52. FOR YOU.

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"When you're gone,

the pieces of my heart,

are missing you."

-Avril Lavigne.

La stanza è vuota, quasi del tutto. Oltre ai soliti mobili le uniche cose che la riempiono sono le mie valigie, disposte vicine al muro in modo molto ordinato. Questa scena non so perché mi fa davvero paura. Non può essere quello che penso, eppure la mia paura mi dice il contrario. Giro per la stanza alla ricerca di lei, o di qualsiasi cosa che le appartenga, e che mi dia la sicurezza che le mie paure sono infondate, ma niente. Non c'è niente. Mi siedo sul letto, portandomi le mani alla testa, per questa situazione che non fa altro che peggiorare e sento qualcosa sotto di me. Mi sono seduto su un pezzo di carta, non credo sia qui a caso. Lo prendo e leggo che c'è scritto "For you", lo apro e lo leggo:

"Se stai leggendo queste parole, vuol dire che è troppo tardi, e che come avevo previsto, non hai saputo niente prima del dovuto. Ti scrivo perché queste, saranno le ultime parole che probabilmente ci rivolgeremo, e avevo bisogno di dirti alcune cose. Quello che avrei dovuto dirti è tanto ma tu non mi hai dato modo di farlo, perciò mi limiterò all'essenziale. La risposta alla domanda che immagino ti starà tormentando è questa: si sono andata via.

E' inutile dirti dove, perché immagino non ti interessi a questo punto, e se te lo stai chiedendo, no, non tornerò. La stanza adesso è tua e potrai condividerla con chi vorrai, e penso di sapere anche con chi lo farai, ma questo non mi riguarda.

Tutto ciò che di importante ho da dirti è che ti chiedo scusa per aver mentito. Avrei preferito dirtelo di persona, ma dato che sei sparito, ho preferito non cercarti. Sappi solo che non l'ho fatto con cattive intenzioni e beh, che avevo i miei motivi. Ti chiedo solo di non prendertela con chi ha solo cercato di aiutarmi. Avrei voluto dirti altro ma, non ne ho il coraggio. Non averti salutato è il mio più grande rimpianto. Non dimenticherò niente. Niente. Addio, rimarrai sempre il mio ragazzo del Moijto preferito."

Alice.

Rigo dopo rigo, parola dopo parola, le lacrime cominciano a scorrermi lungo il viso. Finita di leggere la lettera, la rabbia ha preso il posto della tristezza, e tutto ciò che è intorno a me è diventato un bersaglio. La stanza adesso è l'opposto di prima, tutto è a soqquadro. La rabbia di avermi lasciato così, senza un saluto, senza una spiegazione, un reale motivo, mi sta divorando. Ha saputo lasciarmi solo una lettera, che però non mi spiega nulla di ciò che avrei voluto sapere. E' convinta che non mi interessi, ma si sbaglia, chi le ha messo in testa questo? A me interessa tutto di lei, specie il motivo per cui ha deciso di lasciarmi. Ah già, lei non mi ha lasciato, perché noi non siamo mai stati insieme. Ecco l'ennesima coltellata che mi infligge la mente. Pretendo spiegazioni e le pretendo adesso. So già a chi rivolgermi, perciò mi asciugo il viso e punto dritto alla camera di Rosie, dove sono sicuro di trovare Mike.

Busso con forza e quando mi apre, avvolgo le mie mani intorno al suo collo e lo sbatto al muro. Mi accorgo solo dopo della presenza di Rosie. Realizzo che devono essere già usciti da scuola.

"Pezzo di merda come hai potuto!" Urlo continuando a stringere la presa.

"Wyatt calmati!" Urla Rosie cercando di tirarmi via.

"Wyatt ti prego parliamone." Dice Mike con un filo di voce.

Allento la presa, fino a mollarla completamente. Mi allontano e mi volto di schiena, perché vedere la sua faccia, scatena ancora di più la mia rabbia.

"Allora dove cazzo è andata?!" Urlo.

"E' andata a Detroit, è tornata lì." Dice a bassa voce. I nervi aumentano.

"Tu lo hai sempre saputo?" Dico avvicinandomi e guardandolo con disprezzo.

"Wyatt lei mi ha chiesto di non dirtelo." Tenta di giustificarsi, mentre continua a massaggiarsi il collo.

"Mike tu eri mio amico." Dico trattenendomi da aggredirlo ancora.

"Wyatt io sono ancora tuo amico ma..."

"No. Tu non lo sei più. Un vero amico non mi avrebbe mai fatto nulla del genere. Sapevi benissimo cosa fosse lei per me." Lo interrompo bruscamente.

"Wyatt credi che per noi sia stato facile? Lasciarla andare via?" Interviene Rosie.

"Infatti io al vostro posto non glielo avrei mai permesso."

"E' proprio per questo che ha preferito non dirtelo."

"Esigo sapere il perché. Perché è andata via." Pretendo urlando.

"Wyatt non posso dirtelo, mi ha chiesto esplicitamente di non farlo."

"Rosie ti sto pregando." Non posso credere di essermi ridotto a questo.

"Wyatt non rendere le cose più difficili. Mi ha solo detto che, nella sua lettera ci sono spiegazioni sufficienti."

"Non è vero!" Urlo.

"Wyatt mi..."

Non le lascio finire perché esco infuriato dalla porta, sbattendola dietro di me. Sono stanco di tutto questo, mi sento preso in giro, raggirato, ingannato da tutte le persone che ho sempre creduto le più vicine a me. Mike il mio migliore amico ed anche Ashley la mia ex-migliore amica. Quella poi non ne parliamo, sembra avere più problemi di me. Adesso sto andando nella stanza di Mike per prendere quel poco di mio che ci ho lasciato, e tornare immediatamente nella mia stanza.

**

Sono qui adesso, immobile su questo letto, che era il nostro, a fissare il soffitto. Immagini e ricordi attraversano la mia mente, e non posso credere di aver perso tutto. L'amo, Dio quanto l'amo, e saperla irraggiungibile mi uccide. Sono stato un coglione, me la sono lasciata sfuggire. Avrei dovuto dirle tutto già da tempo, da quando l'ho capito. Da quando ho capito che per me i suoi occhi erano il posto migliore in cui perdermi, lontano da questo mondo e da tutta la sua merda. Quando ero con lei, tutto sembrava essere migliore di quanto non fosse. Era lei a renderlo così. Come posso dimenticare tutti i momenti che abbiamo condiviso in questa stanza, in quel bagno, fuori balcone. I baci, gli abbracci, gli sguardi, le sigarette puntuali, la voglia costante di averci, che nessuno dei due riusciva a domare, e poi il nostro modo unico e magnifico di leggerci. Lo avevamo chiamato così da quel famoso giorno in cui lei parlandomi della sua visione dei libri, aveva paragonato questi alle persone, ed io disposto a qualunque cosa per averla, le chiesi di leggere me. Tra mille, mi rendo conto che il momento più intenso che abbiamo vissuto insieme è stato quello. E non parlo di ciò che c'è stato dopo, indubbiamente magnifico, ma proprio del momento in cui abbiamo parlato. Sorrido al ricordo, e subito dopo scoppio a piangere, quando realizzo che è tutto finito. Non riesco a darmi pace, non posso rinunciare a lei, senza nemmeno conoscerne il motivo. Dio quanti rimorsi che ho in questo momento. Al solo pensiero che se a Capodanno sul terrazzo, o in mensa prima di vedere Ashley, o in qualsiasi altro momento, io le avessi detto tutto, adesso in questo letto, non ci sarei solo io a piangere, ma entrambi a fare l'amore.

Esatto perché per me è sempre stato questo, amore. Non ho saputo capirlo fin da subito, ma ho sempre saputo che era diverso dal comune sesso con le altre. Non c'è mai stato paragone. Quanto mi divertivo a vederla fare la gelosa, arrabbiarsi e sbraitare perché pensava che volessi un'altra. Povera ingenua se solo avesse saputo che tutto ciò che volevo era lei. Come ho potuto sbagliare così tanto. Se l'avessi cercata qualche giorno prima, o se solo l'avessi lasciata parlare, il giorno in cui mi ha mentito, forse adesso sarebbe tutto diverso. Sto davvero male. Non credo che questa notte Morfeo verrà a prendermi. Rimarrò sveglio a rimpiangere i miei errori, sapendola ancora lontana da me, dall'altra parte dell'oceano, grande quanto i miei sbagli, profondo quanto i miei rimorsi.




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