Madison, seduta esattamente di fronte alla sottoscritta, esalò un lungo respiro a pieni polmoni. Chiavi al centro del tavolo, occhi negli occhi.
«Sei pronta?»
Annuii, sentendo il primo accenno di nervosismo affiorare lungo le gambe. Facemmo entrambe un cenno del capo in direzione dell'altra, in perfetta sincronia, ed afferrai le chiavi con uno scatto del braccio.
Tra poco meno di due ore, l'indipendenza che avevo potuto vantare per quei tre mesi trascorsi a Chicago si sarebbe presa una pausa, ed avrei dovuto recitare nuovamente la parte dalla piccola ed ingenua Scarlett che veniva da un posto di a malapena duemila e cinquecento abitanti. Pensavo a questo, mentre Madison dava le indicazioni all'autista del taxi per condurci in aeroporto. Pensavo anche al fatto che erano trascorsi due giorni dall'ultima volta che avevo visto e sentito Jared. Odiavo fingere e ritrovarmi catapultata in un passato che avevo vissuto come una persona diversa. Fortuna che, in tutta quella storia là, non ero da sola, ma Madison pareva non esserne troppo soddisfatta.
«Ho bisogno che tu mi copra, questa sera».
Mia cugina fissò i suoi occhi blu nei miei, estremamente seria «capito?» insisté.
Aggrottai le sopracciglia e sospirai «non puoi rimandare a domani?»
Scosse la testa fermamente «te l'ho già detto! Devi soltanto reggermi il gioco, okay?»
Annuii controvoglia.
«Io li saluterò tutta entusiasta, e per l'ora di cena filerò via. La scusa sarà che non ho potuto disdire un impegno con i miei compagni di corso...diremo che ho un compleanno importante» propose, con un guizzo «se la berranno, vedrai!»
Feci spallucce, riportando lo sguardo oltre il finestrino. Negli ultimi giorni il mio umore non era esattamente dei migliori. C'erano troppi fattori di mezzo che mi avevano destabilizzata ; l'apparente rottura con Jared, la sua mancanza che pareva stare per aprirmi il petto, il fatto che probabilmente si fosse arreso ad una mia decisione che però non era affatto irremovibile, e poi i miei genitori...tutto sembrava aver subito una ventata di cambiamento. Io mi sentivo strana, ero irascibile, sull'orlo di una nevrosi, e mi rendevo conto che tra soltanto tre settimane mi sarei tuffata oltre un'imponente scogliera, per atterrare nell'immenso oceano universitario. Un volo che mi costava ulteriore fatica e che vedeva il mio equilibrio scombussolarsi nuovamente. Sbadigliai, stropicciandomi gli occhi. La radio dell'autista gracchiava una stupida canzone country, che in qualche modo incorniciava le vite dei passanti che osservavo. La mia, invece, pareva essersi ridotta al silenzio.
Il Chicago O' Hare era un'immensa struttura che ospitava più di duemila voli al giorno. Mostruosa e spettacolare, come quasi ogni cosa che facesse parte di quella grande città. Madison ed io ci dividemmo la spesa del taxi e c'incamminammo all'interno del vasto parcheggio, dirette verso l'entrata principale. Sentivo il rumore degli aerei atterrare, quel fischio sfiatato che mi riportava alla mente un giorno di fine giugno, quando con la paura ed il sorriso sulle labbra, cercai entusiasta il volto di Madison tra tanti altri. Quando non avevo mai avuto alcun tipo di esperienza con il lavoro, ed indossavo delle t-shirt simili a sacchi di juta per andare in giro. Quando ancora non sapevo che la mia vita sarebbe stata sconvolta in quel modo da un ragazzo complicato e bellissimo come Jared.
«Stai bene?» mi chiese Madison, sfiorandomi un braccio.
Sbattei un paio di volte le palpebre, trasalendo «eh? Sì, sì...sto bene».
Mia cugina mi cinse le spalle con un braccio, forse per darmi maggiore sicurezza, ed insieme, passo dopo passo e pensiero dopo pensiero, raggiungemmo il terminal numero tre. Agli altoparlanti risuonavano delle voci che annunciavano la partenza imminente di alcuni voli per Oslo e Madrid, mentre tutt'intorno l'aeroporto si perdeva nel vociare delle persone che lo affollavano. Cinesi con improbabili macchinette fotografiche al collo, ragazze dalla pelle pallidissima ed i capelli così chiari da sembrare bianchi...gettai uno sguardo all'ora sul display del cellulare, e vidi che mancava ancora una mezz'ora all'arrivo del Neptune Fly. Avevo bisogno di un caffè.
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Paper Skin
RomanceScarlett Summers è una ragazza di provincia dalle grandi ambizioni e un debole per le metropoli piene di caos, ma anche di possibilità. Ottenuta una borsa di studio per la più prestigiosa università di Chicago, non ci pensa due volte prima di abband...