75. QUESTIONE DI TEMPO.

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Non posso crederci, questa giornata, di merda è cominciata, e di merda sembra proseguire!

Controllo e ricontrollo ancora, sperando che i miei occhi abbiano visto male, ma purtroppo no, è tutto vero.

Il mio volo è stato cancellato.

Dando un'occhiata più attenta noto che non è l'unico, a quanto pare devono esserci parecchi disguidi oggi.

Prendo posto intanto su una delle sedie di plastica blu, affiancata solamente dai miei bagagli, nell'attesa che mi diano maggiori informazioni.

Dopo dieci minuti circa, in corrispondenza del mio volo, c'è un' indicazione che riporta che è stato posticipato di tre ore.

Eh certo, non bastava la fatica alla Usain Bolt che ho fatto per arrivare qui, ci voleva anche il ritardo del volo!

Guardiamo il lato positivo.

Rimanere qui tre ore, non sarà sicuramente magnifico, ma sarà sempre meglio che tornare a casa e prenotare per un altro volo che mi avrebbero dato per chissà quando.

"Eri tu che volevi essere in orario? Beh ora sei in anticipo di tre ore!"

Una vocina nella mia testa comincia a farsi sentire.

Due sono le cose, o sto impazzando, ipotesi che non escluderei del tutto, oppure questa vocina deve essere la personificazione del mio sarcasmo, visto che pare mi stia prendendo per il culo!

Forse invece di ascoltare strane voci nella mia testa, sarebbe meglio un po' di musica.

Prendo il rottame dalla tasca, e dopo averlo attaccato alle cuffie, premo play.

Durante questi movimenti, i miei occhi ricadono sull'oggetto luccicante che porto al polso.

Nonostante tutto non l'ho mai tolto.

Non capisco perché, ma è come se mi sentissi comunque in dovere di tenerlo, nonostante l'insopportabile dolore che mi provoca anche solo la sua vista.

Che ne so, forse lo faccio in memoria dei bei vecchi tempi.

Gesù, detto così però sembra che stia parlando di dieci anni fa.

Poco importa, adesso mi lascio distrarre dai miei amati Imagine Dragons.

Canzone dopo canzone, il mio nervosismo sembra diminuire.

Speriamo solo vada tutto come deve andare e che alla fine riesca a prendere questo benedetto volo.

POV. WYATT.

Okay non ci sto capendo nulla.

Appena atterrato direi che tra spintoni di anziani signori e urla di pazze e sclerate donne d'affari, Detroit mi ha già dato il suo benvenuto.

Cerco di farmi spazio tra questa massa di gente, ma sembra inutile.

E' strano ma davvero non so come orientarmi, sembra che a questa coda di gente non ci sia fine.

Alzo gli occhi in alto e realizzo un probabile motivo di tutto questo sovraffollamento.

Sul tabellone c'è scritto che molti voli sono stati annullati, altri posticipati.

Fortuna che sono riuscito a prendere il mio senza problemi.

Dopo circa un'oretta, riesco a fuoriuscire da quell'inferno ultra-moderno e posso finalmente concentrarmi sul reale motivo per cui sono qui.

Alice.

Pensare che a breve la rivedrò dopo così tanto tempo, mi fa uno strano effetto.

Non parlo solo di felicità, no, c'è anche paura.

Non capisco perché ma sento come se questo tempo che ci ha separato, avesse azzerato tutto, e quindi non saprei davvero cosa aspettarmi, una volta che mi aprirà la porta di casa sua.

Cerco di allontanare inutili pensieri che fanno solo accrescere la costante ansia che è in me, e cerco di chiamare un taxi.

Dopo non troppo tempo riesco a fermarne uno e subito senza perdere tempo consegno all'autista il bigliettino con l'indirizzo.

Pensare che per quel fottuto pezzo di carta ho dovuto fare di tutto, e che ora lo consegno tranquillamente nelle mani di uno sconosciuto, è assurdo.

Rivolgo attenzione alla città che c'è fuori da questo finestrino sporco.

Riesco a immaginare la mia Alice passeggiare per questi marciapiedi affollati, e mentre lo faccio scruto il volto di ogni passante, assicurandomi che nessuno di questi sia lei.

Dio quanta voglia ho di riaverla tra le mie braccia.

"La avviso che tra breve saremo arrivati a destinazione. Okay?"

Dice ad un tratto l'autista, interrompendo il silenzio che fin ora riempiva il veicolo, riportandomi alla realtà.

"Ah bene, la ringrazio."

Sinceramente credo fosse superfluo avvisarmi, lo avrà fatto solo per dire qualcosa.

"Lei attualmente risiede qui?"

La seconda domanda conferma la mia ipotesi.

"Ehm no."

Questo tassista è un po' troppo curioso per i miei gusti.

Se sta cercando di ottenere una mancia, beh con me non è questo il metodo giusto.

"Allora immagino potrebbe avere bisogno di me in futuro. Tenga."

Dice poi consegnandomi un bigliettino con il suo recapito telefonico.

"Ah grazie mille, ma non credo sarà necessario."

"Se dovesse esserlo, mi chiami pure. Ora può scendere, siamo arrivati."

Ah, non mi sono affatto reso conto che avesse fermato la macchina.

Beh il grande momento è arrivato.

"Grazie ancora, buona giornata."

Dico all'uomo al volante prima di scendere.

Dopodiché il rumore delle ruote che sfrecciano sull'asfalto, è l'ultimo rumore che il mio cervello riesce a registrare.

In questo preciso istante sembra che tutto si sia fermato.

Davanti a me c'è la casa che cerco da mesi, con all'interno la persona che cerco da altrettanto tempo, ma che in un certo senso, credo di aspettare da tutta la vita.

Trovo, non so dove, il coraggio che fin ora sembrava inesistente, e comincio a camminare in direzione della porta.

Passo dopo passo l'ansia sale.

Arrivo davanti all'entrata.

Il silenzio che mi circonda è assordante.

Prendo un respiro profondo, come se dovessi andare sott'acqua, e busso.

Ecco il battito cardiaco accelerare all'impazzata.

Sento dei passi.

Provengono dall'interno della casa e sembrano mirare verso di me.

La porta si spalanca.

Rimango impalato davanti alla persona che mi ritrovo difronte.

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