Gelosia

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Era strano starsene lì dentro dopo la nottata che avevo passato. I miei pensieri vertevano unicamente su Jared. Il rumore delle nostre pelli che si sfregavano, quello dei respiri pesanti intrecciarsi l'uno con l'altro. Quella mattina, quando la svegliava aveva suonato poco dopo le 7.00, Jared ed io avevamo deciso di darci una sistemata con una bella doccia. E l'avevamo fatto anche lì dentro. Era stato pazzesco, passionale...mi tremavano ancora le gambe a quel pensiero, la pelle che scottava lì dove lui l'aveva toccata. Per questo, stare chiusa dentro il BB, munita di grembiule da cameriera, con l'aria annoiata di una persona insignificante, mi rendeva isterica. Stavo scoprendo un nuovo lato avventuroso ed eccitante della mia nuova vita, e ne ero completamente assuefatta.

Alex si presentò con più di una mezz'ora di ritardo. Appena uscita di casa, ero passata da lei per vedere che fine avesse fatto la sera prima, ma non era sola. Era stato imbarazzante trovare un tizio nudo avvolto nelle sue lenzuola, mentre lei faceva la doccia. Stavo per andarmene a gambe levate, quando m'intercettò appena uscita dal bagno. Fremevo per la voglia di raccontarle tutto quello che era successo, ma volevo farlo in un posto tranquillo e quando sarebbe stata abbastanza lucida da digerire tutte le informazioni. Ci demmo appuntamento al locale intorno alle 11.00. Quando la vidi apparire dietro la porta, sentii l'agitazione e l'eccitazione mischiarsi e scorrere nelle mie vene. Mi guardai attorno, alla ricerca di qualche minuto libero per via della clientela occupata, e poi feci il giro del bancone per raggiungerla. Aveva un aspetto terribile, ma non ci feci troppo caso.

«Puoi portarmi un caffè macchiato?» chiese, con la solita espressione da dopo sbronza «Ho l'impressione di avere degli gnomi con tanto di piccone dentro la testa».

Annuii «va bene, siediti che adesso arrivo».

Presi la sua ordinazione e la raggiunsi al tavolo che aveva scelto. Mi guardai attorno con circospezione e, avendo il via libera, mi sedetti. Avevo un sorriso che arrivava da una guancia all'altra. Ci avrei messo del tempo per smaltire tutte quelle endorfine.

Mi scrutò a lungo, con la faccia cadaverica, e poi disse «dov'eri finita ieri sera? Quando sono arrivata da Camilla ti ho cercata per un po', ma eri sparita» poi parve illuminarsi «Harvey?» chiese ammiccando.

Abbassai subito lo sguardo dal suo viso, con aria colpevole.

«Ah!» esclamò lei, puntandomi il dito contro «Lo sapevo! Racconta, forza!»

Mi feci coraggio per iniziare a parlare «è successo un casino, ieri sera».

Si accigliò, sporgendosi sul tavolo.

«Ho beccato Jared a farsi una canna con una bella bionda sulle gambe, e sono scappata via piangendo».

«Oh, merdaccia! E poi?» chiese, ansiosa di sapere.

Sorrisi, raggiante «si è presentato a casa, e abbiamo parlato...anzi, più che altro mi sono limitata io ad insultarlo, e ...»

Sbarrò gli occhi, sovraeccitata.

«E' successo».

Sbatté le palpebre un paio di volte, sotto shock «è...successo?»

«E' successo» ribadii.

«E' successo?!» urlò, scattando in piedi.

Annuii, imbarazzata e divertita.

«E' successo!» gridò, spaventando tutti i clienti del locale «E' successo! Oh. Mio. Dio».

Scoppiai a ridere e le feci segno di sedersi. Si accomodò, ancora così carica da non riuscire a stare ferma, e mi guardò con gli occhi sbarrati e un enorme sorriso.

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