Nuova vita, vecchi nemici

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Cara Scarlett, so che probabilmente sarai tentata di gettare via questa lettera o di darle fuoco, ma ti prego di non farlo. Ti prego di aspettare e di andare avanti, perché ho bisogno di te e da giorni ormai l'idea di scriverti mi ossessiona.

Mi manchi. Mi manchi come ossigeno e sangue, mi sento vuoto e privato di tutto. E soffro all'idea che tu ora stia soffrendo, perché so che mi ami ancora e che sei in lotta con te stessa, e che probabilmente quella lacrima è pronta a scivolare giù, a lasciarsi andare, ed altrettanto probabilmente tu la odierai, perché hai bisogno di dimenticarmi e non vuoi sentirti vulnerabile. Nemmeno io vorrei esserlo, ma adesso mi sento come un foglio di carta in mezzo al vento, e sono così sottile che quando la pioggia scroscerà giù dal cielo, io mi spezzerò. Ma non le permetto ancora di cadere. Stringo i denti, guardo indietro e guardo avanti. Manchi tu sempre, in ogni istante, nel mio presente.

La sera in cui ci siamo visti per la prima volta, io ero esattamente quello che hai pensato o poco di più : un teppista. Perché le persone ferite hanno due possibilità : essere costantemente divorate dalla rabbia come lo ero io, o lasciarsi trascinare dal vento. Il metodo migliore che avessi trovato fino ad allora, era tendere i muscoli sino a lasciarli spezzare, come frammenti di vetro trasparente. E poi, un fiore è nato nel mio petto. Sbocciato dal nulla, sbocciato quando ancora non lo volevo. Soltanto oggi, Scarlett, riesco a dire a me stesso che ho avuto paura di amarti, e ho permesso alle tenebre di lasciarti appassire. Eppure, quel seme è ancora lì, radicato all'interno del mio cuore che è adesso è in pezzi. Spero soltanto che un giorno, tra quelle stesse crepe, riuscirà ad entrare un minuscolo spiraglio di luce, e che magari quel fiore potrà rinascere più splendido di prima.

Non voglio che tu pensi che io ti abbia presa in giro. Non l'ho mai fatto e non ci sarei riuscito neppure intenzionalmente, neppure quando avrei voluto farlo per allontanarti da me. Ho poco e niente da offrire, e questo già lo sai. Sono solo una persona che spesso non si sente abbastanza per considerarsi tale. Sono così pieno di sensi di colpa e ferite, che ogni singolo secondo temo di lasciarmi indietro qualche pezzo. E questa volta è toccato a te. Mi dispiace. Mi dispiace, ma ti amo, e per questo cercherò di starti lontano.

Nel caso avessi intenzione di cercarmi, adesso, non farlo. Finiresti solo con il farti del male. Perché questa lettera proprio ora? E' il mio addio. E' il mio grazie. E' il mio "ti amo" che non ho avuto il coraggio di sussurrarti tutte le volte che avrei dovuto.

Buona fortuna, Scarlett.

Perdonami.

La lettera di Jared se ne stava lì, ancora spiegazzata, immobile sotto il mio sguardo assorto. La carta scivolava tra i polpastrelli velati di sudore, mentre scrutavo la sua scrittura che sembrava simulare un equilibrista sorretto da una gamba sola. Avevo letto quella lettera così tante volte, che avrei saputo recitarla a memoria se me l'avessero chiesto. Ma ormai l'estate era finita e quella traccia dell'amore che avevamo consumato e che ci aveva sciolti, non era altro che un ricordo sfumato del passato.

Soffocai un moto di tristezza, cercando di deglutire. La borsa di fianco lo stipite della porta, per terra, il mio outfit più semplice ed accurato adagiato sopra il letto. Mi sentivo fiacca, come se le energie mi avessero abbandonata improvvisamente e fossi diventata così vecchia, da sentire il corpo pesante scivolare via. Era questo l'effetto che il pensiero di Jared mi procurava. Fitte su fitte allo stomaco, e una nausea sul punto di esplodere. Avevo trascorso le ultime settimane estive in assoluto silenzio. Lavoro, casa, qualche uscita con Alex e Madison e niente di più. Mentre il mio cuore piangeva, ero stata costretta a simulare il migliore dei sorrisi. Ma Jared non c'era, non era lì per smascherare quella stupida recita nella quale mi ero calata per fingere che tutto andasse bene. Non solo non era più lì con me, ma qualche giorno dopo aver ricevuto quella lettera, avevo scoperto attraverso Cole che sia lui che Camilla avevano lasciato la città per raggiungere la bella ed assolata California in una micro vacanza tra fratelli. Gli avevano detto di dover sistemare delle cose, così, valigie alla mano, centoni in tasca ed una casa sul lungomare che li attendeva, erano partiti. Non avevo più visto nessuno dei due per tutto il resto dell'estate, il che mi aveva aiutata a digerire l'accaduto, ma mi aveva demoralizzata ancora di più. Avrei voluto parlargli, toccarlo, guardarlo anche soltanto per rendermi conto che esisteva davvero, che tutto quello non era stato un sogno e che qualcuno di suo pugno mi aveva scritto quelle parole in cui dichiarava un amore spassionato e al tempo stesso tormentato. E invece, ero rimasta sola con me stessa, ed ero stata costretta a reprimere i miei desideri.

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