mostrarmi conciata in quel modo, lui mi rivolse il sorriso più accomodante che potesse sfoderare.
«Benvenuto in casa Summers» lo accolsi con un filo di voce roca.
Fece un cenno con la testa in direzione della busta di cibo fumante che teneva tra le mani. L'odore si librò davanti al mio viso, s'insidiò nelle mie narici e provocò una fitta al mio stomaco vuoto.
«Promette bene» commentai, scostandomi dalla porta per lasciarlo passare.
Lasciai che posasse il carico di buste sopra il tavolo, appesi il suo giubbotto sull'attaccapanni, e lo condussi a fare un giro dell'appartamento. D'istinto, come se fosse la cosa più naturale da fare, lo presi sottobraccio per dare un minimo di sostegno al mio corpo debilitato. Lui sussultò non appena sentì le mie fragili dita cingergli la stoffa della maglietta che indossava. Era piuttosto silenzioso, in effetti, ed attribuii il suo disagio a tutta quell'assurda situazione. Si trovava pur sempre in compagnia di una ragazza conosciuta il giorno prima, nel suo appartamento vuoto, che per di più era afflitta dalla febbre.
«Un bel posticino» esordì infine, guardandosi attorno entusiasta.
Gli sorrisi, facendo spallucce «devo dare il merito alle conoscenze di mia cugina, per questo».
Quando si accostò di nuovo al tavolo, parve riaffiorare quel suo modo di fare impacciato «ti ha lasciata qui tutta sola?»
«Aveva da fare» mi limitai a rispondere «ma adesso ci sei tu».
Luke annuì, mentre un lieve rossore affiorò sulle sue guance per natura pallide «già».
Seguì un istante di silenzio che imbarazzò entrambi.
«A proposito, non eri costretto a fare da infermiere al catorcio che sono stasera».
Mi guardò negli occhi, per la prima volta da quando era entrato, e disse «non sono qui per farti da infermiere, ma soltanto perché mi piace la tua compagnia e voglio conoscerti meglio».
Quella volta fui io ad arrossire, e scostai lo sguardo dal suo viso con la scusa di avere un certo languorino.
«Non sapevo cosa ti sarebbe piaciuto, così ho puntato su una zuppa di pesce e verdure...credo che sia ancora calda».
«E' perfetta» risposi, liberando il mio pasto dalla confezione che la teneva al sicuro.
Mi sporsi fin sopra la credenza e presi una scodella da minestra per me, ed un piatto piano per lui, con tanto di posate e bicchieri. Sistemai il tutto in tavola, con la sua presenza che continuavo ad avvertire nonostante il silenzio che emanava. Sentivo i suoi respiri, i suoi sguardi ed i suoi sorrisi, e saperlo vicino a me, in quella casa che taceva per l'imbarazzo, mi agitava non poco. Volevo fare una buona impressione, e avrei voluto apparire più bella, se avessi potuto. Prima che Luke avesse bussato alla porta, mi ero data una sistemata alla bell'e meglio. Avevo legato i capelli in una coda alta, per nascondere il fatto che avessero bisogno di essere lavati, mi ero data una ripulita, messa del profumo e avevo cambiato i vestiti. Ma avevo ancora l'aspetto della malata.
Divorai la zuppa dopo poche cucchiaiate, e rimasi sorpresa nello scoprire quanta fame in realtà avessi. Luke, che mi sorrideva costantemente e che su mia richiesta mi avrebbe permesso persino di farsi truccare o vestire da femmina, mi lasciò approfittare dei suoi ravioli con ripieno di gamberi. Ci leccammo i baffi entrambi, più sazi e lucidi, e poi ci spostammo in soggiorno, sopra il divano.
Lo schermo del televisore s'illuminò l'istante successivo, senza mostrare niente di particolarmente interessante. Io sedevo al centro del divano, distante poche decine di centimetri da lui. La sua gamba, se avesse voluto, avrebbe potuto sfiorare la mia con estrema facilità. Riuscivo a sentire il suo calore corporeo, mentre un silenzio sordo ci penetrava nelle ossa, creando una sorta di aspettativa inspiegabile.
«Vediamo un film?» chiesi, voltandomi verso il ragazzo.
Annuì rapidamente, come se avesse appena ricevuto uno scossone «Harry Potter?» chiese con il sorriso.
Feci spallucce, non riuscendo a trattenere una risata. Lentamente, cominciai a sentirmi meglio. Io e Luke decidemmo che forse, rivedere il film che la sera precedente aveva dato il via al mio improvviso malessere, non sarebbe stata una scelta troppo saggia, così optammo per "Hunger Games". Mi avvolsi una coperta addosso e, nel bel mezzo del film, decisi che fosse giusto regalare un po' di calore anche al povero Luke, così avvolsi anche lui. Katniss se ne stava su uno degli alberi, nell'arena, con il gruppo di tributi accampato sotto di essa in attesa di regalarle una morte lenta e dolorosa. Adoravo quel film, la protagonista e persino l'attrice. Il suo volto era magnetico e la sua voce profonda fluttuava oltre lo schermo, incantando i telespettatori. Fu proprio allora che sentii qualcosa insidiarsi oltre le mie spalle ; Luke mi cinse delicatamente con un braccio, invitandomi ad adagiare la testa sulla sua spalla. Tentennai qualche secondo, guardando in quei suoi occhi ombrosi e sorridenti, e alla fine cedetti. Il bisogno di conforto umano ebbe la meglio, e mi mancava stringermi a qualcuno. Non c'era alcun motivo di sentirsi in colpa, cosa che mi suggeriva di fare la parte più subdola di me. Jared era ancorato ad un passato che mi appariva dissolto come in un sogno, con tanto di luce angelica ad incorniciare le mie immagini, come si vede nei film. Se n'era andato, ma non prima di avermi ferita e lasciata a terra sanguinante. Mi mancava come ad una galassia manca la sua stella più bella, e sentivo l'eco delle sue parole risuonare nella cavità del mio petto. Ma questo era uno degli effetti collaterali dell'amore, e nulla avrebbe fatto in modo che vi potessi sfuggire. Sulla spalla di Luke, mi sentii per la prima volta, dopo tanto, finalmente al sicuro, protetta. Pensai che infondo non si smette mai di essere bambini e di desiderare quegli abbracci che ti tolgono il fiato...ma c'era di più. Mi appisolai quasi immediatamente, rassicurata dal ritmo del suo respiro che si fondeva con il mio. Al caldo, incastrata al suo corpo, mi conciliai finalmente con i miei sogni. Ebbi un sonno pacifico e ristoratore, al sicuro dalle insidie della mente.
Aprii gli occhi a poco a poco. Scorsi un fascio di luce gialla, artificiale, e mi scoprii avvolta in qualcosa di estremamente soffice. Voltai la testa, sul cuscino, e mi scoprii dentro il letto. Non ricordavo di esserci mai arrivata, ma un'ombra alla mia destra si fece più vicina, e allora mi sembrò di aver trovato una spiegazione.
«Ti lascio riposare» sussurrò Luke, sedendosi con delicatezza sul bordo del letto.
Il suo volto in penombra si mise a fuoco l'istante successivo e, ricordando, trasalii.
«Mi dispiace...a quanto pare i film sono più forti di un sonnifero, ultimamente».
Luke ridacchiò, portando la mano sopra la mia fronte e scostandomi i capelli incollati ad essa. Fu un gesto estremamente dolce e semplice che, seppure mi spaventò, mi fece sorridere.
«Non sono stata un'ottima compagnia, non è vero?»
Scosse la testa «la migliore di sempre».
Non parvi molto convinta.
«Domattina starai meglio, ma hai bisogno di riposare» assentì lui, continuando ad accarezzarmi la nuca.
Mi lasciai cullare dalle sue carezze e ben presto il sonno, che mi aveva abbandonata per quei pochi istanti, riprese a vibrare nel mio corpo. Fissai gli occhi socchiusi in quelli di Luke, in attesa dei saluti. Lui si sollevò, sorrise, e poi si chinò delicatamente sulle mie labbra. Mi lasciò un bacio leggerissimo e si voltò. Il mio cuore era di nuovo sveglio ed in subbuglio.
«Spero di vederti in giro per il campus non appena starai meglio».
Annuii, frastornata.
«A presto, Scarlett» mormorò, sempre più distante.
Pochi secondi dopo sentii la porta chiudersi. Se n'era andato così come era arrivato ; in silenzio ed inaspettatamente. Quella notte, presa dalla confusione dei miei sogni, scorsi la sua immagine dappertutto. Di Jared, che custodivo dentro il cuore, non ve ne fu più traccia. E nonostante lo vedessi in ogni dove e sentissi ancora il rumore della sua risata, avvertii uno strano calore infondersi attraverso la pelle.
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Paper Skin
RomanceScarlett Summers è una ragazza di provincia dalle grandi ambizioni e un debole per le metropoli piene di caos, ma anche di possibilità. Ottenuta una borsa di studio per la più prestigiosa università di Chicago, non ci pensa due volte prima di abband...