Raggiunsi il salone rapidamente, con il battito del cuore accelerato. Non sapevo come avrebbe reagito Jared, ma pareva pietrificato. Dovevo essere al suo fianco mentre avrebbe preso consapevolezza di quello che aveva appena sentito. La donna spostò gli occhi su di me e tornò a posarli su di lui. Sul suo viso lampò una sottile intuizione, ed inclinò le labbra in sorriso compiaciuto, ma al tempo stesso cordiale. Due ragazzi soli in una casa vuota : la risposta era semplice come chiedere quanto fa " 2 + 2".
Era una donna davvero molto bella, realizzai. Una donna forse troppo bella per qualsiasi uomo avesse scelto di avere al suo fianco.
«Sei la sua ragazza?» mi chiese, avvicinandosi per tendermi la mano che Jared non aveva stretto.
Guardai lui, al mio fianco, che scrutava un nulla molto più grande di quanto potessi immaginare. Cos'eravamo, non lo sapevo. La piccola crepa pulsava ancora, ma l'istinto mi suggerì che in quel momento ci fosse altro a cui pensare.
Annuii, mantenendo le labbra serrate e studiando attentamente i dettagli del suo viso.
«Sonya, la compagna di Frank» mi porse la mano.
Tentennante la strinsi, con la paura che il ragazzo al mio fianco si sarebbe risvegliato dalla sua trance da un momento all'altro. Rompemmo la presa, e la mia attenzione venne catturata nuovamente da Jared, che nel frattempo aveva cominciato a scuotere la testa. Negazione.
«Mio padre non mi ha mai parlato di te» biascicò, riportando gli occhi spenti sulla donna.
Lei non sembrò prendersela, ma lessi sul suo viso un moto di dispiacere «sì, lo so» ammise, sforzandosi di sorridere «Frank aspettava il momento giusto per dirlo a te e tua sorella».
Jared fece un verso di scherno, passandosi una mano tra i capelli «peccato che non me ne frega un cazzo né di lui, né di te».
Trasalii al suono di quelle parole.
Sonya abbassò lo sguardo, apparentemente ferita, e fece spallucce «beh, vado a prendere le mie cose e tolgo il disturbo. Buona serata, ragazzi».
E filò via, passandoci accanto, ma tenendosi a debita distanza. Fissai Jared a lungo, che fissava a sua volta la parete di fronte. Strinse le mani a pugno e le riaprì ; forse era una specie di tic nervoso. Scosse la testa ancora, e ridacchiò in modo malsano, insofferente. Si accese una sigaretta per poi dirigersi verso la camera da letto. Non sapevo come comportarmi, ma sapevo che non stava bene. Le sue emozioni, ormai, si riversavano in me come fosse una conseguenza del tutto inevitabile. Provavo male anch'io, provavo male nel vederlo stare male. Uno dei tanti difetti dell'amore è proprio questo, pensai.
«Jared» lo chiamai con un filo di voce, correndogli dietro.
Mi affacciai sulla soglia della camera. Teneva la bottiglia in mano e la sigaretta nell'altra.
«Figlio di puttana» mormorò tra sé e sé, scuotendo la testa «doveva scoparsi una trentenne dopo quello che ha fatto a mia madre. Quando lo vedo, io giuro che...»
«Jared» lo chiamai di nuovo.
Si voltò di scatto «che c'è?!»
Lo fissai con gli occhi lucidi, senza sapere più cosa dire.
«Se vuoi andartene vattene, Scarlett!» mi gridò contro «Vattene anche tu, andiamo, che cazzo aspetti? Io non valgo niente, io non so un cazzo...» si portò la bottiglia alla bocca e mandò giù il vino rosso «io non sono degno di nessuno, non è vero?!» urlò ancora, accompagnato da un'altra lunga sorsata.
Mi si strinse il cuore e, anche se quello stesso cuore era ferito e dolorante, provai una pena immensamente grande. Io lo amavo, ma lui non credeva di poter essere amato da qualcuno. Mi avvicinai e tesi una mano per strappargli via quella bottiglia. Mi scansò, oltrepassandomi, e tornò in salone lasciandosi dietro una lunga scia di fumo.
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Paper Skin
RomanceScarlett Summers è una ragazza di provincia dalle grandi ambizioni e un debole per le metropoli piene di caos, ma anche di possibilità. Ottenuta una borsa di studio per la più prestigiosa università di Chicago, non ci pensa due volte prima di abband...