Tornai a casa immersa in un silenzio assordante. Era così assordante, che mi fischiavano quasi le orecchie. Nella mia testa s'intrecciavano una serie di scuse e di parole convincenti che, però, non avevano voglia di uscire fuori dalla mia bocca. Restavano lì dov'erano, mentre io mi dimenavo tra il rimorso e l'incapacità di capire realmente che cosa stessi facendo. Avevo detto di no a Brody Palmer e per cosa? Per colpa di un paio di teppisti che non sapevano tenere le mani al proprio posto. Pensai di riparare all'errore commesso, ma ormai era fatta : il clima nell'abitacolo della macchina aveva spazzato via qualunque buon proposito. La tensione mi contorse lo stomaco, mentre Brody accostava nella luce fioca del lampione di fronte la palazzina. Silenzio. Silenzio. Ancora silenzio. Ora si volta e mi bacia. Merda.
Mi schiarii la voce «scusami davvero» mormorai, mortificata «non so cosa sia preso al mio stomaco».
Scosse la testa, ma il suo viso suggeriva solo una profonda afflizione «ma figurati se devi scusarti, Scarlett. Se stai poco bene, è comprensibile che tu voglia tornare a casa».
Abbozzai un sorriso, in preda al panico.
Mentre mi avvicinavo alla sua guancia, la voce mi uscì fuori roca «beh...a-allora a presto».
Presto o mai più.
Ero ad un soffio dalla sua pelle, quando mi sorprese e si voltò. E ci baciammo. Non lo realizzai sino a che non sentii la sua mano tra i capelli e l'altra sulla coscia. M'irrigidii, ma non volli darlo a vedere, così lasciai più che altro che fosse lui a baciarmi, mentre io mi domandavo che cosa stesse succedendo. Mi staccai, sorrisi, ed uscii da lì senza mormorare neppure una singola parola in più. Ero felice? Non era quello che avevo voluto sin dalla prima volta che l'avevo visto entrare nel bar?
La sensazione che quel bacio fosse stato strano e un po' troppo "slinguazzoso", però, non riuscivo proprio a togliermela di dosso. Mi dicevo che era stato bello, che forse avevo quella sensazione perché era un po' che non baciavo sul serio qualcuno, ma...suonavo bugiarda persino a me stessa. Rientrai in casa stordita, agitata, ed assediata da troppe domande. La luce accesa del soggiorno mi suggeriva che Madison fosse lì.
La chiamai «M?»
Non la vedevo dalla sera prima, quando si era accoccolata contro il mio corpo ed aveva sciolto le sue preoccupazioni in un buon sonno ristoratore. Chissà se il suo umore era migliorato, o se l'avrei trovata in lacrime con un kleenex sporco tra le mani.
Non rispondeva, così mi affacciai, e ... oddio.
«Madison?!» gridai, quasi isterica.
Era sul divano, lo schienale mi copriva gran parte della visuale, ma potevo immaginare cosa stesse realmente succedendo lì dietro. Madison era con Dylan, con solo il reggiseno indosso, e lui era senza maglia e le stava baciando il collo. No, stavo per impazzire del tutto. Io...mi lasciai scappare un verso di frustrazione, e quando mia cugina si girò, ero già scappata in camera con le mani tra i capelli.
«Qui sono tutti pazzi» dissi tra me e me «sta' calma. Hai solo bisogno di una buona dormita».
Fu allora che mia cugina aprì la porta della stanza e si morse il labbro, mortificata. Si era rimessa la maglietta, grazie a Dio.
«Scarlett» mi chiamò, titubante.
La guardai con gli occhi sgranati, vittima di un impeto di rabbia «puoi spiegarmi cosa cavolo è successo nell'arco di una giornata? E perché diamine il tuo ex ragazzo è di là che ti aspetta per... Cristo, M, il divano no, ti prego!» esclamai tutto d'un fiato.
Lei entrò e scosse la testa. Per la prima volta mi parve veramente imbarazzata.
«Questa mattina, quando mi sono svegliata, ho trovato un suo messaggio in cui mi chiedeva di poterci vedere. Ieri sera mi ha vista sparire con Cole, e dice che ha iniziato a dare di matto e...in poche parole vuole tornare con me».
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Paper Skin
RomanceScarlett Summers è una ragazza di provincia dalle grandi ambizioni e un debole per le metropoli piene di caos, ma anche di possibilità. Ottenuta una borsa di studio per la più prestigiosa università di Chicago, non ci pensa due volte prima di abband...