Ancora tu

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Quella mattina, le cose mi parvero andare decisamente meglio. Mi ero svegliata di buon umore, e l'autunno andava avvicinandosi sempre più rapidamente. Lo so, suonava stupido da dire, ma non vedevo l'ora di iniziare l'università. Avevo un'assurda frenesia di scappare via e rifugiarmi in qualcosa di solido come il college. Volevo il mio stramaledetto futuro. Lo vedevo : era luminoso, ma anche incredibilmente lontano.

Quel pomeriggio sarebbe passata a trovarmi Tracy, che non vedevo da quando era partita per il New Jersey una settimana prima. Madison, nel frattempo, sembrava migliorare. Ce ne stavamo tutte e due sbatacchiate sul divano a guardare la tv. Lo zapping era d'obbligo. Mi dispiaceva che le amiche di Madison se la fossero data a gambe dopo quello che era successo con Dylan. Non era affatto giusto! Forse Madison aveva sbagliato, certo, ma ne pagava le conseguenze e non aveva ucciso nessuno. Il problema era che quelle che lei per anni aveva chiamato "amiche", si erano rivelate essere soltanto una massa di oche starnazzanti ed ipocrite. Dio solo sa quanti ragazzi fidanzati si fossero portate a letto sino ad allora. Rimanemmo per un'altra ora nell'esatta posizione che avevamo assunto all'inizio : Madison con la testa appoggiata al bracciolo del divano e le ginocchia sollevate, ed io allungata di fianco, con i piedi che passavano tra le sue gambe. Faceva caldo, e mi sentivo un po' come Frank Gallagher di Shameless : menefreghista, stordita, e vagamente barbona.

Poi il campanello suonò. Mi alzai di scatto, infilai le ciabatte ai piedi, e corsi ad aprire.

Tracy mi abbracciò, tutta sorridente «Scarlett!» mi gridò all'orecchio «Mi sei mancata tanto».

Risi e le accarezzai la schiena «anche tu».

La feci accomodare in cucina, consapevole che ormai mia cugina si fosse appropriata di tutto il divano. Le offrii del tè freddo, e ne presi un po' anch'io.

«Come è andata dai tuoi?» chiesi, portando i miei occhi sul suo viso.

Annuì, sorridente «è stato bello rivederli, e poi ho passato delle bellissime giornate con mio fratello, quindi...»

«Quanti anni mi hai detto che ha?»

«Diciassette» rispose lei, buttando giù un altro po' di tè.

Cadde la conversazione, e sentii Madison venire nella nostra direzione. Era ridotta ad uno straccio anche lei, ma non sembrava che gliene importasse poi molto.

«Ciao, Madison» la salutò educatamente Tracy.

Lei si voltò, e con una vaga indifferenza le sorrise. C'era una tale aria di apatia...divano, unito alla tv, dava vita ad un mostruoso mix che risucchiava l'energia vitale. Madison prese dell'acqua dal frigo, un bicchiere, e si accomodò con noi.

Sentii il disagio ed il silenzio impadronirsi del mio corpo. Tracy mi guardava di sottecchi, intimidita dalla presenza della fantastica "Madison Summers".

«Allora» esordì mia cugina «che avete intenzione di fare questa sera?» chiese, guardando prima me e poi la mia amica.

Scossi la testa «film qui da noi?» tentai di proporre, titubante.

Tracy parve avere un'altra idea «io veramente pensavo di andare con Jeremy e Spencer all'inaugurazione di una nuova galleria d'arte, sulla Wabash Avenue».

Guardai Madison, e Madison guardò me. Mi sa che il film ce lo saremmo viste io e lei da sole. In quel momento, tutti avevano una vita migliore della nostra.

«Ma se volete, potete venire con noi» aggiunse subito Tracy, entusiasta.

Mia cugina parve illuminarsi al suono di quelle parole «sicuro! Giusto, S?»

Annuii, facendo spallucce «giusto».

«Ah» riprese Tracy «e dillo anche ad Alex. Faremo una bellissima uscita di gruppo».

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