4. HELLO LONDON!

515 19 4
                                    

"I was there for you in your darkest times,

I was there for you in your darkest nights.

But I wonder where were you

when I was at my worst,

down on my knees."

-Maroon 5.

La vista è meravigliosa, ma la mia stanchezza è imbattibile, perciò dopo una decina di minuti dal decollo mi addormento sulla spalla di Luke. Comincio a svegliarmi ore dopo, e quando apro gli occhi trovo Luke ancora sveglio, con le sue inseparabili cuffiette. Consapevole di quanto ami ascoltare la musica, decido di non disturbarlo, e mi dedico a uno dei miei inseparabili libri. In questo io e Luke siamo molto diversi, lui ama la musica, e io la lettura, due mondi differenti, ma che entrambi amiamo.

Perdendomi tra le righe di "Città di carta" di John Green non mi accorgo che siamo quasi arrivati, è Luke a farmelo notare, indicandomi il finestrino e dicendo: "Stiamo sorvolando Londra."

E' allora che comincio a realizzare la situazione: sono ad un oceano di distanza da casa, sola con Luke, un sogno. Quando finalmente tocchiamo il suolo, l'ansia non fa che salire, e così continua la situazione fino al nostro arrivo al college. La struttura è immensa e meravigliosa, ma avremmo potuto perlustrarla in seguito, dobbiamo prima dirigerci in segreteria per ricevere informazioni sugli orari, le stanze, e tutto il resto. Attraversiamo l'enorme cortile che si trova all'entrata puntando verso gli uffici, ma qualcosa ci impedisce di proseguire, o meglio qualcuno. Momenti di completa serenità vengono interrotti dalla voce di un oca che chiama: "Luuuuuuuuke!"

Vedo il ragazzo affianco a me correre verso la voce, per infine vederlo prendere in braccio una ragazza, Ashley. Cosa ci fa lei qui? Luke lo sapeva? E soprattutto se lo sapeva perché non me lo aveva detto? In quel momento giuro di aver sentito il mio cuore frantumarsi in mille pezzi, il rumore è stato assordante, ma inudibile alle orecchie delle due persone che ho difronte. Non emetto un suono, non una parola, a differenza di Ashley che vedo sussurrare qualcosa all'orecchio di Luke, e a giudicare dalla sua espressione, non sembra niente di buono, anzi.

"Alice devo chiederti un favore."

Sono le prime parole che Luke mi ha rivolto da quando siamo arrivati, e non so perché mi spaventano terribilmente.

"Certo Luke, qualsiasi cosa sia sai che io ci sono." ,rispondo, è il mio migliore amico, farei di tutto per lui.

"Ah bene allora...ti dispiacerebbe se io alloggiassi in stanza con Ashley? Ci facciamo dare delle stanze vicine magari, tanto comunque ci vediamo ogni giorno alle lezioni."

E' come se avesse appena calpestato i cocci del cuore che mi aveva rotto poco prima, o come una pugnalata al fegato, o come un pugno sul naso. Non posso crederci, come può chiedermi questo, sapendo che Londra con lui, è tutto ciò che desidero? Come può distruggere i miei sogni per una biondina che ha conosciuto solo due giorni fa? Come?!

Dirgli di no sarebbe stato inutile, perché adesso so che preferisce rimanere con lei, quindi che senso ha costringerlo a rimanere con me? In questo momento sono ferita, ma allo stesso tempo furiosa, e così per la prima volta decido di mostrare a Luke, una Alice che non ha mai visto.

"Caro Luke, ero venuta qui a Londra con te perché sognavo una vita migliore, ma dal momento che tu non vuoi rientrare in tutto questo, non permetterò ne a te ne a nessun'altro di mettermi i bastoni fra le ruote, non questa volta. Senza che io continui ad annoiarti, il succo è questo: sta' pure in camera con chi ti pare e spera di trovare un'amica migliore di quella che hai avuto, perché è quello che spero tanto anche io."

Pronunciate quelle parole, decido di non godermi neanche la faccia di Luke, e me ne vado trascinando le mie valige con me. Arrivata in segreteria chiedo informazioni, e solo in quel momento mi pongo una domanda a cui avrei dovuto pensare prima. Con chi sarò in stanza adesso? Probabilmente con qualcuno che è venuto con Ashley, visto che i numeri delle stanze, da come ho capito, sono terminati. La dolce anziana che siede dietro la scrivania si limita a assegnarmi il numero della stanza e non mi parla affatto di un'eventuale altra persona. Ancora distrutta e scioccata, torno in cortile puntando questa volta, verso la direzione in cui c'erano i dormitori. Scelgo il mio corridoio, fino ad arrivare all'ultima stanza del piano, la mia, la 315. Camminando spero solo, che la mia eventuale compagna di stanza non sia una papera come Ashley, non avrei retto un anno, una delle due si sarebbe trasferita in cortile, e una di quelle due non potevo di certo essere io. Infilo la chiave, la giro e apro la porta. La stanza è piuttosto accogliente, non troppo grande ma neanche un buco, e la prima cosa che noto è una valigia aperta, ai piedi del letto con tutti i vestiti al suo interno sparsi per la stanza. Se non altro non è una perfettina del cazzo. I miei occhi cercano la proprietaria di quella valigia nella stanza, ma non la trovano, realizzo che forse è uscita. Per la stanchezza mi butto sul letto, chiudendo prima la porta ovviamente, e abbandonando la mia valigia al suo destino, sul pavimento. Non appena chiudo gli occhi, per godermi quel momento sento una porta spalancarsi, quella del bagno, e una divinità fa la sua comparsa nella stanza. Un ragazzo, ed evidenzio la o finale, con solo un asciugamano alla vita, esce da quella porta. Il mio cuore ha smesso di battere, troppi traumi in una sola mezz'ora.

"Ti andrebbe di leggere me?"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora