Vecchi amori e nuove amicizie

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Camilla non era di certo una guidatrice più prudente del fratello, e tra le strade sgombre di Chicago per via del mal tempo che ci aveva precedute, ci dirigemmo verso quello che la ragazza definiva "uno dei migliori ristoranti in assoluto". Immaginai allora uno di quei posti super lussuosi, con tanto di terrazza, lume di candela e vista sulla città. Ma con mia grande sorpresa, così non fu, e quando raggiungemmo il "Luigi's Italian food", sentii una piccola crepa nel mio petto riaprirsi.

«Ci sei già stata?» chiese la ragazza, notando il mio sconcerto o forse le mani che tremavano.

Mio malgrado, annuii «con Jared, la prima volta che siamo usciti insieme».

«Oh» sobbalzò lei, mortificata «cavolo, mi dispiace. Possiamo andare altrove, non c'è problema».

«No, no...non ce n'è bisogno».

«Non pensavo che...» proseguì lei.

«Che Jared mi avesse mai portata qui a cena?» l'interruppi, con un sorriso malinconico.

Camilla spense il motore e mi guardò nella penombra «è un posto che generalmente io e lui teniamo segreto...è uno dei pochi legato ai ricordi felici della nostra infanzia».

«Già, lo capisco».

E mentre ci avviavamo verso l'ingresso del ristorante, ricominciò a piovere. Luigi, da dietro il bancone, c'intercettò a metà strada, correndo nella nostra direzione.

«Ecco la mia Harvey preferita! Una donna ormai, con gli occhi di tua madre».

Camilla sorrise, lusingata, ed abbracciò l'uomo «come sta il mio cuoco preferito, invece?»

Luigi fece spallucce, con aria benevola «passano gli anni, cara signorina, ma il mio cuore resta sempre tra quei fornelli».

Poi l'uomo si fermò, mi osservò pensieroso, e infine riportò gli occhi su Camilla. Per un attimo ebbi paura che mi avesse riconosciuta.

«Ho visto tuo padre soltanto una settimana fa; è venuto a cena con una bella figliola, una bionda alta e tutta ossa».

La ragazza parve essere a disagio e così andò dritta al punto «solito tavolo?»

«Certamente!» esclamò Luigi entusiasta «Chiedo a Sergio di portarvi il menù della giornata».

Sedute al tavolo più appartato dell'intero ristorante, non potei che rimuginare sulle parole del cuoco e sull'effetto che avessero avuto su Camilla. La ragazza sfogliava le pagine dei primi piatti con apparente indifferenza, ma le rughe formatesi sulla sua fronte, rivelavano tutto il suo turbamento.

«Ehi» la chiamai, con delicatezza «stai bene?»

Lei trasalii, incerta su che cosa rispondere «cerco di non dare più peso ai problemi della mia famiglia...abbiamo imparato a starcene per conto nostro, e mio padre può fare quel che vuole, a patto che non coinvolga me o mio fratello».

Annuii, pensierosa «avete avuto più notizie di vostra madre?»

Capii immediatamente di aver toccato un tasto molto più che dolente, perché l'espressione di Camilla mutò come dal giorno alla notte.

«Scusa...non voglio essere indelicata; se non vuoi parlarne, lo capisco».

«No» m'interruppe lei «non è questo...è solo che non sono abituata ad avere qualcuno dche voglia realmente sapere quello che penso o parlare miei problemi» sorrise in modo triste «le amiche che ho avuto sino ad ora non facevano altro che pensare all'ultimo modello di Louboutin uscite o alle borse di Gucci in saldo».

«Rebecca» mormorai tra me e me.

Ma lei mi sentì comunque e per qualche motivo scoppiò a ridere «ho sentito che le hai rotto il naso».

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